Il patriarca Bartolomeo bacia in testa papa Francesco (Reuters).
Visita a sorpresa del patriarca Bartolomeo in sala stampa. Prima di recarsi dall'altra parte della strada dove ha sede la cattedrale latina dello Spirito Santo, il patriarca ecumenico passa a salutare, in sette lingue, i giornalisti che stanno seguendo la visita di Papa Francesco. Poche parole per ricordare che «a Gerusalemme, pochi mesi fa abbiamo pregato per l'unità delle nostre Chiese e per la pace nel Medio oriente». Un impegno che la visita in Turchia di questi giorni cerca di rafforzare.
La chiave, come ha sottolineato lo stesso papa Francesco nell'omelia della messa inter rituale (presenti caldei, armeni, latini e siri), è nel «non arroccarsi sulle nostre idee, sulle nostre forze o in un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente glia altri e di aprirci a un dialogo sincero con loro». Papa Francesco, in una terra dove i cristiani sono una strettissima minoranza, ha voluto esortarli a «non chiudersi in particolarismi ed esclusivismi che portano divisioni».
La prima giornata a Istanbul di papa Francesco è stata tutta nel segno dell'unità tra le Chiese.
Lo ha sottolineato anche il vicario apostolico di Istanbul, monsignor Louis Pelâtre, nel saluto finale al Papa in cattedrale: «Grazie per aver riservato questo tempo di preghiera e di incontro ai vostri figli cattolici nel corso del vostro breve e intenso viaggio sulle strade dell’unità», ha detto il vescovo, in una basilica che, con i suoi 800 posti, è stata insufficiente a contenere quanti avrebbero voluto partecipare alla celebrazione. «Noi ci sforziamo di operare nella carità e nell'unità», ha detto Pelâtre. Ricordando al Papa che «noi ci troviamo in una delle periferie della Chiesa e la vostra presenza ci conforta».
Presente anche il patriarca Bartolomeo, insieme con il patriarca Siro-Cattolico, Ignazio III Younan, il vicario patriarcale Armeno apostolico di Istanbul, l’arcivescovo Aram Ateshian e il metropolita siro-Ortodosso di Istanbul, Filuksinos Yusuf Çetin, papa Francesco aveva sottolineato, nell'omelia, che «lo Spirito Santo suscita diversi carismi nella Chiesa; apparentemente questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un'immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità». Lo Spirito santo opera l'unità: «Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi», ha messo in guardia papa Francesco, «portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa. La moltitudine delle membra e dei carismi trova il suo principio armonizzatore nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per compiere l’unità tra i credenti».
Un concetto sottolineato anche da Bartolomeo che, nel corso della preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio, ha voluto ricordare che la visita di papa Francesco serve a «proseguire il fraterno costante cammino con la nostra Chiesa Ortodossa, per il ristabilimento della completa comunione tra le nostre Chiese». E, sembra quasi con lo sguardo a Mosca e con un riconoscimento speciale per Roma, il patriarca ha voluto sottolineare che la visita di papa Francesco a Istanbul è il «primo atto dalla recente ascesa di Vostra Santità al trono di “colei che presiede nella carità”».
Prima di recitare insieme il Padre nostro in latino (mentre Bartolomeo benedice l'assemblea in greco e Francesco in latino), il Papa ha voluto ringraziare «al termine di una intensa giornata di visita apostolica», con l'animo «in attesa del giorno che liturgicamente abbiamo iniziato: la festa di sant’Andrea Apostolo, che di questa Chiesa è il Patrono». E poi ha chiesto esplicitamente di «benedire me e la Chiesa di Roma», inchinandosi di fronte a Bartolomeo che lo ha baciato in testa.
«Il fondamento che sta alla base del nostro protenderci tra un oggi e un domani», ha concluso Francesco, «la salda roccia su cui possiamo muovere insieme i nostri passi con gioia e con speranza è la promessa del Signore: "Ecco, io salvo il mio popolo dall’oriente e dall’occidente... nella fedeltà e nella giustizia". Sì, venerato e caro Fratello Bartolomeo, mentre Le esprimo il mio sentito “grazie” per la Sua fraterna accoglienza, sento che la nostra gioia è più grande perché la sorgente è oltre, non è in noi, non è nel nostro impegno e nei nostri sforzi, che pure doverosamente ci sono, ma è nel comune affidamento alla fedeltà di Dio, che pone il fondamento per la ricostruzione del suo tempio che è la Chiesa».