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giovedì 30 marzo 2023
 
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Papa Francesco e le borse di studio in suo onore per i ragazzi in Congo

14/03/2023  La San Paolo raccoglie l’invito di Francesco a investire sull’istruzione delle nuove generazioni in Congo aiutando alcuni studenti di Comunicazione dell’università di Kinshasa

"Dai a un uomo un pesce e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita". Così recita un noto proverbio che ben si adatta al progetto dell’Associazione don Zilli con il sostegno del gruppo editoriale San Paolo, che intende intitolare a papa Francesco alcune borse di studio per far frequentare ai giovani congolesi la facoltà di comunicazione della Saint Augustin University di Kinshasa. La formazione di una nuova classe dirigente è una grande sfida per tanti Paesi dell’Africa: servono giovani in grado di istruire altri giovani, di favorire lo sviluppo locale, di far decollare attività economiche compatibili con l’ambiente e anche di lavorare nei mezzi di comunicazione per combattere l’ignoranza, diffondere buone pratiche di igiene e salute, difendere la democrazia e contrastare la propaganda e le fake news di alcuni regimi politici e dei potentati economici, che non vogliono lo sviluppo del Continente ma ambiscono solo a sfruttarne le risorse

Far studiare i giovani

«L’idea di attivare alcune borse di studio in onore del Papa, per festeggiare i 10 anni del suo pontificato, ci è stata ispirata dalle sue stesse parole sul volo di ritorno dal recente viaggio in Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan», racconta don Roberto Ponti, prete paolino e direttore dell’emittente Telenova, che è uno dei responsabili dell’iniziativa per conto dell’Associazione don Zilli e della Periodici San Paolo, l’editore di Credere. «Francesco ha detto che i giovani sono “una delle ricchezze del Congo” e ha raccomandato di sostenerli e farli studiare. Così abbiamo deciso di raccogliere il suo appello». Bosco Kiaka è un giovane congolese di 21 anni che vorrebbe partecipare al bando per una borsa di studio: «Mi sono laureato in Lettere grazie al sostegno economico della ong internazionale World Vision», racconta. «Ora vorrei proseguire gli studi in comunicazione, che per me è una passione ma vorrei che potesse diventare anche un lavoro per mantenermi e soprattutto un servizio agli altri, la voce dei senza voce e gli occhi dei ciechi. Essendo io stesso cresciuto in una situazione di instabilità, essere un comunicatore mi permetterà di denunciare le ingiustizie e difendere la verità»

Prepararsi a comunicare

  

Don Roberto Ponti era il superiore regionale in Congo della Società San Paolo quando, nel 2018, venne attivata la facoltà di Comunicazione, all’interno dell’Università Saint Augustin, che è gestita da un consorzio di congregazioni religiose maschili e femminili e propone diversi indirizzi di studio: Filosofia, Teologia, Scienze della formazione, Psicologia e – appunto – Comunicazione. «La frequentano ragazzi e ragazze incamminati verso la consacrazione religiosa e il sacerdozio e anche i loro coetanei che pensano a un futuro impegno nel mondo professionale». Don Ponti spiega che la facoltà di Comunicazione «è stata realizzata in un reparto dismesso della vecchia tipografia dai Paolini, ristrutturato con il contributo dei fondi dell’8 per mille della Chiesa italiana». Nelle aule si imparano le tecniche di comunicazione e il lavoro in radio, giornali e internet. Tra i neolaureati in Comunicazione alla Saint Augustin c’è Fidèle Nestor Kafutshi Ndombe, 32 anni, che si sta preparando a diventare prete paolino. «Se oggi sono in grado di gestire una squadra di lavoro e informare il pubblico su un fatto sociale o politico, è grazie agli studi che ho compiuto. So distinguere tra buona informazione e diceria e così presento un notiziario alla radio, preparo le trasmissioni e faccio reportage e interviste per un giornale». Con le borse di studio, i Paolini intendono coprire l’intero ciclo di studi, che dura 3 anni; la somma di ognuna rimborserà la retta universitaria («lasciando alle famiglie solo una piccola quota residua, come forma di impegno reciproco») e anche il costo dei trasporti che gli studenti dovranno affrontare per recarsi da casa alla facoltà. «Il numero delle borse che attiveremo dipende dalla generosità dei donatori», conclude don Ponti.

 
 
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