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lunedì 21 aprile 2025
 
 

Pappano, l'ora della Passione di Bach

23/03/2013  Il direttore con l'Orchestra e il coro di Santa Cecilia si misura per la prima volta con il capolavoro della musica sacra, che in Germania è un patrimonio popolare.

Ci sono opere che rappresentano un punto di arrivo nella storia personale di un interprete. Richiedono anni di studio, di meditazione, di confronto. La Passione secondo Matteo di Bach è una delle pagine più straordinarie e intense della storia della musica. E Antonio Pappano, in occasione della Pasqua, la dirigerà il 23, 25 e 26 marzo a Roma: sarà un evento atteso, che giunge qualche anno dopo la sua memorabile esecuzione della Missa Solemnis di Beethoven.

Certo (come le note di presentazione dell’Accademia di Santa Cecilia sottolineano) è difficile immaginare
che il pubblico di fedeli presente nella Chiesa di San Tommaso di Lipsia la sera del Venerdì Santo 11 aprile 1727 si sia reso conto che l’oratorio al quale stava assistendo e del quale ben conosceva le melodie di tanti corali sarebbe diventato il monumento che ancora è. Ma i tempi sono rapidamente mutati. Bach, che concepì la sua professione come un servizio, venne presto dimenticato, ed altrettanto presto riscoperto e consacrato come autore sommo ed inarrivabile.

La sua Passione rimane ancora una pagina “popolare” per il pubblico tedesco che talvolta ne intona i corali durante l’esecuzione: ma, a qualsiasi latitudine, è un percorso di bellezza, di intensità, di poesia. Un capolavoro universale al quale Antonio Pappano saprà accostarsi con la sua naturale umiltà, intensità e poesia. Facile prevedere un risultato artistico e musicale fuori del comune.

L’Orchestra, il Coro, il Coro di voci bianche di Santa Cecilia lo affiancheranno in questa avventura musicale e dell’anima, unitamente a sette solisti che sosterranno la parte dell’Evangelista, di Cristo e le altre voci del racconto evangelico. Alla fine della gigantesca partitura torneranno le note del corale più famoso.  E l’emozione, come sempre, precederà l’applauso del pubblico. Secondo un rituale che ormai non conosce confini.

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