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martedì 25 marzo 2025
 
 

2012, e ora tutti a osservar le stelle

28/12/2011  Per il nuovo anno vi proponiamo un itinerario magico tra pianeti e galassie, alla scoperta del Planetario di Torino. E di come lavorano oggi gli astrofici.

Nel momento in cui tutti guardano a Torino e moltissimi si recano per festeggiare i 150 anni dell'Unità nazionale, il cui programma di eventi finirà a marzo 2012 (www.italia150.it), vi proponiamo per l'inizio del nuovo anno un itinerario fuori dalle celebrazioni ufficiali, ma di grande interesse e impatto: una visita al Parco Astronomico “Infini.to”, costruito sulla collina, nel comune di Pino Torinese, ma a solo otto chilometri dal centro della capitale subalpina. Si tratta di una realtà assolutamente unica nel nostro Paese, quasi unica in Europa e di un luogo assai suggestivo, diremmo quasi magico.

L'osservatorio astronomico vero e proprio è composto da 4 telescopi che proprio nell'anno che sta per finire hanno celebrato il loro centenario: fu nel 1911, infatti, che Giovanni Boccardi trasferì gli strumenti astronomici che usava sul tetto di Palazzo Madama. Da allora l'Osservatorio astronomico di Pino Torinese è diventato un importante centro di studi di pianeti, stelle e galassie. Ora che è diventato Parco Astronomico è anche un polo divulgativo di avanguardia aperto al pubblico, ai giovani, alle scuole , ma anche ai gruppi della Terza età.


Tutto questo ce lo illustra il professor Attilio Ferrari che presiede “Infini.to”, il quale è composto, oltre che dai telescopi storici che vedrete avvicinandovi alla strada dell'Osservatorio in automobile, anche dal Museo dello spazio e da un recentissimo Planetario che è completamente digitale essendo basato sulla tecnologia “Digistar 3”. Proprio il suo nome “Infini.to” sta a sottolineare la centralità che vi coprono l'informatica e quindi le attività interattive. Il Museo è un edificio di grande fascino, costruito in acciaio, cemento e vetro praticamente invisibile dal bosco perchè parzialmente interrato sul fianco della collina. Nel contempo si tratta di una struttura che favorisce al massimo l'illuminazione naturale e che è ecosostenibile in quanto è stata realizzata nel rispetto dell'ambiente e del risparmio energetico.


La cupola del planetario che è di forma sferica, il cono di vetro situato al centro dell'architettura simboleggia un buco nero e la scala che s'ispira all'infinito suggeriscono le geometrie dell'universo
. Alla guida intorno al cosmo incontrerete quattro grandi protagonisti. Al livello "zero", Ipazia, la scienziata di Alessandria d'Egitto, vi fa scoprire cosa provano gli antichi davanti al Sole e alle eclissi. Al livello "uno" vi è Galileo che vi mostra come , grazie al suo canocchiale, tutto cambia. Di lì in poi gli uomini imparano a vedere l'universo partendo dal sistema solare, dove è la Terra a ruotare intorno al Sole e non viceversa. Al livello "due" vi attendono Lagrange e Newton per farvi vivere gli effetti di una tra le forze fondamentali che regolano l'universo: la gravità. Qui scoprirete il segreto delle pattinatrici, quindi potrete saltare sulla Luna dove, come ricorderete, gli astronauti fluttuavano più che camminare, visto che la gravità è inferiore a quella della Terra. Infine potrete pedalare nel sistema solare con una terribile cyclette posta davanti a uno schermo su cui vi verranno incontro tutti i pianeti. Partirete baldanzosi anche se magari siete un insegnante sugli anta e poi scoprirete che già arrivare a Mercurio è dura, mentre un vostro alunno di dieci anni abituato alla palestra non avrà problemi a raggiungere Urano.


Al livello "tre", infine, vi sarà Hubble in persona a scortarvi verso la scoperta della cosmologia. Qui la pedalata è fra le galassie, ma c'è anche una pioggia cosmica che incanta i bambini in quanto i raggi cosmici che c'investono in continuazione e che sono in arrivo dalle stelle diventano sferette luminose. E non è facile convincerli che quelle lucine sono qualcosa di vero. Ci piace segnalare una curiosità: un bel pannello illustra un episodio grazioso e curioso, e cioè la storia del lavoro con cui nel 1948 venne dimostrato come nacque l'universo: con un Big Bang, lo sappiamo tutti. Ma poi? Come si sono formati tutti gli elementi da cui siamo nati anche noi? Il lavoro del 1948 è firmato da tre grandissimi scienziati, Alpher, Bethe, Gamow sicchè il lavoro potè ricevere un soprannome significativo: Alfa, Beta, Gamma, l'inizio insomma.


Meta finale del percorso è ovviamente il planetario dove, sprofondati in cento comode poltrone si possono ammirare i cieli stellati come sono, come erano, come saranno, scoprire i pianeti, le eclissi e le costellazioni. Il tutto grazie ai sei proiettori combinati in modo da dare una sensazione tridimensionale. Note finali: ad “Infini.to” c'è uno staff fantastico, gentile, preparato, appassionato e anche giovane, con la direzione di Maria Piera Genta. Proprio per questo si consiglia di telefonare e prenotare (800-329329) e di controllare i programmi e gli orari sul sito: www.planetarioditorino.it

Al Parco astronomico di Torino c'è un valore in più: un astronomo che mostra le stelle ai bambini. Si chiama Walter Ferreri e a lui abbiamo chiesto di illustraci questa sua attività che lo ha reso noto nella città. Il dottor Ferreri visita le scuole di Torino e qui al Parco di Pino invita le classi. «Andiamo quando ce lo chiedono, spiega l'astronomo. Ma poi loro, i ragazzi, sono felici di venire qui a scoprire cosa sono i telescopi». Anche di giorno, magari in concomitanza con la visita al Planetario, i bambini e i maestri arrivano per osservare il Sole e magari, quando è posizionato, il pianeta Venere.

Tuttavia ai ragazzi Ferreri comincia con lo spiegare anche e subito che oggi gli astronomi non si limitano più a incollare l'occhio al telescopio. «Poichè l'osservazione diretta è limitata a una persona, preferiamo la fotografia con cui possiamo offrire con un solo documento la visione di un astro a più persone, soprattutto ora che la fotografia elettronica ci permette di guadagnare molto in luce, fino a cento volte. Un mezzo molto potente per studiare le stelle consiste nello scomporne la luce facendola passare in un prisma che separa i colori dell'iride. Fra questi colori compaiono delle righe che ci dicono come sono fatte le stelle, qual è la loro composizione chimica. Non basta: oggi le stelle addirittura le osserviamo sulle stesse lunghezze d'onda della televisione. Ci giungono così informazioni su come si sposta la stella, su quanto è grande».

Come s'è detto le stelle vengono esaminate in tutte le lunghezze d'onda. Nel visibile, con le onde radio, ma pure con le onde infrarosse e, all'altra estremità dello spettro con gli ultravioletti, i raggi X e gamma che vengono schermati dall'atmosfera. Questi ultimi infatti li captiamo coi satelliti . Continua l'astronomo torinese: «Possiamo anche riassumere così: da Terra guardiamo le stelle coi telescopi come il nostro di Pino Torinese, le ascoltiamo coi radiotelescopi come quello che abbiamo a Medicina in provincia di Bologna, o come quello gigantesco del Nuovo Messico; infine osserviamo anche l'infrarosso, però con telescopi dedicati, perchè come s'è detto da Terra abbiamo grossi limiti per questo tipo di studio».


L'osservatorio di Pino Torinese è ancora utilizzato per la ricerca?
«Di qui misuriamo ancora le posizioni degli astri e le distanze stellari. Facciamo ancora ricerca perché da questo luogo, che ha una posizione particolare fra le colline, l'inquinamento, soprattutto l'inquinamento luminoso di Torino, ci danneggia solo sino a un certo punto. Naturalmente svolgiamo anche molto lavoro didattico».

Cosa vi chiedono più sovente i bambini che arrivano a Pino?
«I piccoli chiedono anche cose assurde, tipo quanto pesano le stelle, o magari quanto costano. I liceali invece vogliono sapere come si fa per venire a lavorare qui. Una domanda acuta me l'ha posta un bambino che voleva sapere perchè la Luna ci segue quando camminiamo. Non è facile spiegare che, a causa della distanza, il movimento è meno percettibile. Ci sono naturalmente domande scontate: quante sono le stelle, se sono grandi, come si chiamano. Una cosa è certa, i più piccoli fanno più domande».

Restiamo fra i telescopi terrestri che studiano la luce visibile: quali sono i più grandi e importanti al mondo? I più ambiti dagli astrofisici impegnati nella ricerca?
«Noi europei possediamo il VLA, Very Large Array, il telescopio che si trova a La Silla in Cile, a sud di Cherro Paranal, con uno specchio di 8,2 metri. È richiestissimo e non è facile ottenere il permesso di lavorarci. Il Cile per l'astronomia è un paradiso, vi è un gran numero di notti serene, si registra assenza di inquinamento, l'aria è molto stabile, e tuttavia le altezze non sono estreme. Oggi a La Silla sono state costruite anche strade, strutture e perfino una pista per aerei. Gli americani dispongono di due telescopi da 10 metri costruiti dalla fondazione Keck alle Hawaii. Sono stati realizzati in un paesaggio mozzafiato in cima al vulcano Mauna Kea, a 4.145 metri di altezza. Gli spagnoli hanno costruito il Gran Telescopio delle Canarie da 10,4 metri sull'isola de La Palma dove si trova pure il nostro Galileo di 3,85 metri. In Arizona abbiamo partecipato al binoculare LBT , Large Binocular Telescope, con due specchi da 8,4 metri. Si tratta di una gloriosa collaborazione americana, tedesca e italiana. Sempre in Arizona c'è il VATT che è il telescopio tecnologicamente avanzato del Vaticano (pagato da cattolici americani e non da fondi della Santa Sede n.d.r.). Nell'ex Unione Sovietica ce n'è uno importante in Georgia».


Restiamo in Europa (l'Europa scientifica sembra funzionare meglio di quella finanziaria) e prendiamo l'osservatorio de La Silla per capire come lavora un astrofisico oggi. La Silla è meravigliosa, lontana, affollatissima. Ma la sua centrale operativa è a Monaco di Baviera, dove soo inviati i dati con una linea dedicata: lì lavorano gli astrofisici.

L'astrofisica ha goduto di un'enorme crescita negli ultimi trent'anni. Che cosa l'ha favorita?
«Sono state le imprese spaziali che hanno cambiato tutto, ci hanno offerto percezioni nuove. Il telescopio spaziale Hubble lanciato nel 1990 e tutt'ora in servizio ha portato vere rivoluzioni. Ne è nata come una gara cui è seguito il proliferare dei grandi telescopi di cui abbiamo or ora parlato».

Il telescopio Hubble è ottico e cioè ci mostra ciò che possiamo vedere coi nostri occhi. Ci parli dei satelliti che ci guidano nell'universo invisibile, quello a raggi X, o a raggi gamma...
«Quelli ci hanno dipinto un universo molto più violento di quanto non pensassimo. L'immagine serena dei poeti ce la dobbiamo scordare, essa era dovuta solo alla povertà dei nostri mezzi. Ora abbiamo constatato che esiste un'energia enorme nell'universo dovuta a fenomeni astrofisici di recente scoperta, visibili sebbene si trovino a miliardi di anni luce di distanza: famose sono le esplosione delle stelle cosidette supernove, fenomeni che possono condurre addirittura alla formazione dei mitici buchi neri. Ecco, le imprese spaziali ci hanno reso possibile l'avventura dell'esplorazione nell'universo invisibile».

Qualcuno ha anche detto che l'avventura spaziale, offrendoci la possibilità di uscire dall'amosfera terrestre, ci ha offerto occhi supplementari: con gli occhi dell'ultravioletto abbiamo visto l'aspetto caldo delle stelle, con i raggi X il lato torrido, con l'infrarosso l'immagine fredda. In particolare, mentre attraverso l'infrarosso riusciamo ad assistere alla nascita delle stelle, cercando raggi gamma e X ne vediamo la morte. Ogni diversa lunghezza d'onda ci rivela un universo diverso.

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