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sabato 22 marzo 2025
 
 

Papa: lettera a chi non crede

11/09/2013  Francesco scrive al quotidiano Repubblica rispondendo a quesiti posti da Eugenio Scalfari. "La questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza".

E' un dialogo cercato, schietto, fraterno. Papa Francesco scrive al quotidiano la Repubblica. Risponde a una serie di domande sollevate da Eugenio Scalfari. Si rivolge cuore in mano a chi non crede. «Dobbiamo fare un tratto di strada insieme», afferma. 

«Dio non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo», puntualizza Jorge Mario Bergoglio.  «Dio è realtà con la "R" maiuscola. Gesù ce lo rivela - e vive il rapporto con lui - come un Padre di bontà e misericordia infinita. Dio non dipende dal nostro pensiero». Quindi, rivolto a Eugenio Scalfari, «Mi pare che ciò che le sta a cuore è capire l'atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che  -  ed è la cosa fondamentale  -  la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o malvagità del nostro agire».

«In secondo luogo», prosegue il Papa, «mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive sia un errore o un peccato. Per cominciare io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità "assoluta", nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sè: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva. tutt'altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita».   

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