Beve mate e parla in spagnolo. Papa Francesco dialoga per due ore con i sacerdoti carismatici arrivati a Roma per il loro terzo ritiro mondiale. Nella chiesa di San Giovanni in Laterano propone la sua meditazione, a braccio, e poi risponde alle domande. Un dialogo a tutto campo, dallo stile del sacerdote ricordando che «la chiamata al sacerdozio è una chiamata d'amore» e che i preti «non devono fare proselitismo» ai rapporti con gli ortodossi «perché è uno scandalo non celebrare la stessa Pasqua» all'attenzione all'Africa dove in tanti «vanno per spogliarla».
Papa Francesco ricorda che occorre essere distaccati dal denaro perché «il demonio entra dal portafoglio, è lì che si mette per tentare il prete». E «il popolo di Dio ha un infallibile "sensus fidei" e riconosce se uno è un prete o un funzionario a orario fisso, un applicatore alla lettera della legge che ha, infallibile. Un prete che diventa un funzionario è come un impiegato del Comune che termina in una ora, maltratta la gente, perde amore». Ma, ricorda Bergoglio, «il popolo di Dio perdona a un sacerdote una caduta affettiva o se beve troppo, ma non se cede al potere e alla ricchezza».
E sul come reagire alla cultura del secolarismo che vuole rendere la Chiesa irrilevante, papap Francesco suggerisce di «non fare proselitismo, ma dare testimonianza. Il proselitismo è la caricatura dell'evangelizzazione. La Chiesa, come ricordava Benedetto XVI, non cresce per proselitismo ma per attrazione, attraverso la testimonianza e il linguaggio delle opere, che provochino la curiosità di chi è fuori dalla Chiesa e che smuova i cuori. Non con la predicazione moralista, ma con la testimonianza, mai con il proselitismo».
Non si sottrae a nessuna domanda, papa Francesco. E parla chiaro. Anche perché, come ha spiegato ai sacerdoti, «ciò che salvò la Chiesa primitiva dalla divisione è il coraggio di Paolo di parlare chiaro e degli apostoli di discutere, ciò indica la prossimità, dove c'è prossimità c'è lo Spirito, è una grazia, per ogni chiesa particolare, la prossimità vescovi sacerdoti e fedeli». Non solo, il Papa è convinto che «una Chiesa in cui non si discute è morta, è un cimitero. Nei cimiteri non si discute per niente. Addirittura il genero mette dei fiori alla suocera».
Raccomanda ai sacerdoti di non essere clericali e di fare omelie brevi, che vadano al cuore della gente. E poi conferma il viaggio in Africa, a novembre quando si recherà nella Repubblica centrafricana, in Uganda e, forse, in Kenya.
Nella lunga conversazione c'è stato spazio anche per le donne. «Sono contento che qui in prima fila ci siano le donne. Ringrazio le donne anche se non sono sacerdoti, perché c'erano anche loro quando è sceso lo Spirito Santo. Il genio femminile nella Chiesa è una grazia, perché la Chiesa è donna, è "la" Chiesa, non "il" Chiesa. La Chiesa è la sposa di Cristo, è madre del santo popolo fedele di Dio», ha detto il Papa quasi all'inizio del dialogo con i sacerdoti. «La Chiesa è donna, le donne qui sono immagine e figura della Chiesa della madre, esprimono in modo speciale la collaborazione. Qualche volta ci sono delle proteste femministe, ma bisogna dire che Maria è molto più importante degli apostoli».