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sabato 21 giugno 2025
 
L'incontro
 

Jannik da Papa Leone XIV, altro che "Non portatemi Sinner"

14/05/2025  Durante l'incontro con i giornalisti la battuta che denotava competenza in materia, poi l'udienza oggi a sorpresa. Del resto la passione per il tennis del cardinale Prevost, oggi papa Leone XIV, era nota da tempo

Durante la partita con Cerundolo la sera di martedì, un ragazzo ha esposto un cartello, con scritto: «We are all Sinner (siamo tutti peccatori, ndr.) S. Paolo ai Romani». Sembrava rivolto a papa Leone XIV e alla sua battuta: «Basta che non mi portiate Sinner», che qualcuno aveva interpretato come riferimento al significato della parola Sinner in inglese. Non poteva sapere, l’ignaro spettatore, che Jannik Sinner e il Papa tennista si sarebbero incontrati di lì a poche ore, la mattina del 14 maggio,  presenti il presidente Binaghi della Federtennis e la famiglia del tennista. Chissà se anche il giocatore sapeva quando ha risposto quell’imbarazzato «magari in futuro», nella conferenza stampa dopo i sedicesimi. Forse il suo arrossire si spiega anche così. Il campione ha donato al pontefice una racchetta simile alla propria: «Il colore è un po' diverso, ma è molto simile alla mia» ha spiegato il campione dicendosi molto onorato. Il Papa mimando una impeccabile impugnatura di rovescio ha sussurrato ridendo: «a Wimbledon mi lascerebbero giocare», abbassando lo sguardo sulla talare e al fatto che allo Slam londinese si impone a tutti di giocare vestiti soltanto di bianco. Jannik ha anche portato una pallina, pretesto per un altro scambio di battute: «Ecco la pallina», ha detto il campione, «vuole giocare un po'?». «Qui è meglio di no», ha replicato ridendo e indicando i presiosi lampadari il Papa, che da oggi è anche ufficialmente tesserato per la Fitp, Federazione italiana Tennis e Padel.  

C'è stato spazio anche per domande più tecniche che denotano competenza, Leone XIV ha chiesto al campione come si vede adesso a Roma: «Adesso siamo in gioco», ha ammesso Sinner, parlando al plurale come fa sempre considerando il suo tennis un gioco di squadra da condividere con il suo team, «All'inizio non sapevamo, ma adesso dopo tre partite va meglio e siamo in gioco». Il Papa ha conosciuto anche i genitori del campione chiedendo loro se parlassero tedesco in casa, cosa che Jannik ha confermato.

Sul campo principale del Foro Italico, molto prima che all’incontro con i giornalisti qualcuno gli suggerisse una partita di tennis per beneficenza, Papa Leone XIV era già sceso, inconsapevolmente evocato, nello striscione di un bambino nel giorno dell’esordio di Jannik Sinner: «W il Papa americano, w il tennis italiano».

E quando al termine del primo incontro con la stampa nell'Aula Paolo VI in Vaticano, una giornalista ha incalzato in nuovo Papa, per capire se sarebbe disposto a organizzare una partita di tennis solidale per le pontificie opere missionarie, aggiungendo «Io porto Agassi», papa Leone s’è fatto trovare con la battuta pronta, rivelando la sua competenza in materia: «Basta che non porti Sinner!». Giocando sul doppio senso legato al fatto che Sinner in inglese significa “peccatore”, ha fatto capire che forse considera il numero uno del mondo un po’ fuori portata per il «tennista piuttosto amatoriale», che aveva confidato di ritenersi, in un’intervista concessa Ricardo Morales Jiménez per il sito dell’ordine agostiniano, il giorno prima di essere creato cardinale nell’ottobre 2023. Aggiungendo: «Da quando ho lasciato il Perù ho avuto poche occasioni per praticare, quindi non vedo l’ora di tornare in campo».

Corre voce che, invece, di recente a Roma abbia giocato più spesso e si dice che lo abbia fatto anche nell’ultima domenica “normale” della sua vita, il 4 maggio, prima del Conclave nel quale è entrato cardinale ed è uscito Papa. Stando alla testimonianza di Frate Andrés Felipe Romero a La presse, il cardinale Prevost giocava quasi ogni domenica con il suo segretario, sacerdote della diocesi peruviana di Chiclayo, in cui era stato missionario e vescovo, ma non sul campo “centrale” del Vaticano stanato dal New York Times ma su quello dell'Istituto Patristico Augustinianum, a due passi dal Vaticano con vista sulla cupola di San Pietro, dove Robert Francis Prevost era di casa essendo stato priore generale dell'Ordine di Sant’Agostino dal 2001 al 2013, appena fuori dalle mura leonine dal lato di via Paolo VI.

 

Il campo indicato dal New York Times invece sta dentro le mura, cintato a tutela di chi passando sotto rischia di venire impallinato con un pallonetto alla viva il parroco e anche un po’ perché, come sa anche ogni tennista della domenica, recuperare palline oltre le balaustre è sempre un’impresa faticosa. Si tratta di un campo in terra rossa a ridosso delle mura dell’interno nell’angolo nord tra Via Leone IV e via Vaticano. Semmai dovesse concretizzarsi il torneo benefico, sono in tanti a vaticinare che papa Leone XIV potrebbe allenarsi lì e comunque avere lì un piccolo angolo di libertà che la vita complicata di un papa difficilmente regala.

Si sa però che c’è un precedente di papa sportivo praticante: Giovanni Paolo II, da Papa, in tuta e berretto blu, si è regalato qualche martedì sugli sci e sovente andava a concedersi una nuotata nella piscina di Castelgandolfo. È lui l’unico papa sportivo non solo a parole, fin qui, anche se l’introduzione al volume I papi e lo sport Libreria Editrice Vaticana, 2015, che raccoglie i discorsi dei Pontefici sullo sport, svela che proprio Leone XIII  – fonte un anonimo giornalista dei primi del Novecento - , prima del pontificato, sarebbe stato da giovane un autentico sportivo: nuotatore, «podista formidabile», camminatore di montagna, cacciatore. Tutti gli altri di sport hanno soprattutto parlato, considerandolo un efficace strumento pastorale per trasmettere valori di lealtà, papa Francesco anche concedendo, primo papa della storia, un’intervista alla Gazzetta dello sport, e confidando a un giornale olandese che a Buenos Aires: «Quelli che giocavano il calcio come me, li chiamavano ‘pata dura’, che vuol dire avere due gambe sinistre. Ma giocavo, facevo il portiere tante volte». Si sa che faceva il tifo per il San Lorenzo ma da papa non ne ha mai viste le partite perché da decenni aveva fatto voto di non guardare la Tv. Papa Leone invece ha dimestichezza con l’attività fisica, tanto da spostarsi anche da vescovo per le aree rurali della sua parrocchia in Perù  cavalcando a lungo.

Molto concreto e certificato anche il sostegno di Leone XIV ai Chicago White Sox, una delle squadre professionistiche di baseball della Major League negli Stati uniti: in questi giorni è spuntato un video delle World series game del 2005 che ha pescato il futuro pontefice  sugli spalti allo stadio, tifo che il fratello del Papa ha confermato.

Non per niente al primo incontro con i media da Papa ha fatto un autografo scrivendo Leone XIV su una pallina da baseball (Foto Pull Aigav). E, in una delle prime uscite in talare bianca, salutando la folla che si era radunata lungo la strada mentre rientrava in auto da santa Maria Maggiore, stringendo una mano dal finestrino ha gridato «Forza Roma», confermando le voci di una sua “fede” giallorossa. Mentre, intanto, fin dall’affaccio si erano sprecati i meme che facevano notare una insospettabile somiglianza fisica tra il nuovo Papa e l’allenatore della Roma e Claudio Ranieri. Padre Pagano, priore di Santo Spirito a Firenze, amico di Prevost dai tempi degli studi, aveva del resto rivelato a diversi media di averlo sentito l’ultima domenica prima del Conclave di averci scherzato in tema calcistico: «Gli ho detto che la vittoria della Roma contro la Fiorentina è stata il primo miracolo di papa Francesco».

Se a tennis forse in quel campo riservato anche da Papa riuscirà a giocare qualche volta, e glielo auguriamo, difficilmente da Leone XIV Robert Prevost potrà tornare a concedersi un’altra delle cose che da cardinale faceva volentieri: guidare la macchina. Ma si sa che il presidente della Federtennis Binaghi ha già provato almeno a invitarlo a vedere il torneo, con quale esito non è dato di sapere. E già c'è chi si porta avanti per accoglierlo, mettendo in conto il rischio di qualche cartello irriverente come quello qui sotto il giorno del ritorno di Jannik a Roma. 

Quando, dopo la partita dei sedicesimi di finale, hanno riferito al numero uno del mondo la battuta del Papa che lo riguarda, Sinner, da ragazzo timido che è un po' è arrossito: «Perché dovete mettermi in dififcoltà... Ho saputo che lui ha giocato e per noi tennisti è una bella cosa avere un Papa cui piace questo sport... Palleggiare? In futuro si vedrà...». Forse Sinner già sapeva e si spiegherebbe il disagio. Ulteriore prova della trasparenza di Jannik, cui la faccia da poker così efficace in campo, davanti ai microfoni proprio non riesce.

Il video dell'incontro (Vatican News)

Multimedia
Papa Leone XIV con Jannik Sinner, le immagini
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