I bambini si arrampicano sull'altare nell'attesa che arrivi papa Francesco per la messa in coena Domini, quella della lavanda dei piedi. Il Papa è tornato in carcere, questa volta a Rebibbia, nella chiesa del Padre nostro per lavare i piedi a dodici detenuti. Accolto dal direttore Stefano Ricca e dai cappellani don Sandro Spriano, don Roberto Guernieri, padre Moreno Versolato e don Antonio Vesciarelli, papa Francesco saluta i detenuti uno a uno, li bacia, benedice i rosari che gli porgono, le bottigliette d'acqua, il cartellone che ricorda gli amici che non ci sono più. Bergoglio è il terzo Papa ad entrare nel carcere romano dopo la visita del 1983 di Giovanni Paolo II (che nell'occasione incontro anche il suo attentatore Ali Agca) e quella del dicembre 2011 di Benedetto XVI.
Prima di cominciare il rito della lavanda dei piedi il Papa dice ai detenuti, 300 in chiesa e oltre 300 fuori che «Gesù ci ama sempre, senza limiti, fino alla fine, non ha limiti, sempre di più, sempre di più. Non si stanca di amare, a nessuno, per tutti noi. Al punto di dare la vita per noi, sì, per tutti noi, per ognuno di noi Ognuno di noi può dire: ha dato la vita per me, per ognugno, con nome e cognome. E il suo amore è così: personale. L'amore di Gesù non delude mai perché lui non si stanca di amare, di perdonare, di abbracciarci». Poi spiega il gesto della lavanda, che neppure i discepoli capivano: «lavare i piedi, questo era un uso, un abitudine perché la gente quando arrivava in una casa aveva i piedi sporchi della polvere del cammino, non c'erano i sanpietrini allora. E all'entrata della casa gli si lavavano i piedi dalla polevere. Ma questo non lo faceva il padrone di casa, ma lo facevano gli schiavi. E Gesù lava come schiavo i piedi dei discepoli e dice a Pietro: "quello che io faccio tu ora non lo capisci, lo capirai dopo". E' tanto l'amore che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulirci.
Oggi, in questa messa, la Chiesa vuole che il sacerdote lavi i piedi di dodici persone in memoria dei dodici apostoli, ma nel cuore nostro dobbiamo avere la certezza, dobbiamo essere sicuri che il Signore quando ci lava i piedi ci lava tutti, ci purifica, ci fa sentire il suo amore. Io oggi laverò i piedi di dodici di voi, ma in questi dodici sono tutti quelli che abitano qui».
Papa Francesco, prima di inginocchiarsi davanti alle sei donne e ai sei uomini scelti per il rito, chiede ai detenuti di pregare per lui perché «anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore per questo anche voi pregate in questa messa perché il Signore lavi le mie sporcizie e io diventi più schiavo nel servizio della gente come è stato Gesù».
Tra le detenute due donne nigeriane di cui una con il bambino ospitato al nido, una donna congolese, una equadoregna e due italiane, tra gli uomini un brasiliano, un nigeriano e quattro italiani. Visibilmente commossi, qualcuno con le lacrime che rigano il volto, i detenuti ringraziano il Papa, mentre qualcuno chiede la benedizione.