Buongiorno! Siete venuti in tanti, sembra una canonizzazione! Grazie tante al vescovo, ai sindaci, a tutti, grazie di questa cortesia, che indica certamente la finezza dell’anima, grazie.
Cari fratelli e sorelle,
Sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. Voi siete venuti a Roma, con il vostro Pastore Monsignor Felice Accrocca, per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere a Pietrelcina il 17 marzo dell’anno scorso, nel centenario dell’apparizione delle stimmate permanenti di San Pio e nel 50° anniversario della sua morte.
Desidero rinnovare a tutti il mio vivo ringraziamento per la calorosa accoglienza che mi avete riservato in quella circostanza. Non dimentico mai quella giornata, come pure non dimentico tanti ammalati che ho salutato, è rimasta nel mio cuore quella visita. Il ricordo di quell’evento, carico di significato ecclesiale e spirituale, ravvivi in ciascuno la volontà di approfondire la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del vostro illustre e santo conterraneo Padre Pio. Egli si distinse per salda fede in Dio, ferma speranza nelle realtà celesti, generosa dedizione alla gente, fedeltà alla Chiesa, che ha sempre amato con tutti i suoi problemi e le sue avversità.
Mi fermo un po’ su questo. Lui ha amato la Chiesa, con tanti problemi che ha la Chiesa, con tante avversità, con tanti peccatori. Perché la Chiesa è santa, è la sposa di Cristo, ma noi, i figli della Chiesa siamo tutti peccatori – e alcuni grossi! – ma lui ha amato la Chiesa come era, non l’ha distrutta con la lingua, com’è di moda farlo adesso. No! Lui ama. Quello che ama la Chiesa sa perdonare, perché sa che lui stesso è peccatore e ha bisogno del perdono di Dio. Sa sistemare le cose, perché il Signore vuole sistemare bene le cose ma sempre col perdono: non si può vivere tutta una vita accusando, accusando, accusando la Chiesa. L’ufficio di accusatore di chi è? Chi è quello che la Bibbia chiama il grande accusatore? Il diavolo! E coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono – non dirò figli, perché il diavolo non ne ha – ma amici, cugini, parenti del diavolo. E no, questo non va, si devono segnalare i difetti per correggere, ma al momento che si segnalano i difetti, si denunciano i difetti, si ama la Chiesa. Senza amore, quello è del diavolo. Ambedue le cose aveva San Padre Pio, amava la Chiesa con tutti i suoi problemi e le sue avversità, con i peccati dei suoi figli. Non dimenticatevi di questo.
Vi incoraggio a comprendere e accogliere sempre più l’amore di Dio, sorgente e motivo della nostra vera gioia. Siamo chiamati a donare questo amore che cambia la vita, soprattutto alle persone più deboli e bisognose. Ognuno di noi, diffondendo la carità divina, contribuisce a costruire un mondo più giusto e solidale. Sull’esempio di Padre Pio, per favore, non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciare la sua bontà e la sua misericordia con la testimonianza della vostra vita. È questo che gli uomini e le donne anche nel nostro tempo attendono dai discepoli del Signore. Testimonianza. Pensate a san Francesco - che il vostro Vescovo conosce bene - cosa ha detto ai suoi discepoli? “Andate, fate testimonianza, non sono necessarie le parole”. Alle volte si deve parlare ma incominciate con la testimonianza, vivete come cristiani, testimoniando che l’amore è più bello dell’odio, che l’amicizia è più bella dell’inimicizia, che la fratellanza fra tutti noi è più bella della guerra.
Grazie ancora per questa visita! Di cuore imparto a tutti la mia Benedizione, che estendo alle vostre famiglie, alle vostre comunità e all’intera arcidiocesi di Benevento. Grazie tante!
(documento integrale da vatican.va)
Nella foto in alto: Papa Francesco visita le spoglie mortali di padre Pio nel santuario di Santa Maria delle Grazie a Pietrelcina, durante la visita pastorale del 17 marzo 2018 (Reuters)