Quante volte, in prossimità delle strisce di parcheggio gialle con stilizzata una sedia a rotelle, abbiamo visto il cartello rivolto al maleducato normodotato di turno: “Vuoi il mio posto? Prendi anche il mio handicap”, volto a segnalare il malcostume di chi, sprovvisto di pass, molla la macchina nel parcheggio riservato ai disabili e va? Non poche sicuro, perché il cartello è diffuso, segno che il gesto di inciviltà è frequente.
Chi lo compie rischia di solito una sanzione amministrativa: da 40 a 163 euro per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote, da 84 a 335 euro per i restanti veicoli per violazione del codice della strada. Qualche giorno fa, però, la Cassazione con sentenza 7794/17 del 7.04.2017, ha confermato, dopo un iter processuale lunghissimo (8 anni), la condanna penale a 4 mesi per violenza privata a un signore che aveva parcheggiato per molte ore, dalle 10.30 alle 2.30 di notte, nel posto riservato a una signora disabile.
Non è esattamente, come si è scritto, lo stesso che dire che di qui in poi sarà perseguibile penalmente il parcheggio sulle strisce gialle riservate alle persone con difficoltà di deambulazione, ma significa che un reato si può contestare se con quel gesto si limita la libertà di una persona impedendole, per esempio, di muoversi, di uscire di casa o di rientrarvi (come è stato nella sentenza): tanto più che nel caso in questione il posto abusivamente occupato non era un posto qualsiasi destinato alla collettività di tutti i disabili provvisti di pass, come sono le comuni strisce gialle, ma si trattava di un parcheggio privato riservato a quella singola persona e collegato al suo numero di targa.
Il reato non sta dunque nel parcheggio in sé, per quanto incivile, ma nella violenza che si compie limitando la libertà personale altrui, qualunque sia il mezzo con cui la si compie. Se parcheggiando malamente si arriva a questo, tocca mettere in conto, come contropartita del gesto prepotente, oltre alla multa la querela del cittadino intrappolato, disabile o meno. Se è vero, infatti, che il danno è tanto maggiore per una persona che ha difficoltà di movimento, un reato simile è stato contestato in passato a persone che avevano parcheggiato ostruendo l’ingresso in parcheggi privati altrui, dove il carro attrezzi non poteva arrivare. In quel caso non si trattava di disabili, ma il problema era analogo.