Lei era la mia gioia». Non si rassegna Paolo Picchio, padre di Carolina che, dopo più di un anno, fatica a gestire un dolore insopportabile. Una figlia bella, intelligente e sportiva che una sera decide di farla finita e non si volta più indietro. Una figlia di soli 14 anni. «Era la notte del 5 gennaio 2013. La sera era uscita con gli amici e io le avevo raccomandato di non fare tardi. Verso le 23 mi ha chiesto di andare a riprenderla e tornati a casa si è subito infilata nella sua stanza. «Sono stanca, vado a dormire”, mi ha detto. Verso le tre della mattina mi ha svegliato una telefonata dei carabinieri. “Dov’è sua figlia?”. Sono entrato in camera e ho visto la finestra aperta».
L’ULTIMA SERATA
A fine novembre del
2012 Carolina partecipa a una festa in
casa di amici. Si ride, si scherza e si balla,
ma a un certo punto si alzano i toni.
«Lei era quasi astemia. Ma quella sera
è successo qualcosa. Carolina ha bevuto
tanto da perdere i sensi. Mi hanno telefonato
di andare a prenderla perché
stava troppo male. Era talmente sfinita
che il giorno dopo non ricordava nemmeno
i miei schiaffi per svegliarla né
nulla di quanto accaduto». Tra i ragazzi
della festa c’erano anche gli amici del
suo ex, il ragazzino con cui la giovane
non voleva più stare. «Da lì in poi non
so bene cosa possa essere successo, se
qualcuno le abbia messo qualcosa nel
bicchiere. So solo quello che resta, un
video che ritraeva Carolina in quello
stato e che un mese dopo è stato postato
e ha iniziato a girare sulla Rete. La
vergogna è stata insopportabile».
Carolina che usava normalmente
Internet, social e Web. Carolina brava a
scuola e piena di amici. Carolina l’insospettabile.
«Mai avrei immaginato una
cosa del genere, che covasse un tale disagio.
Non ha mai dato segnali, mai lasciato
trapelare nulla né con me né con
la madre né con le sorelle. Nemmeno
con la sua migliore amica. L’età tra i 13
e i 14 anni è incredibile. L’insegnante
della scuola media è più materno e presente.
Al liceo passi da ragazzina a ragazza,
un salto incredibile di maturità,
sessuale ed esteriore. Hai delle compagnie
nuove, si spersonalizza il rapporto tra insegnante e alunno. Carolina poi
ha cambiato scuola, dalle magistrali allo
scientifico. I suoi insegnanti non
hanno avuto neanche il tempo di capire.
Né loro né io, altrimenti sarei intervenuto,
avrei indagato. Ma quel video,
virale e inarrestabile, è stato uno stillicidio.
Mentre lo ricevi tu, lo ricevono
anche altri. Un video, 2.600 insulti e
non ti puoi nascondere».
LE PAROLE FANNO PIÙ MALE DELLE BOTTE
Picchio non trova pace, lui che dalla
mattina successiva non ha più rimesso
piede nella casa di Novara in cui abitava
da solo con la figlia. «Tutti abbiamo
conosciuto un bullo, lo spaccone. Oggi
su Internet, però, il cyberbullo non è il
“capo gang” ma un personaggio pavido,
insicuro, frustrato lui stesso e che
ha tra le mani uno strumento micidiale.
I ragazzi non si rendono conto che il
Web è reale, come la vita».
Ci mostra due lettere che la ragazza
ha scritto prima di togliersi la vita. Le
stringe tra le mani e stenta a trattenere
le lacrime. «Le parole fanno più male
delle botte», scrive la ragazza. «Spero
che adesso sarete un po’ più sensibili
sulle parole». Un grido di dolore silenzioso
che il padre stesso non ha capito.
«Ma a cui oggi voglio dare voce, per lei
e per tutte le altre Caroline».