Nel momento in cui tutti guardano a Torino e moltissimi si recano per festeggiare i 150 anni dell'Unità nazionale, il cui programma di eventi finirà a marzo 2012 (www.italia150.it), vi proponiamo per l'inizio del nuovo anno un itinerario fuori dalle celebrazioni ufficiali, ma di grande interesse e impatto: una visita al Parco Astronomico “Infini.to”, costruito sulla collina, nel comune di Pino Torinese, ma a solo otto chilometri dal centro della capitale subalpina. Si tratta di una realtà assolutamente unica nel nostro Paese, quasi unica in Europa e di un luogo assai suggestivo, diremmo quasi magico.
L'osservatorio astronomico vero e proprio è composto da 4 telescopi che proprio nell'anno che sta per finire hanno celebrato il loro centenario: fu nel 1911, infatti, che Giovanni Boccardi trasferì gli strumenti astronomici che usava sul tetto di Palazzo Madama. Da allora l'Osservatorio astronomico di Pino Torinese è diventato un importante centro di studi di pianeti, stelle e galassie. Ora che è diventato Parco Astronomico è anche un polo divulgativo di avanguardia aperto al pubblico, ai giovani, alle scuole , ma anche ai gruppi della Terza età.
Tutto questo ce lo illustra il professor Attilio Ferrari che presiede
“Infini.to”, il quale è composto, oltre che dai telescopi storici che
vedrete avvicinandovi alla strada dell'Osservatorio in automobile,
anche dal Museo dello spazio e da un recentissimo Planetario che è
completamente digitale essendo basato sulla tecnologia “Digistar 3”.
Proprio il suo nome “Infini.to” sta a sottolineare la centralità che vi
coprono l'informatica e quindi le attività interattive. Il Museo è un
edificio di grande fascino, costruito in acciaio, cemento e vetro
praticamente invisibile dal bosco perchè parzialmente interrato sul
fianco della collina. Nel contempo si tratta di una struttura che
favorisce al massimo l'illuminazione naturale e che è ecosostenibile in
quanto è stata realizzata nel rispetto dell'ambiente e del risparmio
energetico.
La cupola del planetario che è di forma sferica, il cono di vetro
situato al centro dell'architettura simboleggia un buco nero e la scala
che s'ispira all'infinito suggeriscono le geometrie dell'universo.
Alla guida intorno al cosmo incontrerete quattro grandi protagonisti. Al
livello "zero", Ipazia, la scienziata di Alessandria d'Egitto, vi fa
scoprire cosa provano gli antichi davanti al Sole e alle eclissi. Al
livello "uno" vi è Galileo che vi mostra come , grazie al suo
canocchiale, tutto cambia. Di lì in poi gli uomini imparano a vedere
l'universo partendo dal sistema solare, dove è la Terra a ruotare
intorno al Sole e non viceversa.
Al livello "due" vi attendono Lagrange e Newton per farvi vivere gli
effetti di una tra le forze fondamentali che regolano l'universo: la
gravità. Qui scoprirete il segreto delle pattinatrici, quindi potrete
saltare sulla Luna dove, come ricorderete, gli astronauti fluttuavano
più che camminare, visto che la gravità è inferiore a quella della
Terra. Infine potrete pedalare nel sistema solare con una terribile
cyclette posta davanti a uno schermo su cui vi verranno incontro tutti i
pianeti. Partirete baldanzosi anche se magari siete un insegnante sugli
anta e poi scoprirete che già arrivare a Mercurio è dura, mentre un
vostro alunno di dieci anni abituato alla palestra non avrà problemi a
raggiungere Urano.
Al livello "tre", infine, vi sarà Hubble in persona a scortarvi verso la
scoperta della cosmologia. Qui la pedalata è fra le galassie, ma c'è
anche una pioggia cosmica che incanta i bambini in quanto i raggi
cosmici che c'investono in continuazione e che sono in arrivo dalle
stelle diventano sferette luminose. E non è facile convincerli che
quelle lucine sono qualcosa di vero. Ci piace segnalare una curiosità:
un bel pannello illustra un episodio grazioso e curioso, e cioè la
storia del lavoro con cui nel 1948 venne dimostrato come nacque
l'universo: con un Big Bang, lo sappiamo tutti. Ma poi? Come si sono
formati tutti gli elementi da cui siamo nati anche noi? Il lavoro del
1948 è firmato da tre grandissimi scienziati, Alpher, Bethe, Gamow
sicchè il lavoro potè ricevere un soprannome significativo: Alfa, Beta,
Gamma, l'inizio insomma.
Meta finale del percorso è ovviamente il planetario dove, sprofondati in
cento comode poltrone si possono ammirare i cieli stellati come sono,
come erano, come saranno, scoprire i pianeti, le eclissi e le
costellazioni. Il tutto grazie ai sei proiettori combinati in modo da
dare una sensazione tridimensionale.
Note finali: ad “Infini.to” c'è uno staff fantastico, gentile, preparato, appassionato e anche giovane, con la direzione di Maria Piera
Genta. Proprio per questo si consiglia di telefonare e prenotare
(800-329329) e di controllare i programmi e gli orari sul sito: www.planetarioditorino.it
Al Parco astronomico di Torino c'è un valore in più: un astronomo che mostra le stelle ai bambini. Si chiama Walter Ferreri e a lui abbiamo chiesto di illustraci questa sua attività che lo ha reso noto nella città. Il dottor Ferreri visita le scuole di Torino e qui al Parco di Pino invita le classi. «Andiamo quando ce lo chiedono, spiega l'astronomo. Ma poi loro, i ragazzi, sono felici di venire qui a scoprire cosa sono i telescopi».
Anche di giorno, magari in concomitanza con la visita al Planetario, i bambini e i maestri arrivano per osservare il Sole e magari, quando è posizionato, il pianeta Venere.
Tuttavia ai ragazzi Ferreri comincia con lo spiegare anche e subito che oggi gli astronomi non si limitano più a incollare l'occhio al telescopio. «Poichè l'osservazione diretta è limitata a una persona, preferiamo la fotografia con cui possiamo offrire con un solo documento la visione di un astro a più persone, soprattutto ora che la fotografia elettronica ci permette di guadagnare molto in luce, fino a cento volte. Un mezzo molto potente per studiare le stelle consiste nello scomporne la luce facendola passare in un prisma che separa i colori dell'iride. Fra questi colori compaiono delle righe che ci dicono come sono fatte le stelle, qual è la loro composizione chimica. Non basta: oggi le stelle addirittura le osserviamo sulle stesse
lunghezze d'onda della televisione. Ci giungono così informazioni su
come si sposta la stella, su quanto è grande».
Come s'è detto le stelle vengono esaminate in tutte le lunghezze d'onda.
Nel visibile, con le onde radio, ma pure con le onde infrarosse e,
all'altra estremità dello spettro con gli ultravioletti, i raggi X e
gamma che vengono schermati dall'atmosfera. Questi ultimi infatti li
captiamo coi satelliti .
Continua l'astronomo torinese: «Possiamo anche riassumere così: da Terra
guardiamo le stelle coi telescopi come il nostro di Pino Torinese, le
ascoltiamo coi radiotelescopi come quello che abbiamo a Medicina in
provincia di Bologna, o come quello gigantesco del Nuovo Messico; infine
osserviamo anche l'infrarosso, però con telescopi dedicati, perchè
come s'è detto da Terra abbiamo grossi limiti per questo tipo di
studio».
L'osservatorio di Pino Torinese è ancora utilizzato per la ricerca?
«Di qui misuriamo ancora le posizioni degli astri e le distanze
stellari. Facciamo ancora ricerca perché da questo luogo, che ha una
posizione particolare fra le colline, l'inquinamento, soprattutto
l'inquinamento luminoso di Torino, ci danneggia solo sino a un certo
punto. Naturalmente svolgiamo anche molto lavoro didattico».
Cosa vi chiedono più sovente i bambini che arrivano a Pino?
«I piccoli chiedono anche cose assurde, tipo quanto pesano le stelle, o
magari quanto costano. I liceali invece vogliono sapere come si fa per
venire a lavorare qui. Una domanda acuta me l'ha posta un bambino che
voleva sapere perchè la Luna ci segue quando camminiamo. Non è facile
spiegare che, a causa della distanza, il movimento è meno percettibile.
Ci sono naturalmente domande scontate: quante sono le stelle, se sono
grandi, come si chiamano. Una cosa è certa, i più piccoli fanno più
domande».
Restiamo fra i telescopi terrestri che studiano la luce visibile:
quali sono i più grandi e importanti al mondo? I più ambiti dagli
astrofisici impegnati nella ricerca?
«Noi europei possediamo il VLA, Very Large Array, il telescopio
che si trova a La Silla in Cile, a sud di Cherro Paranal, con uno
specchio di 8,2 metri. È richiestissimo e non è facile ottenere il
permesso di lavorarci. Il Cile per l'astronomia è un paradiso, vi è un
gran numero di notti serene, si registra assenza di inquinamento, l'aria
è molto stabile, e tuttavia le altezze non sono estreme. Oggi a La
Silla sono state costruite anche strade, strutture e perfino una pista
per aerei. Gli americani dispongono di due telescopi da 10 metri
costruiti dalla fondazione Keck alle Hawaii. Sono stati realizzati in
un paesaggio mozzafiato in cima al vulcano Mauna Kea, a 4.145 metri di
altezza. Gli spagnoli hanno costruito il Gran Telescopio delle Canarie
da 10,4 metri sull'isola de La Palma dove si trova pure il nostro
Galileo di 3,85 metri. In Arizona abbiamo partecipato al binoculare LBT
, Large Binocular Telescope, con due specchi da 8,4 metri. Si tratta
di una gloriosa collaborazione americana, tedesca e italiana. Sempre in
Arizona c'è il VATT che è il telescopio tecnologicamente avanzato del
Vaticano (pagato da cattolici americani e non da fondi della Santa Sede
n.d.r.). Nell'ex Unione Sovietica ce n'è uno importante in Georgia».
Restiamo in Europa (l'Europa scientifica sembra funzionare meglio di
quella finanziaria) e prendiamo l'osservatorio de La Silla per capire
come lavora un astrofisico oggi. La Silla è meravigliosa, lontana,
affollatissima. Ma la sua centrale operativa è a Monaco di Baviera, dove
soo inviati i dati con una linea dedicata: lì lavorano gli astrofisici.
L'astrofisica ha goduto di un'enorme crescita negli ultimi trent'anni. Che cosa l'ha favorita?
«Sono state le imprese spaziali che hanno cambiato tutto, ci hanno
offerto percezioni nuove. Il telescopio spaziale Hubble lanciato nel
1990 e tutt'ora in servizio ha portato vere rivoluzioni. Ne è nata come
una gara cui è seguito il proliferare dei grandi telescopi di cui
abbiamo or ora parlato».
Il telescopio Hubble è ottico e cioè ci mostra ciò che possiamo
vedere coi nostri occhi. Ci parli dei satelliti che ci guidano
nell'universo invisibile, quello a raggi X, o a raggi gamma...
«Quelli ci hanno dipinto un universo molto più violento di quanto non
pensassimo. L'immagine serena dei poeti ce la dobbiamo scordare, essa
era dovuta solo alla povertà dei nostri mezzi. Ora abbiamo constatato
che esiste un'energia enorme nell'universo dovuta a fenomeni
astrofisici di recente scoperta, visibili sebbene si trovino a miliardi
di anni luce di distanza: famose sono le esplosione delle stelle
cosidette supernove, fenomeni che possono condurre addirittura alla
formazione dei mitici buchi neri. Ecco, le imprese spaziali ci hanno
reso possibile l'avventura dell'esplorazione nell'universo invisibile».
Qualcuno ha anche detto che l'avventura spaziale, offrendoci la
possibilità di uscire dall'amosfera terrestre, ci ha offerto occhi
supplementari: con gli occhi dell'ultravioletto abbiamo visto l'aspetto
caldo delle stelle, con i raggi X il lato torrido, con l'infrarosso
l'immagine fredda. In particolare, mentre attraverso l'infrarosso
riusciamo ad assistere alla nascita delle stelle, cercando raggi gamma e
X ne vediamo la morte. Ogni diversa lunghezza d'onda ci rivela un
universo diverso.