«È  compito dell’autorità  pubblica proteggere i migranti e regolare con la virtù della prudenza i flussi migratori, come pure promuovere l’accoglienza in modo che le popolazioni locali siano formate e incoraggiate a partecipare consapevolmente al processo integrativo dei migranti che vengono accolti». Papa Francesco riceve, in sala Clementina, la plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sociali convocata sul tema “Nation, State, Nation-State” e ricorda qual è il ruolo degli Stati. Bergoglio sottolinea che oggi molti «Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione. Inoltre, va constatato che le frontiere degli Stati non sempre coincidono con demarcazioni di popolazioni omogenee e che molte tensioni provengono da un’eccessiva rivendicazione di sovranità da parte degli Stati, spesso proprio in ambiti dove essi non sono più in grado di agire efficacemente per tutelare il bene comune». Bisogna allora opporsi al «nazionalismo conflittuale che alza i muri» e che diventa «razzismo o antisemitismo». La storia del Novecento ci dice «dove conducono simili deviazioni». La Chiesa «ha sempre esortato all’amore del proprio popolo, della patria, al rispetto del tesoro delle varie espressioni culturali, degli usi e costumi e dei giusti modi di vivere radicati nei popoli», ma ha anche, nello stesso tempo, «ammonito le persone, i popoli e i governi riguardo alle deviazioni di questo attaccamento quando verte in esclusione e odio altrui, quando diventa nazionalismo conflittuale che alza muri, anzi addirittura razzismo o antisemitismo». Bergoglio vede «con preoccupazione il riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune» e che rischia di «compromettere forme già  consolidate di cooperazione internazionale» insidiando «gli scopi delle Organizzazioni internazionali come spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi su un piano di reciproco rispetto» e ostacolando «il conseguimento degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile approvati all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015». Il Papa sottolinea che uno Stato che agisse in modo da suscitare «i sentimenti nazionalistici del proprio popolo contro altre nazioni o gruppi di persone verrebbe meno alla propria missione. Sappiamo dalla storia dove conducono simili deviazioni». Il Papa si sofferma, in particolare, sull’immigrazione ricordando che «troppo spesso gli Stati vengono asserviti agli interessi di un gruppo dominante, per lo più per motivi di profitto economico, che opprime, tra gli altri, le minoranze etniche, linguistiche o religiose che si trovano nel loro territorio.  In questa ottica, ad esempio, il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità. Ogni persona umana è membro dell’umanità e ha la stessa dignità. Quando una persona o una famiglia è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità». Francesco ricorda, come ha detto anche in altre occasioni che «i nostri obblighi verso i migranti si articolano attorno a quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Il migrante non è una minaccia alla cultura, ai costumi e ai valori della nazione che accoglie. Anche lui ha un dovere, quello di integrarsi nella nazione che lo riceve. Integrare non vuol dire assimilare, ma condividere il genere di vita della sua nuova patria, pur rimanendo sé stesso come persona, portatore di una propria vicenda biografica. In questo modo, il migrante potrà presentarsi ed essere riconosciuto come un’opportunità per arricchire il popolo che lo integra».