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domenica 23 marzo 2025
 
Lampedusa
 

Il Papa abbraccia i superstiti di Lampedusa e si commuove

01/10/2014  Bergoglio incontra un gruppo di superstiti eritrei del naufragio che il 3 ottobre del 2013 provocò 368 morti nel Canale di Sicilia e si commuove. Poi lancia un appello: «Chiedo a tutti gli uomini e donne d'Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!»

Un’ecatombe straziante e il grido del Papa a scuotere le coscienze: «Mi viene la parola vergogna: è una vergogna!», disse Bergoglio un anno fa, il 3 ottobre 2013, dopo che al largo di Lampedusa morirono 368 migranti nel disperato tentativo di raggiungere il nostro Paese.

Un anno dopo, per non dimenticare, un gruppo di superstiti e familiari di quel naufragio è stato ricevuto mercoledì pomeriggio in Vaticano da papa Francesco nell’auletta della Sala Nervi.
Bergoglio, ascoltando le loro testimonianze, si è commosso e ha lanciato un appello: «Chiedo a tutti gli uomini e donne d'Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!».

Dal Papa sono arrivati in 37, tutti eritrei (oltre venti superstiti del barcone affondato e alcuni familiari), provenienti da diversi Paesi europei dove hanno trovato accoglienza, tra cui Germania, Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca, spesso presso familiari che già vi si trovavano. Altri sopravvissuti si uniranno alla delegazione per le commemorazioni a Lampedusa venerdì prossimo. Uno dei rifugiati si è rivolto al Papa in inglese, chiedendo appoggio e sostegno, ad esempio per il riconoscimento delle salme che in certi casi non è ancora potuto avvenire.

Un altro ha parlato nella sua lingua, una giovane ha ringraziato Francesco per le diverse forme di appoggio e aiuto verso migranti e rifugiati. Il Pontefice, quindi, ha rivolto loro alcune parole commosse, col pensiero all'immane tragedia di un anno fa: «Sento cose che non si possono dire perché non si trovano le parole per dirle. Tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini». E ancora: «A volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!».
Al Papa, che scelse proprio Lampedusa per il suo primo viaggio, l'8 luglio dell'anno scorso, è stata offerta in dono una scultura in ferro, raffigurante una bottiglia nel mare che al suo interno racchiude una famiglia.

Al termine Bergoglio ha salutato personalmente ognuno dei presenti. «Santo Padre, vorremmo pregare assieme a Lei affinché quello che è successo non accada mai più», è stata la richiesta di sostegno che i partenti delle vittime hanno ricolto al Papa attraverso una lettera aperta. «Vorremmo che Lei tornasse ancora a levare la sua voce affinché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra, la propria casa, i propri affetti; affinché nessuno sia più costretto a rischiare la vita nel lungo e difficile percorso che dal nostro paese, dai nostri paesi devastati dalla violenza, porta verso l'Europa, verso la pace e la tranquillità, verso una vita normale».

La delegazione è stata organizzata dal «Comitato 3 Ottobre», presieduto da Tareke Brhane, e accompagnata dall'elemosiniere pontificio monsignor Konrad Krajewski, e da padre Giovanni Lamanna, già presidente del Centro Astalli. Alcuni dei presenti hanno anche potuto compiere i test predisposti dalle autorità italiane competenti per il riconoscimento di alcune delle salme non ancora identificate. Tanti di quei morti ancora non hanno né un nome né un volto e neppure la pietas di una degna sepoltura.

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