Città del Vaticano, sabato 5 novembre 2016. Papa Francesco incontra leader ed animatori dei movimenti popolari di un po' tutto il mondo giunti a Roma. Tra essi, anche il fonatore del Gruppo Abele di Libera, don Luigi Ciotti. Tutte le fotografie del servizio sono dell'agenzia Ansa.
Duro monito di papa Francesco contro le oligarchie che tengono in scacco il mondo. Incontrando i movimenti popolari, Jorge Mario Bergoglio sprona a un drastico cambio di rotta in campo sociale, economico e politico. Uno dei terreni più compromesso dalla crisi dei valori è quello che vede tragicamente protagonisti i migranti, i rifugiati e gli sfollati. «E' una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna», scandisce forte papa Francesco. «Lì, come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate – l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo – a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli».
Il Papa ha citato le parole dell’arcivescovo Hieronymus di Grecia a Lesbo quando ha parlato di «bancarotta dell’umanità». Perché, si è chiesto, «quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente». Ma la migrazione, ha sottolineato, «è un problema del mondo».
Per questo è importante che i cristiani e in genere tutte le persone di buona volontà si rimbocchino le maniche. «Non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella
Politica con la maiuscola», afferma il Papa rivolto alle «organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori
della società» invitanodole a rivitalizzare e rifondare «le democrazie che
stanno attraversando una vera crisi». Il rapporto tra popolo e
democrazia, ha osservato, «dovrebbe essere naturale e fluido», ma «corre
il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile».
«Il
divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia – ha
sottolineato – si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere
dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle». I movimenti
popolari, che “non sono partiti politici” esprimono una “forma diversa,
dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica”. Il Papa
ha però messo in guardia contro «due rischi» che ruotano attorno al
rapporto tra i movimenti popolari e politica: «il rischio di lasciarsi
incasellare e il rischio di lasciarsi corrompere».
«Finché vi mantenete
nella casella delle ‘politiche sociali’ – ha osservato -, finché non
mettete in discussione la politica economica o la politica con la
maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite
come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e
tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a
volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del
sistema». Invece quando si osano «mettere in discussione le
‘macrorelazioni’, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di
indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si
tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo
sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di
monopolizzare in piccole caste».
Così «la democrazia si atrofizza,
diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va
disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana
per la dignità, nella costruzione del suo destino». «Non cadete nella
tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a
meri amministratori della miseria esistente – ha avverito -. In questi
tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la
partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può
vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e
la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un
benessere egoistico e una sicurezza illusoria».