Un ammasso informe di giornali, dossier, scatoloni, computer, sedie rotte,
scrivanie bruciacchiate, il tutto buttato sul marciapiede. Cosí si presentava
stamattina la redazione dello storico giornale satirico francese Charlie Hebdo,
dopo che nel corso della notte, qualcuno ha scagliato due molotov all'interno
della sede, devastando in un lampo anni di lavoro.
"Gli archivi sono andati
persi, tutto é bruciato, il giornale non esiste più", commentava stamattina il
fumettista Charb, direttore della testata, mentre, mascherando lo sgomento, con
un piglio deciso affrontava poliziotti e giornalisti assiepati tra le macerie.
A provocare il grave atto vandalico sarebbe stato il numero di Charlie Hebdo
uscito proprio stamane, titolato Charia Hebdo, con chiare allusioni tanto
all'annuncio da parte di Mustafa Abdel Jalil, leader del CNT libico, di
conformare il diritto nazionale alla Sharia, quanto all'esito delle votazioni in
Tunisia.
Il gioco di parole Charia Hebdo non é risultato affatto compatibile
con il senso dell'umorismo di chi ha incendiato la sede del giornale, fatto inedito
nella Francia dei diritti umani e di organizzazioni militanti per il diritto
alla libertà di stampa come Reporters Sans Frontières. I responsabili sarebbero
alcuni estremisti islamici, probabilmente gli stessi, o quantomeno profondamente
in sintonia con quelli che nei giorni scorsi avevano piratato il sito internet
della testata e ricoperto di insulti e minacce la pagina Facebook della stessa.
Sulla prima pagina del numero "incriminato" campeggia una caricatura di
Maometto, "redattore capo" di Charlie Hebdo per l'occasione, che si rivolge ai
lettori esclamando "100 colpi di frusta a chi non riderà". Non é la prima volta
che l'irriverente Charlie scatena le ire degli estremisti. Era già accaduto
qualche anno fa, durante il funesto episodio delle "vignette danesi", quando il
giornale satirico non aveva pensato due volte a riprodurre in prima pagina le
famose caricature di Maometto.
Ma allora ci si era limitati agli attacchi
verbali. Oggi, il disastro che si é presentato davanti ai passanti di Boulevard
Davout, dove ha sede Charlie, ha lasciato tutti a bocca aperta: la scena ricorda
troppo certe immagini di libri e documenti messi al rogo in epoche sinistre, in
tutti i tempi e luoghi in cui qualcuno si é arrogato il diritto di decidere
arbitrariamente il bene e il male, il permesso e il proibito.
Un pezzo di storia
della stampa francese giaceva oggi a terra, ferito mortalmente da un manipolo di
fanatici e ingiuriato dalla pioggia autunnale che stamattina aveva regalato una
Parigi in bianco e nero. Tutti sono ammutoliti, a cominciare da un attonito
cittadino tunisino che non esita a dire "quelli che hanno provocato l'incendio,
non capiscono nulla del Corano, né di Maometto". La redazione sorge ad Est della
capitale, in un quartiere dove abitano moltissimi musulmani. Oggi in molti non
hanno esitato a riversarsi in strada per manifestare solidarietà ai giornalisti
di Charlie Hebdo.
"Stanno facendo di tutto per dividerci", accusa una bella
ragazza dalle fattezze mediorientali. E' innegabile che l'innescarsi di fenomeni
estremisti e l'accentuarsi dei caratteri comunitari, siano legati in qualche
modo alla posizione sempre più nazionalista assunta dalla destra francese.
La svolta autoritaria é stata più netta da quando é stato nominato Ministro
degli Interni Claude Guéant, volto da Ancien Régime con un debole per le battute
contro gli immigrati, e da quando Marine Le Pen, con la sua dote di propositi
razzisti consegnatale da papà Jean Marie, volteggia come un falco sulla carcassa
di Sarkozy dilaniata dai sondaggi, malgrado il presidente francese calchi la
mano nel ruolo di messia d'Europa.
Per desolante che sia, il motivo che
spinge certi giovani a diventare estremisti religiosi, é la stessa ragione che
spingeva i bulli di periferia negli anni Settanta a issarsi una cresta punk
sulla testa: esistere, essere ascoltati, avere un'identità, poter essere
riconosciuti. E in nome dell'identità si mette a ferro e fuoco la redazione di
un giornale colpevole di disegnare fumetti.