Myanmar, Nigeria, Sudan, Medio Oriente, Ucraina. Papa Leone prega per la pace nel mondo citando il «terribile massacro in cui circa 200 persone sono state uccise con estrema crudeltà» che si è consumato la notte tra venerdì e sabato in Nigeria, nella città di Yelewata, nell'area amministrativa locale di Gouma, nello Stato di Benue in Nigeria, ai danni di sfollati interni ospitati da una missione cattolica locale. Un paese «così amato e così colpito», lo definisce incoraggiando soprattutto le comunità cattoliche rurali della zona. Prega per la Repubblica del Sudan, «da oltre due anni devastata dalle violenze». Gli è giunta infatti «la triste notizia della morte del rverendo Luke Jumu, parroco di El Fasher, vittima di un bombardamento». Leone, mentre assicuro le sue preghiere «per lui e per tutte le vittime», rinnova «l'appello ai combattenti affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace». Ed esorta «la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l'assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria».
Con dolore pensa al Myanmar dove continuano i combattimenti nonostante il cessate il fuoco, ma anche al Sudan. Porta, come esempio, il giovane congolese che sarà beatificato nel pomeriggio, Floribert Bwana Chui, giovane martire congolese della Comunità di Sant'Egidio, il primo martire della corruzione in Africa. «È stato ucciso a ventisei anni perché, in quanto cristiano, si opponeva all'ingiustizia e difendeva i piccoli e i poveri», spiega. «La sua testimonianza dia coraggio e speranza ai giovani della Repubblica Democratica del Congo e di tutta l'Africa!».
Prima un giro in papamobile per salutare anche chi non era riuscito a entrare in basilica, strapiena, per la celebrazione della messa, ma aveva seguito dai maxischermi disseminati in piazza San Pietro. Poi, papa Leone, all’inizio dell’Angelus aveva esortato gli sportivi a impegnarsi per il dialogo e la pace. «Lo sport», aveva detto prima di soffermarsi sui singoli conflitti, «è una via per costruire la pace, scuola di rispetto, che fa crescere la cultura dell’incontro». Per questo aveva fatto un appello: «Vi incoraggio a praticare questo stile in modo consapevole, opponendovi a ogni forma di violenza e sopraffazione. Il mondo oggi ne ha tanto bisogno».