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giovedì 12 settembre 2024
 
 

Pasqua negata: Israele non concede visti a 600 cristiani di Gaza

30/03/2018  A circa 600 credenti della Striscia (cattolici e ortodossi) non è stato concesso il permesso di recarsi a recarsi a Gerusalemme per pregare. La ragione? A Natale 21 persone che avevano usufruire di un permesso analogo non hanno fatto ritorno a casa. Il parroco, tramite l'agenzia Sir lancia un appello ai cristiani di tutto il mondo: "Pregate per noi che stiamo soffrendo!"

Padre Mario Da Silva, parroco di Gaza. Questa foto e quella di copertina sono di Daniele Rocchi/Sir
Padre Mario Da Silva, parroco di Gaza. Questa foto e quella di copertina sono di Daniele Rocchi/Sir

I venti di guerra che soffiano su Gaza non risparmiano in quanto a tensioni e sgomento anche la piccola comunità cristiana composta da circa 1.000 fedeli, di cui poco più di 130 i cattolici. E' una Pasqua di “grande paura”. A raccontare al'agenzia di stampa Sir lo stato d’animo dei fedeli è padre Mario Da Silva, parroco della comunità latina della “Sacra Famiglia” sita nel quartiere orientale di al-Zeitun. “Da più parti – spiega il parroco di origini brasiliane – si dice che si sta preparando un nuovo confluitto. Gli animi non sono tranquilli”. Non sono ancora state rimarginate le ferite delle campagne militari precedenti, con migliaia di morti, distruzioni e macerie, che già si prepara una nuova guerra.

“Alla tensione palpabile si aggiunge un ulteriore problema: Israele non ci ha concesso i permessi (si parla di 600 permessi, ndr.) per uscire dalla Striscia e andare a Gerusalemme e nei Territori per pregare per la Pasqua. La ragione di questa decisione – aggiunge padre da Silva – risiede nel fatto che 21 persone che erano uscite con i permessi per Natale dello scorso anno non sono rientrate a Gaza. Pertanto fin quando non faranno rientro nella Striscia, Israele non concederà permessi. E dubito che ciò accadrà. Fino ad oggi non abbiamo permessi”. Dal Patriarcato Latino di Gerusalemme trapela delusione per la mancata concessione di permessi laddove, si rimarca, “i fedeli non dovrebbero nemmeno essere tenuti a chiedere il permesso di uscire per recarsi a pregare nei luoghi della crocifissione, morte e resurrezione di Gesù”.

Con questo clima che si respira adesso a Gaza difficile prevedere come santificare la Pasqua.. Celebreremo tutte le funzioni all’interno ma non so quanti fedeli troveranno la forza per uscire e venire in chiesa”. Ma viene Pasqua lo stesso a Gaza. Padre Da Silva lo ribadisce nel suo appello ai cristiani nel mondo lanciato attraverso il Sir: “Io e la mia comunità vogliamo inviare i nostri auguri di Pasqua di Resurrezione a tutti i nostri fratelli nel mondo, con una richiesta: pregate per noi che stiamo soffrendo con Cristo. Vogliamo risorgere con Lui per avere una vita nuova. Dio vi benedica tutti e pregate per noi. Noi offriamo le nostre sofferenze per il bene del mondo e per tutti voi!”.

 

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