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sabato 23 settembre 2023
 
MONTINI
 

Francesco prega sulla tomba di Paolo VI nell'anniversario della morte

06/08/2020  Bergoglio ha canonizzato il suo predecessore, spentosi a Castel Gandolfo il 6 agosto del 1978, «sapiente timoniere» del Concilio, che insegnò «la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità»

Nell’anniversario della morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto del 1978 a Castel Gandolfo, papa Francesco si è recato in visita alla sua tomba, nelle grotte vaticane, per sostare in preghiera in memoria del suo predecessore. Jorge Mario Bergoglio è molto legato alla figura di Giovanni Battista Montini, che ha peraltro canonizzato il 14 ottobre 2018 insieme, tra gli altri, al vescovo martire del Salvador Oscar Arnulfo Romero. «Il santo Papa Paolo VI – ricordò nell’omelia di quell’occasione – scrisse: “E’ nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto”. Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome. Come lui ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. Paolo VI, anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità».

Una cifra che viene colta anche da monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che a san Paolo VI ha dedicato numerosi scritti e che, proprio in vista dell’odierna ricorrenza, ha ricordato sull’Osservatore Romano che «il pontificato di Paolo VI ha attraversato un periodo travagliato della storia; un periodo che richiedeva un grande coraggio, una grande forza d’animo, e in modo tutto speciale, il coraggio della verità. Montini ha dimostrato questo coraggio, che dice maturità umana, vigore di spirito e ardimento di volontà, capacità d'amore e di sacrificio. Cosciente che chi sa tutto soffrire, può tutto osare. Ha saputo osare, Paolo VI, quando ha dovuto affrontare certa mentalità conformista, iconoclasta, mondanizzante, che tendeva a minare e disperdere i tesori della tradizione. Ha saputo osare, nell’affrontare lo spirito di indipendenza e di ribellione nella vita ecclesiale e consacrata, che tendeva a vanificare l’obbedienza. Ha saputo osare nella riforma liturgica; nel tenere la barra dritta della Chiesa sui temi delicati del celibato sacerdotale e della vita umana. Ha saputo osare, anche se notava che “da qualche fessura è entrato il fumo di satana nel tempo di Dio” (29 giugno 1972). Nonostante il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione strisciante, al termine della vita ha potuto serenamente affermare “con umile e ferma coscienza di non aver mai tradito il “santo vero”” (29 giugno 1978). L'insegnamento che Paolo VI ci lascia è che bisogna sempre osare quando si tratta della causa di Dio. L’autenticità della vita cristiana esige un grande coraggio: “Non possiamo essere cristiani se non con coraggio pieno, con forza” (27 febbraio 1974)».

 

 
 
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