Dopo la lettura del comunicato sui rifugiati che il Papa porta a Roma, Francesco, sull'aereo, si è concesso alle domande dei giornalisti. Ha voluto prima ringraziare «per questa giornata di lavoro che è stata per
me un viaggio troppo corto e anche per voi» e poi ha risposto alla prima domanda sull'accordo tra Unione Europea e Turchia e sui profughi che sono sull'aereo.
«Prima di tutto non c‘è alcuna speculazione politica perché
questi accordi tra la Turchia e la Grecia io non li conoscevo bene, li ho visto
sui giornali e non posso dire alcuna cosa. Questo è un viaggio umanitario, è stata
un’ispirazione di una settimana fa, di uno dei miei collaboratori e io ho
accettato subito, subito, perché ho visto che era lo spirito che parlava. E
tutte le cose sono state fatte in regola, loro vengono con i documenti in
regola, lo stato della città del Vaticano, il governo greco, il governo
italiano... tutto è stato ispezionato , tutto, tutto. Sono accolti dal Vaticano,
con la collaborazione della comunità di sant’Egidio a cercare un posto di lavoro
se c’è, o anche la manutenzione. Sono costi del Vaticano, si aggiungono alle due
famiglie siriane che sono accolte nelle due parrocchie vaticane.
Questa mattina quando uscivo c’era lì il senatore Sanders
che era venuto al convegno della Centesimus annus, lui sapeva che io uscivo a
quell’ora e ha avuto la gentilezza di salutarmi. Ho salutato lui e la
moglie e un’altra coppia che alloggiavano in Santa Marta, perché tutti,
eccetto i due presidenti che credo alloggiavano all’ambasciata, tutti i
partecipanti alloggiavano a Santa Marta. Io sono sceso, l'ho salutato, con la
mano e niente di più, è educazione si chiama educazione e non immischiarsi in
politica. Se qualcuno pensa che dare un saluto sia immischiarsi in politica gli
consiglio di trovare uno psichiatra».
Lei parla molto di accoglienza, ma poco di integrazione. Ci spiega questo. E poi perché ha privilegiato tre famiglie musulmane?
«Non ho fatto una scelta tra cristiani e musulmani, questi
tre avevano le carte in regola, i documenti in regola e si poteva fare. C’erano, per
esempio, due famiglie cristiane, ma non avevano le carte in regola. Non è un
privilegio, tutti e 12 sono figli di Dio,
l’unico privilegio è dei figli di Dio. Sull’integrazione è molto
intelligente quello che dice e la ringrazio, lei ha detto una parola che nella
nostra cultura attuale sembra essere dimenticata, dopo la guerra, ma oggi
esistono... alcuni dei terroristi che hanno fatto atti terroristi sono figli e
nipoti del paese in Europa. Cosa è successo? Non c’è stata una politica di
integrazione e questo per me è fondamentale a tal punto che sei lei vede
nell’Enciclica, nell’Esortazione postsinodale ad un certo punto c’è, tra le
dimensioni pastorali per le famiglie in difficoltà, l’integrazione. Oggi
l’Europa deve riprendere questa capacità che ha sempre avuto di integrare,
perché in Europa sono arrivati i nomadi, i normanni e ha integrato e ha inciso
nella sua cultura, no? e credo che abbiamo bisogno di un insegnamento e
un’educazione all’integrazione».
Le frontiere rinforzate dell’Europa sono la fine del sogno
europeo?
«Non lo so, ma io capisco i governi e anche i popoli che hanno
una certa paura e io questo lo capisco, e dobbiamo avere una grande
responsabilità nell’accoglienza e una delle cose su cui avere responsabilità è come integrare questa gente
nel nord. Io ho sempre detto che fare i muri non è una soluzione, ne abbiamo
visti nel secolo scorso la caduta di uno, non risolve niente, dobbiamo fare
ponti, ma i ponti si fanno con intelligenza, si fanno con dialogo e
integrazione. Io capisco un certo timore, ma chiudere le frontiere non risolve
niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo. L’Europa
deve urgentemente fare politiche di accoglienza, di integrazione lavoro, di crescita, di riforma dell’economia
e tutte queste cose sono i ponti che ci porteranno a non fare muri. Ma la paura
detto tra noi...ma dopo quello che io ho visto, io cambio tema ma voglio dirlo
oggi, quello che voi avete visto in quel campo di rifugiati, c’era da piangere,
i bambini, ho portato con me per farvi vedere, i bambini mi hanno regalato tanti
disegni, cosa vogliono i bambini ecco vogliono la pace... perché soffrono è vero
che li hanno corsi di educazione nel campo...ma cosa hanno visto i
bambini...guardate questo...(mostra un disegno) che hanno visto un bambino
annegare. questo i bambini lo hanno nel cuore, oggi davvero era da piangere. lo
stesso tema lo ha fatto questo bambino dell’Afghanistan ...questi bambini hanno
nel primo...hanno in memoria questo e ci vorrà tempo per elaborare quello.
Questo sole che, vede, piange... anche il sole è capace di piangere... anche noi,
una lacrima ci farà bene».
L’Europa può accogliere tutta la miseria del mondo?
«E’ vero l'ho detto oggi nel discorso, qualcuno fugge
dalle guerre, alcuni fuggono dalla fame, tutti e due sono l’effetto dello
sfruttamento sia della terra che dalla guerra. Mi diceva un capo di governo dell’Africa, un mese
fa, che la prima missione del suo governo era riforestare perché la terra era
diventata morta dopo lo sfruttamento della deforestazione. ma alcuni fuggono
dalla fame, altri dalla guerra, io inviterei ai trafficanti di armi - perché chi da le armi ai diversi gruppi? - a questi fabbricanti io li inviterei a passare una giornata in quel campo
e credo che per loro sarebbe salutare».
Questo è stato un viaggio triste e commovente? Serve?
«Rispondo con una frase che non è mia. Lo stesso hanno
domandato a madre Teresa, ma lei tanto sforzo, tanto lavoro per aiutare a
morire la gente, per quello che lei fa non serve in tanto mare e lei ha
risposto è una goccia nel mare, ma dopo questa goccia il mare non sarà lo
stesso. Rispondo così, un piccolo gesto, ma quei piccoli gesti che dobbiamo
fare tutti gli uomini per tendere la mano a quella gente«»
In Grecia la politica economica è di austerità.
E' quello di cui lei parla?
«La parola austerità ha significati diversi. Economicamente
significa un capitolo di un programma, politicamente significa un’altra cosa,
spiritualmente un’altra ancora. Quando io parlo di austerità parlo di austerità
in confronto con lo spreco. Ho sentito dire in una riunione che con lo spreco
di un pasto si potrebbe placare tutta la fame e noi a casa nostra quanti
sprechi facciamo senza volerlo. E questa cultura dello scarto, dello spreco di cui io
parlo. Fermiamoci qui e viviamo un po' austeramente».
Ha detto che è crisi peggiore dalla seconda guerra mondiale, e quella degli immigrati messicani?
«E' lo stesso, lì arrivano fuggendo dalla fame, ma è lo stesso
problema. A Ciudad Juarez ho celebrato la messa a 100 metri, meno dal filo
dall’altra parte c’era una cinquantina di vescovi degli Usa e anche uno stadio
con 50mila persone e nel Messico ce n’erano di più ma è lo stesso arrivano nel
Messico dal Centroamerica. Non so se lei si ricorda due mesi fa un conflitto
con il Nicaragua è stato risolto e non voleva che i rifugiati transitassero e
li portavano in aereo all’altro paese, senza passare per il nicaragua...ma è un
problema mondiale io ne ho parlato ai vescovi messicani ho chiesto di avere
cura dei rifugiati».
Sull'Esortazione apostolica c'è una discussione tra chi dice che nulla è cambiato sulla disciplina di accesso sacramenti per divorziati e risposati e
altri che sostengono che molto è cambiato. E' cambiato?
«Io posso dire sì, ma sarebbe una risposta troppo piccola, io
vi raccomando a tutti voi di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale
Schonborn, che è un grande teologo è stato anche il segretario della
Congregazione per la Fede e conosce bene la dottrina della fede, in quella
presentazione la sua domanda avrà la risposta».
La famosa nota. Perché una questione così importante come l'accesso ai sacramenti soltanto in una nota?
«Uno degli ultimi Papi parlando sul Concilio ha detto che
c’erano due concili quello Vaticano II che si faceva nella basilica di
San Pietro e l’altro che si faceva tra i media. Quando io ho convocato il primo
sinodo, la grande preoccupazione della maggioranza dei media era "ah potranno
fare la comunione i divorziati risposati?". E siccome io non sono santo questo mi ha
dato un po' di fastidio e poi un po' di tristezza. Ma i media che dice questo e
questo non si accorge che quello non è il problema importante, non si
accorge che la famiglia in tutto il mondo è in crisi, che è la base della
società non si accorge che i giovani non
vogliono sposarsi, non si accorgono del calo di natalità in Europa. C'è da
piangere, non se ne accorge che la mancanza di lavoro, le possibilità di lavoro
fa che si che il papà e la mamma prendano due lavori e i bambini crescano da soli e non
imparano a crescere con il papà e la mamma. Io non ricordo quella nota, ma sicuramente se una cosa è in nota è
perché è stata detta nella Evangelii Gaudium. Sicuro deve essere....non ricordo
il numero ma sicuro
grazie della vostra compagnia io mi sento tranquillo con
voi, grazie della compagnia».