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sabato 12 ottobre 2024
 
 

Papa Francesco: la Chiesa sia casa di misericordia

16/03/2015  Il Giubileo straordinario sulla misericordia annunciato da Bergoglio è il coronamento del suo magistero su questo tema. Il libro "La Chiesa della misericordia" (San Paolo) raccoglie i testi dei suoi documenti, discorsi e omelie e aiuta a capire perché per il Pontefice la Chiesa oggi deve essere anzitutto e per tutti gli uomini casa della misericordia dove a ognuno è possibile trovare la «buona notizia» della speranza cristiana: un Dio che è salvatore e redentore.

Il Giubileo straordinario sulla misericordia annunciato da papa Francesco è il coronamento del magistero di Bergoglio su questo tema. Pubblichiamo la prefazione di Giuliano Vigini al libro La Chiesa della misericordia (San Paolo) che raccoglie i testi dei suoi documenti, discorsi e omelie e aiuta a capire perché per il Pontefice la Chiesa oggi deve essere anzitutto e per tutti gli uomini casa della misericordia dove a ognuno è possibile trovare la «buona notizia» della speranza cristiana: un Dio che è salvatore e redentore.

A distanza di un anno dall’inizio del pontificato, il disegno ecclesiale e pastorale di Papa Francesco appare ben delineato nelle sue linee di fondo. Se fin dall’inizio era risultata chiara – dalle parole, dai gesti e dalle decisioni prese – la prospettiva e l’impronta che Francesco intendeva dare al suo magistero, col passare dei mesi la sua visione si è via via dilatata e consolidata, fino a diventare l’orizzonte aperto di un nuovo corso nella vita della Chiesa. Con l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), il Papa ha poi raccolto in ampia e organica sintesi i punti essenziali di tale disegno, scrivendo di fatto la magna charta dell’azione programmatica degli anni a venire. Nelle parole dell’Esortazione – che per l’articolazione del quadro d’insieme e per la ricchezza dei contenuti esposti si configura piuttosto come una vera e propria Enciclica – c’è infatti tutto il volto missionario della Chiesa e soprattutto il modo nuovo di «essere Chiesa» che il Papa vorrebbe, per un annuncio e una testimonianza cristiana sempre più pura e fedele al Vangelo. Naturalmente, Francesco è ben consapevole – come ebbe a ricordare anche all’episcopato brasiliano (27 luglio 2013) richiamando il Documento di Aparecida – che i poveri pescatori della Chiesa hanno barche fragili e reti rammendate, e che spesso, nonostante la fatica, non riescono a raccogliere nulla. Ma egli sa altrettanto bene che, essendo sempre Dio che agisce e porta a compimento, la forza della Chiesa non risiede nelle capacità dei suoi uomini e dei suoi mezzi – gli uni e gli altri deboli e insufficienti –, ma «si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti». Come debbano essere gettate queste reti è appunto il nucleo centrale della predicazione e della missione apostolica di Francesco. Nella sua essenzialità, questa raccolta di scritti è la cornice entro la quale si snoda un percorso ecclesiale e pastorale ben definito, all’insegna innanzitutto di quella parola-chiave – quasi un cartello indicatore del cammino da seguire – che fin nel titolo è stata posta come sigillo di tutto: la misericordia.

La Chiesa di Francesco vuol infatti essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la casa della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna, aiuta a trovare la «buona notizia» della grande speranza cristiana. Perché chi entra in questa casa e si lascia avvolgere dalla misericordia di Dio, oltre a non sentirsi solo e abbandonato a se stesso, scopre in che cosa consiste il senso di un’esistenza piena, illuminata dalla fede e dall’amore del Dio vivente: il Cristo morto, risorto e sempre presente nella sua Chiesa. Chi lo incontra e rimane con Lui impara la grammatica della vita cristiana e, in primo luogo, la necessità del perdono e della riconciliazione, della fraternità e dell’amore che i cristiani hanno il compito di riverberare nel mondo come testimoni gioiosi della misericordia di Dio. Non soltanto per manifestare sentimenti di comprensione, compassione e vicinanza con quanti vivono situazioni di sofferenza fisica o morale, ma per entrare profondamente nella loro realtà di persone, con tutta la tenerezza, la magnanimità e la solidarietà di chi si prende carico fino in fondo delle pene e delle difficoltà degli altri, portando la consolazione, la speranza e il coraggio di perseverare nel cammino del Signore e della vita. La novità cristiana è Cristo stesso; le sue sono parole di salvezza e di vita, perché è Lui la salvezza e la vita. Nella Chiesa si confessa questa essenziale verità di fede, e ciascuno, assumendola nella pienezza della vita sacramentale, trova l’orientamento e il sostegno per vivere da cristiano, ponendosi come meta la santità. Le tappe verso questo traguardo sono l’ascolto, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. Come attesta la teologia in azione di Papa Francesco, il cristiano a tempo pieno non è quello che resta seduto a specchiarsi nella sua fede o a discuterla a tavolino, bensì quello che esce da se stesso, prende con coraggio la sua croce e va per le strade a condividere con tutti la gioia del Vangelo. Evangelizzare è in primo luogo questo movimento di conversione, uscita e cammino che Francesco non si stanca mai di raccomandare a tutti: a cominciare dai sacerdoti, «unti per ungere», chiamati ad accogliere e a servire, esortati a non aver paura di andare verso le frontiere e le periferie dell’esistenza, là dove sono i poveri, gli emarginati, gli ultimi. L’attenzione ai poveri – materialmente, spiritualmente o umanamente poveri – non nasce innanzitutto dal fatto che essi sono un problema economico o sociale o pastorale, bensì dalla fondamentale consapevolezza che il Dio-Amore, fattosi povero tra i poveri, ha riservato loro un posto privilegiato nella sua vita e nel suo ministero. La «Chiesa povera per i poveri» di Papa Francesco è dunque un principio-guida che orienta e qualifica in senso evangelico la scelta della povertà e il servizio ai poveri, continuando in questo la mirabile storia della carità della Chiesa che nei secoli si è sempre fatta strumento di liberazione, inclusione e promozione dei poveri, nella prospettiva della libertà e dell’amore di Cristo che non offre soltanto una solidarietà concreta, stabile e generosa, ma si fa attivamente carico anche di affermare la dignità della persona, di perseguire la giustizia, di costruire una civiltà che abbia pienamente titolo di essere chiamata «umana».

Qui si innesta giocoforza, con la visione ecclesiale e pastorale di Francesco, la sua idea dell’uomo e della società. Un discorso articolato, il suo, che va in parallelo e interagisce con il resto; un discorso diretto e forte, che scuote le coscienze per colpire il cuore «indurito» di una società chiusa alla cultura dell’incontro e del bene, presupposto indispensabile della fraternità e della pace del vivere. Perché fin quando non si demoliscono gli idoli che hanno come nome potere, denaro, corruzione, carrierismo, egoismo, indifferenza e, in una parola, «spirito del mondo», è impossibile procedere nella direzione auspicata di un mondo migliore.

Tutti questi concetti, frequentemente ribaditi fino ad oggi e illustrati con ampiezza ed efficacia di sintesi anche nell’Esortazione Evangelii gaudium, indicano gli atteggiamenti da rimuovere e gli impegni pastorali da assumere come orizzonte prioritario del cammino della Chiesa. In questo sforzo è il Papa stesso, con la sua parola e il suo esempio, a fare da apripista e a dare il tempo di marcia, di giorno in giorno sempre più incalzante. Il suo obiettivo è quello di far comprendere che non può esserci un cristianesimo autentico e credibile, vissuto secondo lo spirito del Vangelo, se la realtà dei singoli e delle comunità cristiane è rappresentata da una fede assopita e stanca, senza palpito vitale; se ristagna dentro le mura dei cuori o dei templi; se la Chiesa si ammala o invecchia perché si è troppo abituata a guardare all’interno di se stessa invece che spalancare le porte e affrontare le sfide del mondo, anche con il rischio di cadere o di incorrere in qualche incidente di percorso. Da qui i suoi incessanti appelli ad eliminare le pesantezze e le incrostazioni, le ipocrisie e le mancanze che minano la credibilità della testimonianza cristiana, e al tempo stesso la sua decisa volontà di riformare e rinnovare le strutture della Chiesa per renderle più idonee agli scopi da perseguire e alle funzioni da svolgere. In sostanza, si tratta di purificare, rinnovare e rivitalizzare la vita della Chiesa, in un discernimento ecclesiale e pastorale che le faccia ritrovare l’essenza del suo mandato missionario, illuminata dallo Spirito Santo e con l’intercessione di Maria, madre dell’evangelizzazione.

Giuliano Vigini

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