Disinnescare contese e tessere concordia è testimoniare Gesù. Questo il succo del commento al Vangelo di domenica 22 maggio: «Dando l’addio ai suoi discepoli durante l’ultima cena», spiega Papa Francesco, «Gesù dice, quasi come una sorta di testamento: “Vi lascio la pace”. E subito aggiunge: “Vi do la mia pace”. Soffermiamoci su queste brevi frasi. Anzitutto vi lascio la pace. Gesù si congeda con parole che esprimono affetto e serenità, ma lo fa in un momento tutt’altro che sereno. Giuda è uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, quasi tutti per abbandonarlo: il Signore lo sa, eppure non rimprovera, non usa parole severe, non fa discorsi duri. Anziché mostrare agitazione, rimane gentile fino alla fine. Un proverbio dice che si muore così come si è vissuto. Le ultime ore di Gesù sono in effetti come l’essenza di tutta la sua vita. Prova paura e dolore, ma non dà spazio al risentimento e alla protesta. Non si lascia andare all’amarezza, non si sfoga, non è insofferente. È in pace, una pace che viene dal suo cuore mite, abitato dalla fiducia. Da qui sgorga la pace che Gesù ci lascia. Perché non si può lasciare agli altri la pace se non la si ha in sé. Non si può dare pace se non si è in pace. Vi lascio la pace: Gesù dimostra che la mitezza è possibile. Lui l’ha incarnata proprio nel momento più difficile; e desidera che ci comportiamo così anche noi, che siamo gli eredi della sua pace. Ci vuole miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia. Questo è testimoniare Gesù e vale più di mille parole e di tante prediche».
«Chiediamoci», invita il Papa, «se, nei luoghi dove viviamo, noi discepoli di Gesù ci comportiamo così: allentiamo le tensioni, spegniamo i conflitti? Siamo anche noi in attrito con qualcuno, sempre pronti a reagire, a esplodere, o sappiamo rispondere con la non violenza, con parole e gesti miti? Come reagisco io? Ognuno si domandi Certo, questa mitezza non è facile: quanta fatica si fa, ad ogni livello, a disinnescare i conflitti! Qui ci viene in aiuto la seconda frase di Gesù: vi do la mia pace. Lui sa che da soli non siamo in grado di custodire la pace, che ci serve un aiuto, un dono. La pace, che è impegno nostro, è prima di tutto dono di Dio. Gesù infatti dice: «Vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (v. 27). Che cos’è questa pace che il mondo non conosce e il Signore ci dona? È lo Spirito Santo, lo stesso Spirito di Gesù. È la presenza di Dio in noi, è “la forza di pace” di Dio. È Lui lo Spirito Santo che disarma il cuore e lo riempie di serenità. È Lui che scioglie le rigidità e spegne le tentazioni di aggredire gli altri. È Lui a ricordarci che accanto a noi ci sono fratelli e sorelle, non ostacoli e avversari. È Lui che ci dà la forza di perdonare, di ricominciare, di ripartire. Ed è con Lui che si diventa uomini e donne di pace. Cari fratelli e sorelle, nessun peccato, nessun fallimento, nessun rancore deve scoraggiarci dal domandare con insistenza il dono dello Spirito Santo. Più sentiamo che il cuore è agitato, più avvertiamo dentro di noi nervosismo, insofferenza, rabbia, più dobbiamo chiedere al Signore lo Spirito della pace. Impariamo a dire ogni giorno, è una belle preghiera diciamola tutti insieme: “Signore, dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo”. E chiediamolo anche per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno, e per i responsabili delle Nazioni».
Al termine della benedizione Papa Francesco si rivolge come di consueta alla piazza: «Oggi pomeriggio a Lione sarà beatificata Paolina Maria Caricò, fondatrice dell’opera per la propagazione della fede e per il sostegno alle missioni: questa fedele laica vissuta nella prima metà dell’Ottocento è stata una donna coraggiosa attenta ai cambiamenti dei tempi, con una visione universale nella missione della chiesa. Il suo esempio susciti in tutti il desiderio di partecipare con la preghiera e la carità alla diffusione del Vangelo».
E ancora: «Oggi inizia la settimana Laudato si’ per ascoltare il grido della terra che ci sprona a agire insieme nel prenderci cura della casa comune, ringrazio il dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale e le numerose organizzazioni aderenti e invito tutti a partecipare».
Un pensiero speciale è per la vita complicata della comunità cattolica in Cina: «Martedì prossimo ricorre la memoria della Beata Vergine Maria aiuto dei cristiana, particolarmente sentita dai cattolici in Cina, che venerano l’Ausiliatrice come loro patrona a Shanghai, la lieta circostanza mi offre l’occasione per rinnovare loro l’assicurazione della loro vicinanza spirituale. Seguo con attenzione e partecipazione la vita e le vicende dei fedeli e dei pastori spesso complesse. Vi invito a unirvi affinché la chiesa in Cina in libertà e in tranquillità possa vivere in comunione effettiva con la Chiesa universale ed esercitare la sua missione di annuncio del Vangelo a tutti offrendo così anche un positivo contributo al progresso spirituale e materiale della società».
Al termine il Papa si rivolge ai presenti «che hanno partecipato a Roma alla manifestazione nazionale “Scegliamo la vita”, vi ringrazio per il vostro impegno a favore della vita e in difesa dell’obiezione di coscienza il cui esercizio si tenta spesso di limitare. Purtroppo negli ultimi anni c’è stato un mutamento nella mentalità comune e oggi siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione che possiamo scegliere, manipolare, far nascere o morire a nostro piacimento come l’esito esclusivo di una scelta individuale, ricordiamo che la vita è un dono di Dio, essa è sempre sacra e inviolabile non possiamo far tacere la voce della coscienza».