Papa Francesco torna a parlare della Siria il giorno dopo la strage con i gas: “Assistiamo inorriditi agli ultimi eventi in Siria”. Bergoglio ha definito “inaccettabile” la strage ed esortato “quanti hanno responsabilità politiche” a mettere fine alla guerra: “Cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra. Incoraggio, altresì, gli sforzi di chi, pur nell’insicurezza e nel disagio, si sforza di far giungere aiuto agli abitanti di quella regione”. Francesco ha rivolto anche un pensiero e una preghiera per le vittime della strage nella metropolitana di San Pietroburgo.
L’appello sulla Siria è stato fatto dal Papa al termine dell’udienza generale dedicata anche questa settimana alla speranza cristiana. Il Papa ha spiegato che “la nostra speranza non è un concetto, non è un sentimento, non è un telefonino, non è un mucchio di ricchezze, la nostra speranza è una persona, è il Signore Gesù che riconosciamo vivo e presente in noi e nei nostri fratelli”. Poi ha aggiunto che “una persona che non ha speranza non riesce a perdonare, non riesce a dare la consolazione del perdono e ad avere la consolazione di perdonare”: “Il male non lo si vince con il male, ma con l’umiltà, la misericordia e la mitezza”.
E qui ha fatto l’esempio dei mafiosi, aggiungendo parole a braccio al testo scritto: “I mafiosi pensano che il male si può vincere col male e così fanno la vendetta, tante cose che noi tutti sappiamo, ma non conoscono cosa sia umiltà, misericordia e mitezza e perché? Perché i mafiosi non hanno speranza. Ecco perché san Pietro afferma che “è meglio soffrire operando il bene che facendo il male”. Ma “non vuol dire che è bene soffrire, ma che, quando soffriamo per il bene, siamo in comunione con il Signore, il quale ha accettato di patire e di essere messo in croce per la nostra salvezza”.
Bergoglio ha insistito su questo punto spiegando che “ogni volta che noi prendiamo la parte degli ultimi e degli emarginati o che non rispondiamo al male col male, ma perdonando senza vendetta e benedicendo, noi risplendiamo come segni vivi e luminosi di speranza, diventando così strumento di consolazione e di pace, secondo il cuore di Dio”.