Grande sofferenza e preoccupazione per «l’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni» e un appello «perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo». Papa Francesco, nell'Angelus di oggi chiama in causa anche la Comunità internazionale «perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione a una guerra che semina distruzione e morte».
Il Papa assicura la sua «vicinanza con la preghiera e la solidarietà a tutte le vittime di questo conflitto, a tutti coloro che soffrono, specialmente i bambini» e invita «a tenere sempre accesa la speranza di pace».
Facendo riferimento al Vangelo del giorno papa Francesco ha invitato i cristiani a «promuovere la giustizia, a fare del bene», a non essere «cristiani di etichetta, ma di verità, di cuore», di cercare la porta della fede che è Gesù. «Oggi», ha detto il Papa, «passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro». E ai fedeli raccolti in piazza San Pietro ha chiesto: «Noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita? Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace».