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sabato 22 marzo 2025
 
ECUMENISMO
 

Pasqua comune? Mosca dice no

16/06/2015  Il protodiacono Andrey Kurayev, uno dei più noti teologi del Patriarcato ortodosso di Mosca, in un’intervista all’agenzia russa Interfax ha definito “irrealistica” la proposta del Papa di trovare una data comune per la celebrazione della Pasqua.

Sacerdoti e fedeli ortodossi nella Piazza Rossa, a Mosca. Foto Reuters.
Sacerdoti e fedeli ortodossi nella Piazza Rossa, a Mosca. Foto Reuters.

Mosca non ci sta e respinge al mittente, cioè a Papa Francesco, l’idea di una data comune tra cattolici e ortodossi per la celebrazione della Pasqua. Il protodiacono Andrey Kurayev, uno dei più noti teologi del Patriarcato ortodosso di Mosca, in un’intervista all’agenzia russa Interfax ha definito “irrealistica” la proposta del Papa di trovare una data comune per la celebrazione della Pasqua.
E anche l’arciprete Nokolai Balashov, vice-presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato, accoglie con cautela la proposta del Papa e spiega all’agenzia Tass che “se il Papa intende accettare la data degli ortodossi allora la sua proposta è benvenuta, mentre in caso contrario è inaccettabile”.

Una questione delicata

La questione è più delicata di quanto sembra a prima vista e l’idea semplice di papa Francesco, cioè si trovare almeno l’unità sulla resurrezione di Cristo, s’intreccia con questioni politiche circa il primato anche all’interno della stessa ortodossia. Non è un caso che la prima Chiesa ortodossa a parlare con accenti negativi sia proprio il Patriarcato di Mosca antagonista principale del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli di Bartolomeo I, il quale non ha chiuso finora la discussione, anzi si sa di una sua disponibilità a discuterne. Sul tavolo, secondo il Papa, non c’è la riforma delle regole, ma solo un rafforzamento dell’identità comune, di un testimonianza comune di fronte al mondo. Si tratta di quell’ecumenismo pratico e di popolo, che rifugge il dibattito tra gli esperti e le convenzioni che si sono stratificate per secoli non certo a causa del Vangelo. L’idea di Francesco non è nuova e già Montini l’aveva avanzata dopo il Concilio.

Celebrazione della Pasqua ortodossa a Mosca, nella Cattedrale di Gesù Salvatore, nella notte tra il 19 e il 20 aprile 2014. Foto Reuters
Celebrazione della Pasqua ortodossa a Mosca, nella Cattedrale di Gesù Salvatore, nella notte tra il 19 e il 20 aprile 2014. Foto Reuters

Bergoglio vuole rafforzare l’identità cristiana

  

Papa Francesco ha spiegato che la Chiesa cattolica potrebbe rinunciare alla sua data e cioè il primo solstizio dopo la luna piena di marzo e mettersi d’accordo per esempio sulla “seconda domenica di aprile”. Basta per accontentare gli ortodossi? A Bartolomeo forse sì, ma non sembra essere così per le altre Chiese ortodosse. La mossa preventiva di Mosca rischia così di mettere in difficoltà Costantinopoli e il Patriarca ecumenico con cui i rapporti non sono buoni e anzi si sono deteriorati ulteriormente dopo la decisione di convocare finalmente un Concilio pan-ortodosso per l’anno prossimo, nonostante le resistenze di Mosca.

Un concilio delle Chiese ortodosse è atteso da decine d’anni, ma mai è stato trovato un accordo. Papa Francesco quando ha lanciato la proposta della Pasqua comune si è proprio riferito al Concilio con grande speranza. Ma gli interlocutori moscoviti hanno subito reagito sottolineando che nell’agenda dell’assise pan ortodossa non è prevista una discussione sulla revisione della data della Pasqua, sulla quale per altro tra Mosca e Costantinopoli c’è concordanza a differenza di ciò che accade in altre Chiese autocefale ortodosse. Quella finlandese per esempio adotta la stessa data dei cattolici. Per arrivare ad una data comune resta così solo un gesto unilaterale della Chiesa cattolica. Che finora non è mai stato fatto, anche se già Montini aveva aperto alla possibilità.

Il problema del calendario

In discussione infatti non c’è la data della Pasqua in senso stretto, ma il calendario. I cattolici seguono quello gregoriano, gli ortodossi quello giuliano e il calendario liturgico è legato ad essi. Nel calendario liturgico cattolico ci sono date fisse, come il Natale, e date mobili, legate alla data della Pasqua. Rendere fissa la data della Pasqua significa riformare l’intero calendario liturgico. Il gesto di Papa Francesco viene riconosciuto dall’arciprete Balasohv nell’intervista alla Tass, come “un gesto di buona volontà”, ma immediatamente aggiunge che ciò non può comportare “il cambiamento delle nostre tradizioni del primo millennio del cristianesimo”. La data della Pasqua venne fissata nel Concilio di Nicea del 325 e venne legata al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.

Allora vi furono estenuanti discussioni per arrivare alla scelta. Fino al 1582 è sempre stato così. Poi con la riforma del calendario operata da Papa Gregorio XIII tutto è cambiato. Così la Chiesa ortodossa festeggia sì la Pasqua nella domenica successiva alla prima luna nuova piena, ma secondo un calendario diverso. Quest’anno la Pasqua cattolica era il 5 aprile, mentre quella ortodossa il 12 aprile. A volte si festeggiano insieme, ma a causa dei cicli astronomici. La prossima volta accadrà per la Pasqua del 2017 che sarà per tutti il 17 aprile. Gli ortodossi non intendono dunque rinunciare a ciò che stabilisce il Concilio di Nicea.

Mosca, 17 aprile 2015. Un turista fotografa la Cattedrale di San Basilio. Foto Reuters.
Mosca, 17 aprile 2015. Un turista fotografa la Cattedrale di San Basilio. Foto Reuters.

Papa Francesco più avanti di tutti

  

Papa Francesco è disposto a rinunciare a ciò che ha stabilito un suo predecessore, riformando addirittura il calendario e tornado a quello in cui le Chiese cristiane non erano ancora divise dallo scisma del 1054? Le aperture ecumeniche di Bergoglio finora sono state clamorose. Si può ricordare il gesto di chiedere la benedizione a Bartolomeo ad Istanbul l’anno scorso, ma soprattutto la svolta della prossima enciclica. Per la prima volta in un documento del Magistero del papa di Roma sono citate riflessioni e considerazioni teologiche del patriarca ecumenico di Costantinopoli, comunemente definita la seconda Roma, le quali così assurgono allo stesso livello di magistero del Pontefice.

Lo ha annunciato lo stesso Bergoglio parlando al ritiro mondiale dei sacerdoti in San Giovanni in Laterano: “Ci sono due paragrafi riferirti al Bartolomeo grande difensore della creazione”. Mai si era andati così vicini alla piena unità. Ma non a tutti piace e resistenze ci sono in seno al grande arcipelago dell’ortodossia e non va escluso che ve ne siano anche all’interno dell’ecumene cattolica. I commenti dei prossimi giorni dopo che verrà pubblicata l’enciclica ne offriranno una misura.

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