La proposta è secca: non bisogna parlare del cristiano laico, ma del cristiano testimone. Insomma, come dice il sottotitolo del libro del teologo Marco Vergottini, è arrivato il momento del «congedo dalla teologia del laicato».
Ne “Il cristiano testimone”, appena pubblicato dalle edizioni Dehoniane, il responsabile della Segreteria delle Scuole per operatori pastorali della Diocesi di Milano riflette sul ruolo dei laici nella Chiesa. Il laico, infatti, è stato il convitato di pietra per un profondo ripensamento della dottrina del Concilio sulla Chiesa, nonostante sia noto che le discussioni più accanite siano avvenute sul rapporto tra primato ed episcopato. Nel post-Concilio, il leitmotiv è stato «accelerare l’ora dei laici»: «uno slogan tanto retoricamente proclamato, quanto praticamente poco esplorato», per Franco Giulio Brambilla, il vescovo di Novara che firma l’introduzione.
Quale “spazio” per i laici è una questione che ha attraversato tutto il Novecento. Spiega monsignor Brambilla, già preside della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale dove Vergottini insegna: «Fin dalla sua formulazione suppone la negazione di una sua soggettività o protagonismo nella Chiesa, che risale all’inizio del secondo millennio con la riforma gregoriana, quando la Chiesa per salvare la libertas ecclesiae difese la sua missione dall’invasione del piede politico, asserragliandosi nel bastione della potestas del clero». In eredità è rimasta l’idea di pensare alla missione della Chiesa all’interno dello schema dei due ordini (natura e soprannatura): la «teologia del laicato» ha cercato di custodire ed esprimere lo «spazio del laico», rimanendone in qualche modo imbrigliata, senza riuscire a svolgerne in positivo la figura. La questione del laico cristiano ha oscillato tra la rivendicazione di un ruolo nella Chiesa accanto ai chierici e ai religiosi e la concessione di un compito nel mondo che riconosca la sua «indole secolare». Pare che il laico per trovare la sua specificità nella Chiesa debba traslocare nel mondo per «animarlo cristianamente» o, secondo l’altra formula, per «ordinare le cose del mondo secondo Dio». In tale slittamento consiste la questione del laico, ma per Vergottini la sua soluzione non sta nel déplacement del laico nel mondo.
Da qui la proposta del libro di dichiarare «l’esaurimento della teologia del laicato, proprio per ereditare lo spazio del laico nella missione della Chiesa, che è quello di dire e donare l’evangelo nella storia del mondo». Esemplifica il concetto don Virginio Colmegna, fondatore della Casa della Carità che ha ospitato la presentazione del libro: «Storicamente la teologia del laicato ha avuto il merito di ridare valore teologico alle cose terrestri. Ci ha insegnato che, di fronte ai morti nel Mediterraneo, preghiera e azione vanno insieme. Il modello è Papa Francesco che inserisce a pieno il Vangelo nella storia laica».
Vergottini si rifà al cardinal Martini, con cui è stato segretario del Consiglio Pastorale Diocesano dal 1984 al 2002: il biblista usava raramente il termine “laico”, rilevando che nel Nuovo Testamento non compare mai. Nel suo Magistero l’uso di “fedeli laici” voleva sollecitare una promozione di tutti alla maturità ecclesiale, accompagnata però dalla convinzione che quel termine fosse logorato da un’equivocità semantica. Nel lessico ecclesiastico infatti sono definiti laici quanti non hanno ricevuto gli ordini sacri, ma nel linguaggio dei media vengono così indicati coloro che esprimono valori antitetici, o autonomi, a quelli cattolici, fino all’uso francofono di laïcité, che significa neutralità pubblica nei confronti della religione e marginalizzazione della religione nello spazio privato.
I capitoli dispari del libro di Vergottini sono un trittico attorno a laico-laicato-laicità, non come questione di poteri ma ponendo il laico come asse per ripensare il rapporto Chiesa-mondo, e più ancora radicalmente la relazione cristologia-antropologia. Nel terzo capitolo vengono accostate due figure di grande rilievo nel cattolicesimo contemporaneo che hanno promosso lo “spazio del laico”: Giovanni Battista Montini e Jean Guitton. L’arcivescovo milanese dedicò oltre 40 discorsi al tema, da cui emerge un atteggiamento ambivalente: la sottolineatura dell’uguaglianza di tutti i battezzati in forza del sacerdozio comune e di un loro ruolo attivo nella Chiesa, infatti, non conduce il futuro Paolo VI a concepire l’impegno laicale se non come subalterno alla gerarchia, che rimane in senso pieno depositaria della missione evangelica. Rimane dunque la netta separazione tra Chiesa docente e Chiesa discente, ma due episodi in cui Montini si trovò a prendere le difese di Marcello Candia e Giorgio La Pira mostrano come la teologia del laicato non può non considerare la mutazione storica della presenza civile del laico.
Nel quinto capitolo Vergottini si concentra sull’episodio più rilevante del post-Concilio, che porta alla riapertura del dossier sui laici intorno al Sinodo dell’87 (Christifideles Laici). Spiega monsignor Brambilla: «Qui la discussione entra nel conflitto delle interpretazioni: a) la “secolarità” come indole peculiare dei laici; b) la “teologia dei ministeri” nel quadro del binomio comunità-ministeri; c) la “laicità” come dimensione caratteristica di tutto il popolo di Dio; d) il superamento della figura del “laico” in quella del “cristiano”». È un dibattito tutto italiano sulla cui scena sfilano i protagonisti del Novecento (Lazzati, Forte, Dianich, Canobbio, la Scuola di Milano). È stato il momento più alto del post-Concilio nella discussione ecclesiologica sul laico.
I capitoli pari del libro presentano invece un’analisi della teologia del laicato nel maggiore dei suoi rappresentanti (Yves Congar) e nel momento epocale del Vaticano II. Vergottini qui tenta una ricostruzione della teologia conciliare, senza appiattirla in una visione omogenea. Il “prendere congedo” dalla teologia sui laici comporta infatti «la ricomprensione in una prospettiva più originaria della loro identità cristiana e della condizione in cui versano».
Il cristiano testimone. Congedo dalla teologia del laicato
Edb, pagine 302, euro 25,00
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