Effettivamente c’è una frase che avrebbe meritato una discussione e una revisione. Essa si trova tra le parole della consacrazione, quelle che il sacerdote pronuncia sul pane, ed è il termine “sacrificio” («Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi»). Ebbene, essa è del tutto assente nell’editio typica del Messale in latino («Hoc est enim corpus meum, quod pro vobis tradetur [verbo al futuro]», che di fatto è più vicina al testo originale greco, cfr. Lc 22,19b: «hymon didómenon», “dato per voi”). Indubbiamente tale aggiunta in lingua italiana (che non trova alcun riscontro nelle traduzioni dei Messali inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese eccetera), induce a interpretare in prospettiva sacrificale-cultuale la donazione di Cristo. In realtà nei testi neotestamentari dell’istituzione dell’Eucaristia (1Cor 11,23-26; Mc 14,22-24; Lc 22,19-20; Mt 26,26-28) non ricorre mai il lessico tecnico cultuale-sacrificale.