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sabato 23 settembre 2023
 
Ai giornalisti
 

Papa Francesco: no allo storytelling fatto di falsità e proclami di odio

24/01/2020  Nel messaggio sulle comunicazioni sociali, pubblicato nel giorno del patrono dei giornalisti, il Papa scrive che ogni storia può diventare «un'appendice di Vangelo» come i Promessi Sposi di Manzoni e I fratelli Karamazov di Dostojevski

Il Papa invita a non «inseguire le logiche dello storytelling», una narrazione strumentale fatta di «storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza», «informazioni non verificate», «discorsi banali e falsamente persuasivi», «proclami di odio», nell’annuale messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 maggio) pubblicato oggi, giorno del patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales. Francesco sottolinea che, invece, assumendo lo sguardo di Dio – l’unico «Narratore» che «ha il punto di vista finale» –  «non esistono storie umane insignificanti o piccole», che «nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento» e che ogni storia può diventare «un’appendice di Vangelo», come le storie dei santi, ma anche I Promessi Sposi di Manzoni e I fratelli Karamazov di Dostojevski.

«Non tutte le storie sono buone», scrive il Papa, che ricorda come la tentazione del serpente raccontata dalla Bibbia «inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali»: «Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità. Ma – prosegue il Papa – mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo».

La storia di Cristo incarnato mostra «che non esistono storie umane insignificanti o piccole», scrive Francesco, che ha firmato il messaggio, quale vescovo di Roma, non dal Vaticano ma da San Giovanni in Laterano. «Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile» e «per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come I Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov».

Con Dio, scrive ancora il Papa, «possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti! Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio. Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende».

«In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni», scrive il Papa. «Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano».

Il Papa conclude il messaggio, che esce quest’anno il 24 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore, con una invocazione alla Madonna, e in particolare a Maria che scioglie i nodi di cui Jorge Mario Bergoglio è devoto sin dai tempi di Buenos Aires: «O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme».

 
 
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