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mercoledì 22 gennaio 2025
 
L'ANGELUS
 

Papa Francesco: "La preghiera non sia anemica, racconti la nostra storia"

24/10/2021  Al termine dell'Angelus, Papa Francesco si rivolge alla comunità internazionale: "Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di profughi e rifugiati in Libia, non mi dimentico mai sento le vostre grida e prego per voi. Chiedo alla comunità internazionale di mantenere la promessa di cercare soluzioni durevoli"

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno_!», esordisce_Papa Francesco come sempre, all’Angelus di domenica 24 ottobre. _ «Il Vangelo della liturgia odierna narra di Gesù che uscendo da Gerico, ridona la vista a Bartimeo., un cieco che mendica lungo la strada. È un incontro importante, l’ultimo prima dell’ingresso del Signore a Gerusalemme, per la Pasqua. Bartimeo aveva perso la vista, non la voce e infatti grida. Le persone e i discepoli ne sono infastiditi. Gesù invece si ferma: Dio ascolta sempre la voce del povero, non è per nulla disturbato dalla voce di Bartimeo, si accorge che è piena di fede. E qui sta il miracolo: “La tua fede ti ha salvato”.

«La preghiera di Bartimeo», fa notare il papa a chi ascolta, «non è timida, chiama il Signore per nome lo riconosce il Messia. Non ha paura di Gesù non prende le distanze e così con il cuore grida a Dio tutto il suo dramma. Abbi pietà di me, non gli chiede qualche spicciolo come fa con la gente, a Colui che tutto può chiede tutto. Non chiede la grazia, presenta sé stesso: chiede misericordia per la sua persona, per la sua vita. Invoca la misericordia di Dio, la sua tenerezza. Non usa tante parole, dice l’essenziale, e si affida all’amore di Dio, che può fare ciò che è impossibile agli uomini. Per questo al Signore non chiede l’elemosina, ma manifesta tutta la sua cecità e la sua sofferenza che al va al di là del non poter vedere che è la punta dell’iceberg: nel cuore di Bartimeo ci saranno state le sue ferite, umiliazioni, sogni infranti, ferite, rimorsi».

«Lui pregava col cuore», invita con calore i fedeli papa Francesco, «noi quando domandiamo la grazia a Dio mettiamo anche la nostra storia: ferite, umiliazioni, sogni infranti, errori, rimorsi. Facciamo nostra questa preghiera, ripetiamola: Figlio di Davide, abbi pietà di me! E chiediamoci: “come va la mia preghiera? È coraggiosa, è “sostanziosa” ha l’insistenza buona di quella di Bartimeo? Sa afferrare il Signore che passa oppure si accontenta di fargli un salutino ogni tanto quando mi ricordo? Gli porto la storia della mia vita? Oppure è una preghiera anemica, superficiale, fa di spiritualità senza affetto e senza cuore? Quando la fede è viva la preghiera è accorata, non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù che può tutto va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo. Non vede l’ora di riversare la sua gioia nei nostri cuori, ma purtroppo siamo noi a mantenere le distanze, forse per incredulità».

Papa Francesco si sofferma a raccontare un episodio di vita vissuta prima di salire al soglio pontificio: «Tanti di noi quando preghiamo non crediamo che il signore può fare il miracolo. Mi viene in mente un padre cui i medici avevano detto che la sua bimba non avrebbe passato la notte, fece 70 chilometri fino al santuario della Madonna e passò la notte pregando disperato aggrappato alla cancellata chiusa. Tornò al mattino in ospedale e trovò la moglie in lacrime. Pensò che la bimba fosse morta. E invece si sentì dire: “non si capisce i medici dicono che è una cosa stran, sembra guarita”, il Aignore gli aveva dato tutto, questo lo ho visto io nell’altra diocesi». Dopo la recita dell’Angelus, il Papa come di consueto si rivolge alla piazza: «Cari fratelli e sorelle esprimo la mia vicinanza alle migliaia di profughi e di rifugiati in Libia, non mi dimentico mai, sento le vostre grida e prego per voi chiedo alla comunità internazionale di mantenere la promessa di cercare soluzioni durevoli, quanto soffrono coloro che vengono rimandati indietro, ci sono veri lager, bisogna soccorrere la gente in mare, garantire loro percorsi regolari di migrazione, sentiamoci tutti responsabili di questi fratelli». Un altro pensiero va alle due donne beatificate a Brescia e a Rimini ieri e oggi: «Ieri a Brescia è stata beatificata Suor Lucia dell’Immacolata dopo una vita spesa al servizio del popolo; oggi a Rimini viene beatificata Sandra Sabbatini, entusiasmo al servizio seguendo le orme di don Oreste Benzi».

«Oggi giornata missionaria mondiale guardiamo a questi beati come testimoni, rivolgo il mio saluto a tanti missionari che in prima linea spendono la loro energia a servizio della Chiesa pagando a volte caro prezzo e lo fanno non pe proselitismo, ma per testimoniare, fate loro un grande applauso». In ultimo, prima che ai pellegrini in piazza da tutto il mondo dedica «un saluto speciale ai partecipanti alla settimana sociale riuniti a Taranto sul tema La terra che speriamo».

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