“In relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. E poi ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva fino a contare tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace”. Già all’indomani della sua elezione il Papa aveva detto chiaramente qual era il tema che gli stava a cuore. E poi, dalla riappacificazione delle due Coree al conflitto arabo-israeliano, Francesco non si è stancato di chiamare i singoli, le comunità e le istituzioni a passi di responsabilità perché cessino le violenze in ogni parte del mondo. Negli ultimi giorni, in particolare, il Pontefice ha tenuto ferma l’attenzione sia sulla situazione egiziana che su quella siriana chiamando tutti i fedeli a una preghiera comune a Maria, Regina della pace.
Non solo, nell’ultimo angelus di domenica, Francesco ha lanciato un appello alla Comunità internazionale perché intervenga, con le armi della diplomazia, nella situazione siriana. Facilitando il dialogo e il reciproco ascolto per una soluzione che scongiuri nuove violenze. In più di una occasione papa Francesco ha ammonito, in particolare i cristiani, a non usare la violenza per la risoluzione dei conflitti chiedendo, al contempo, un passo di responsabilità da parte delle istituzioni internazionali. "Non è lo scontro", dice il Papa, "che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo"