“Serie ragioni pastorali” e forse Bergoglio ha evitato un futuro, piccolo scisma. Così si legge nella Nota vaticana circa la rimozione decisa da papa Francesco del vescovo di Ciudad del Este, la seconda città del Paraguay, mons. Ricardo Livieres Plano dell’Opus Dei. La decisione è stata presa al termine di una visita apostolica, cioè un’indagine interna, affidata da Bergoglio al cardinale spagnolo Santos Abril y Castello, anche egli vicino all’Opus Dei, poiché il vescovo non ha aderito al suggerimento del Vaticano di dimettersi di sua spontanea volontà. C’è quindi una tolleranza zero di Bergoglio non solo sulla pedofilia, ma anche su altre azioni che minano l’unità della Chiesa e producono sperpero del denaro che le è stato affidato.
E’ una vicenda molto complessa che vede da anni il vescovo al centro di una disputa con l’intera conferenza episcopale del Paraguay, da lui accusata pubblicamente e in documenti scritti, tra cui una lettera riservata inviata a Joseph Ratzinger quando era papa poi apparsa sui giornali, di essere al servizio della Teologia della liberazione e di aver appoggiato l’elezione a presidente del Paraguay dell’ex-vescovo Fernando Lugo. Naturalmente l’Opera non ha niente a che fare con la vicenda personale e le scelte dei vescovo rimosso.
Nella Nota vaticana infatti si specifica che la “gravosa decisione” della Santa Sede “è ispirata al bene maggiore dell’unità della Chiesa di Ciudad del Este e alla comunione episcopale in Paraguay”. Mons. Plano, vescovo della città dal 2004, è accusato di malversazioni, di aver dilapidato in patrimonio immobiliare della diocesi, di aver chiuso il seminario e di averne aperto un altro dove l’insegnamento si discostava dalla dottrina della Chiesa e dove accoglieva solo giovani seminaristi che lui riteneva in sintonia con l’Opus Dei.
Tra le accuse c’è anche quella di aver nominato suo vicario episcopale un sacerdote, don Carlos Urrutgoity, prete lefebvriano, ordinato negli Usa, poi passato alla Chiesa cattolica, inseguito da accuse di abusi sessuali, ma sembra non su minori, negli Stati Uniti sia mentre era membro della Fraternità di Lefebvre sia in seguito, e che era stato rimosso già a luglio, poco prima dell’inizio della visita pastorale inviata dal papa nella diocesi paraguayana. La rimozione del vescovo non è stata provocata dunque dal fatto di aver protetto un prete accusato di abusi, ma “decisivo”, riferiscono fonti vaticane, è la questione dell’ unità della diocesi e dell’episcopato del Paraguay, e la gestione della diocesi e del seminario. Il cardinale inviato dal Papa ha svolto le sue indagini a Ciudad del Este tra il 21 e il 26 luglio. La sua relazione non è stata resa pubblica e quella che si trova sul sito della diocesi è una lunga nota di difesa senza firma probabilmente redatta dallo stesso vescovo rimosso. Accanto, sempre sul sito della diocesi, si chiede “appoggio al vescovo” e si riassumono tutte le benefiche opere religiose e di fede realizzate dal vescovo.
Papa Francesco ha voluto evidentemente vederci più chiaro e quando gli è arrivata sul tavolo la relazione del suo inviato ha probabilmente chiesto le dimissioni del vescovo di Ciudad dell’Este. Ma mons. Plano ha resistito al suggerimento del papa, che lo ha rimosso, disponendo l’avvicendamento.
Alberto Bobbio