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lunedì 23 giugno 2025
 
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Credere

Pasquale Ferrara: "La fede può costruire un mondo di pace"

15/06/2023  «Le religioni non sono un ostacolo, anzi», dice il diplomatico della Farnesina.«Possono lavorare insieme Contro il cambiamento climatico e per le migrazioni»

Un Paese è innocente quando ha una politica internazionale svolta non all’insegna del potere nudo e crudo e del solo interesse nazionale, ma che guarda al mondo con la fiducia e la volontà di “fabbricare” la pace. In Cercando un paese innocente. La pace possibile in un mondo in frantumi (Città Nuova), Pasquale Ferrara si oppone all’idea che realismo in politica voglia dire fare solo i propri interessi e ragionare in termini di egemonie e militarismi. Nel disordine mondiale, qui ben descritto, la politica, per realizzare una pace strutturale, dovrebbe indicare che non esistono interessi nazionali che non coincidano anche con gli interessi condivisi dell’umanità, che la collaborazione non è una graziosa concessione di stile diplomatico, ma una verità di per se stessa evidente.

«Le relazioni internazionali non sono sempre rose e fiori, anzi, ma perseguire l’unità della famiglia umana su scala mondiale può essere determinante per la politica della pace». Convinto che «non esiste una diplomazia cattolica, ma una diplomazia dell’impegno»,

l’ambasciatore Pasquale Ferrara (che ha appena pubblicato un libro sulla «pace possibile in un mondo in frantumi») racconta come la fede abbia inciso nella sua scelta di vita e lo abbia ispirato per tutta la sua carriera diplomatica. Sessantacinque anni, nato a Caserta, entrato in diplomazia nel 1984, Ferrara è stato in servizio nelle sedi diplomatiche di Santiago del Cile, Atene, Bruxelles, Washington, poi segretario generale dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, ambasciatore ad Algeri, e successivamente inviato speciale per la Libia.

Dal 2021 è direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza del Ministero degli esteri. In queste stanze della Farnesina è stato messo a punto, in un momento in cui sembrava possibile un negoziato, un elenco di suggerimenti per la pace in Ucraina, dopo l’aggressione russa. Poi la guerra sul campo ha allontanato le trattative, nonostante alcune intese settoriali, sul grano ucraino, lo scambio di prigionieri, il nucleare.

LA SCINTILLA ALL’IMPEGNO

«Anche mia moglie», racconta l’ambasciatore,

«è credente, e mi dà molte lezioni di vita cristiana. Abbiamo tre figli, e non sempre è stato facile per la famiglia: in giro per mezzo mondo, ogni volta cambiare scuola, troncare legami e amicizie… I figli ormai sono uomini e fanno la loro strada, alcuni sono credenti a modo loro, quello di cui mia moglie e io siamo contenti è di aver seminato in loro una idea di rettitudine».

Di incarico in incarico, Ferrara ha perseguito la propria idea di diplomazia come

«arte di costruire ponti, trovare convergenze e saper ascoltare senza filtri interpretativi».

La sua fede è nata in seno a

«una famiglia cattolica del sud, credente ma non particolarmente fervente, e in una realtà piccola, in cui era forte la dimensione associativa, e ricche le opere di solidarietà e di volontariato».

«La scintilla per lavorare professionalmente per la pace»

l’ha trovata più avanti, quando ha incontrato Chiara Lubich:

«Il suo motto, “tutti siano uno”, si è saldato immediatamente con la mia passione per le vicende del mondo, mi ha spinto a studiare relazioni internazionali e a perseguire la carriera diplomatica. Già da ragazzo, poi, ho tratto ispirazione dagli scritti di Emmanuel Mounier, il filosofo del personalismo comunitario che mi ha aperto gli occhi su alcuni disastri del capitalismo e mi ha colpito per il suo modo di affrontare il dolore per la perdita della figlia giovanissima».

La fede lo ha spinto

«a scegliere, fin dall’inizio, situazioni non comode, e profondamente lacerate, come il Cile di Pinochet nel 1989: tutti giovanissimi», racconta l’ambasciatore,

«abbiamo attivato un Centro per il dialogo cui partecipavano sia comunisti, sia sostenitori di Pinochet, sia democristiani, e ci siamo trovati a vivere la transizione e un momento delicatissimo per il Paese al di fuori della formalità diplomatica. Anche nella mia ultima missione all’estero, come ambasciatore in Algeria nel 2016, la mia stella polare è stata guardare alle persone senza pregiudizi, con grande rispetto: non vedevo arabi o musulmani, ma persone con i nostri stessi problemi e le nostre stesse speranze».

IL DIALOGO INNANZITUTTO

  

A Tlemcen, ai confini con il Marocco, Ferrara ha trovato «una comunità focolarina composta al 90% da musulmani maghrebini, con una matrice di islam derivante dalla tradizione del sufismo. Non si parla di incontro tra fedi, si condivide una stessa esperienza di fede: persone che cercano di essere buoni musulmani, altre buoni cattolici, in una dimensione di vita quotidiana. È stata una scoperta straordinaria, che mi ha aperto gli occhi e mi ha aiutato a capire il Paese dove svolgevo la mia missione diplomatica; non facevamo conferenze interreligiose, si trattava piuttosto di vita di comunità, portando avanti una serie di iniziative di aiuto a persone in difficoltà e un costante dialogo su problematiche sociali.

Ho trovato lì molti amici, li conservo ancora, sono stato in famiglia con loro anche in periodi forti per l’islam, come il mese di Ramadan».

LA SANTA SEDE PER L’UCRAINA

Per chi lo intervista, l’ambasciatore sembra esprimere bene quello che egli chiama «il potere connettivo della cultura politica italiana: mettere in relazione, cercare sempre il dialogo, il punto di convergenza.

Da Marco Polo in poi il potere connettivo è appannaggio della tradizione italiana, riposa in una cultura profonda, vale per opzioni di fede o di altro tipo».

La diplomazia del Papa ha una chance in Ucraina?

«Di certo è credibile, perché non ha interessi economici, militari, egemonici, non è schierata», risponde l’ambasciatore. «Certo, per fare la pace bisogna essere in due, ma il Papa ha dato segnali profetici – come anche nell’ultima Via crucis al Colosseo – e ho fiducia che verrà il momento giusto».

Testo di Giovanna Chirri

CHI É PASQUALE FERRARA?

  

Età 65 anni

Professione Diplomatico

Missioni Già ambasciatore ad Algeri

Fede Vissuta dentro il Movimento dei Focolari

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