I disturbi alle mani sono tra i problemi
più diff usi e sentiti dalle donne.
Fitte, formicolii, indolenzimenti
troppo spesso si trascurano e sfociano
in problemi anche seri.
Per parlare di queste patologie a
Tv2000 ospite della nuova trasmissione
Il mio medico il professor Marco Lanzetta,
uno dei chirurghi della mano più noti
al mondo, anche per i suoi interventi pioneristici
di trapianto di mano, consulente
internazionale dell’Istituto italiano di chirurgia
della mano e del Centro nazionale
artrosi, con sedi a Monza, Reggio Emilia,
Treviso e Roma (www.iicm.it) e docente
presso l’Università di Canberra, in Australia
e la Ludes di Lugano, in Svizzera.
- Professore, perché noi donne
soff riamo molto di queste patologie?
«Per una serie di motivi, principalmente
dovuti a una maggiore ereditarietà, come
nel caso dell’artrosi, o anche a squilibri
ormonali tipici di alcuni passaggi della vita
femminile, legati a gravidanza, allattamento,
menopausa. Anche i lavori di casa
possono provocarle o peggiorarle».
- Parliamo di artrosi. Quali i sintomi?
«L’artrosi della mano è una condizione
che colpisce circa 5 milioni di persone
nel nostro Paese ed è la più frequente tra
le patologie che riguardano gli anziani.
Può comparire già intorno ai 45 anni, con
una netta prevalenza nel sesso femminile.
Si tratta di una malattia articolare cronico-
degenerativa che nel tempo tende a
progredire nella sua gravità.
I sintomi? Le articolazioni delle dita si
gonfiano, possono arrossarsi, far male soprattutto dopo giornate di lavoro intenso.
Con il tempo, da sei mesi a un anno, il dolore
si attenua, ma compaiono delle antiestetiche
nodosità, i cosiddetti noduli di
Heberden, che si formano sul lato dorsale
delle articolazioni vicine alle unghie. In seguito
anche altre articolazioni della mano
possono essere colpite, soprattutto quella
alla base del pollice e diventa impossibile
compiere movimenti di rotazione».
- Quali sono i fattori di rischio?
«L’artrosi più comune viene defi nita primaria
e si verifica spontaneamente a causa
di una predisposizione genetica. Quando
invece è secondaria, di solito si verifica
perchè c’è stato un evento traumatico come
una frattura, magari in gioventù, che
ha comportato una lesione. Anche un’alimentazione
scorretta può essere responsabile
di un aggravamento o di una accelerazione
della malattia».
- Come si diagnostica e quali sono le
nuove terapie per l’artrosi?
«La diagnosi si eff ettua con un esame clinico
da parte del chirurgo della mano,
che richiede una radiografi a e spesso anche
un’analisi del sangue. L’artrosi si può
curare. Se si tratta di una forma iniziale, si
ricorre a un programma specifi co di fi sioterapia. Nelle forme più avanzate si può
intervenire con un’infiltrazione radioguidata,
cioè effettuata controllando su un
monitor radiologico l’esatto posizionamento
della sonda. Oppure con l’utilizzo
delle cellule staminali, prelevate dallo
stesso paziente attraverso una procedura
mini invasiva. Anche la terapia con applicazione
cutanea di un gel veicolato con un
laser può essere molto effi cace e con risultati
molto duraturi nel tempo. Nelle forme
più gravi si ricorre invece alla chirurgia».
- Quali gli alimenti ideali da consumare
per combattere l’artrosi?
«Il regime alimentare va personalizzato,
ma, in generale è corretto evitare carne,
zuccheri, farine raffinate, alcuni vegetali e
grassi in eccesso. Esistono anche integratori
alimentari naturali che aumentano la
resistenza all’usura e al carico delle articolazioni.
Alcune sostanze hanno dimostrato
effetti benefici anche a lungo termine,
ma resta valido il principio che qualunque
tipo di assunzione deve essere concordata
con il proprio chirurgo della mano».
- Parliamo ora di sindrome del tunnel
carpale, quali i sintomi e le terapie?
«Inizialmente compare un formicolio alle
dita, intorpidimento e gonfi ore. Poi
il fastidio diventa dolore e sale fino all’avambraccio.
Nella fase avanzata, la compressione
del nervo mediano al polso fa
perdere sensibilità e forza alla mano rendendo
difficile afferrare degli oggetti. La
terapia varia a seconda della gravità del disturbo.
Se la sindrome è lieve si dovranno
prendere degli antinfi ammatori naturali
ed eseguire degli esercizi di riabilitazione.
È molto effi cace indossare un tutore personalizzato
durante la notte. Se moderata,
si possono eseguire delle infi ltrazioni
locali con cortisone, se invece è grave si ricorre
alla chirurgia».
- E il dito a scatto?
«È una malattia dovuta a un intrappolamento
dei tendini flessori (che piegano le
dita) all’interno di uno spazio che sta alla
base del dito, sul versante del palmo. Il dito
si gonfia, fa molto male alla flessione,
che avviene spesso con uno scatto. Si cura
con un successo di oltre il 90 per cento
con un’infiltrazione di cortisone solo nelle
fasi iniziali. In seguito bisogna procedere a
un piccolo intervento».
- Parliamo ora della cosiddetta tendinite
di De Quervain.
«È dovuta a un difficile scorrimento dei
tendini che deviano il polso verso l’interno
per un’infiammazione. È tipica delle
mamme e delle nonne che portano un
bambino piccolo in braccio e di parrucchiere,
cassiere, insegnanti di asili nido. Si
cura con una serie di azioni contemporanee:
un’infiltrazione, un periodo di riposo
e un tutore. Se non è trattata tempestivamente,
può diventare cronica e a quel
punto non resta che l’intervento, che però
risolve il problema completamente».
- Quale la giusta prevenzione?
«Non sottoporre le mani a sforzi estremi
e ripetitivi, non sottovalutare i primi sintomi,
e poi pensare all’alimentazione con
più attenzione: anche così si può prevenire
l’insorgenza o la progressione rapida di
alcuni disturbi, in primis l’artrosi, per non
parlare delle altre malattie».