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Benessere

Patologia della mano, un problema al femminile

27/02/2015  Fitte, formicolii, dolore al palmo e alle dita: le donne sono le più colpite da questi sintomi, per motivi ereditari, ormonali e lavorativi. Il professor Marco Lanzetta ci spiega come prevenire i disturbi più gravi.

I disturbi alle mani sono tra i problemi più diff usi e sentiti dalle donne. Fitte, formicolii, indolenzimenti troppo spesso si trascurano e sfociano in problemi anche seri. Per parlare di queste patologie a Tv2000 ospite della nuova trasmissione Il mio medico il professor Marco Lanzetta, uno dei chirurghi della mano più noti al mondo, anche per i suoi interventi pioneristici di trapianto di mano, consulente internazionale dell’Istituto italiano di chirurgia della mano e del Centro nazionale artrosi, con sedi a Monza, Reggio Emilia, Treviso e Roma (www.iicm.it) e docente presso l’Università di Canberra, in Australia e la Ludes di Lugano, in Svizzera.

- Professore, perché noi donne soff riamo molto di queste patologie?

«Per una serie di motivi, principalmente dovuti a una maggiore ereditarietà, come nel caso dell’artrosi, o anche a squilibri ormonali tipici di alcuni passaggi della vita femminile, legati a gravidanza, allattamento, menopausa. Anche i lavori di casa possono provocarle o peggiorarle».

- Parliamo di artrosi. Quali i sintomi?

«L’artrosi della mano è una condizione che colpisce circa 5 milioni di persone nel nostro Paese ed è la più frequente tra le patologie che riguardano gli anziani. Può comparire già intorno ai 45 anni, con una netta prevalenza nel sesso femminile. Si tratta di una malattia articolare cronico- degenerativa che nel tempo tende a progredire nella sua gravità. I sintomi? Le articolazioni delle dita si gonfiano, possono arrossarsi, far male soprattutto dopo giornate di lavoro intenso. Con il tempo, da sei mesi a un anno, il dolore si attenua, ma compaiono delle antiestetiche nodosità, i cosiddetti noduli di Heberden, che si formano sul lato dorsale delle articolazioni vicine alle unghie. In seguito anche altre articolazioni della mano possono essere colpite, soprattutto quella alla base del pollice e diventa impossibile compiere movimenti di rotazione».

- Quali sono i fattori di rischio?

«L’artrosi più comune viene defi nita primaria e si verifica spontaneamente a causa di una predisposizione genetica. Quando invece è secondaria, di solito si verifica perchè c’è stato un evento traumatico come una frattura, magari in gioventù, che ha comportato una lesione. Anche un’alimentazione scorretta può essere responsabile di un aggravamento o di una accelerazione della malattia».

- Come si diagnostica e quali sono le nuove terapie per l’artrosi?


«La diagnosi si eff ettua con un esame clinico da parte del chirurgo della mano, che richiede una radiografi a e spesso anche un’analisi del sangue. L’artrosi si può curare. Se si tratta di una forma iniziale, si ricorre a un programma specifi co di fi sioterapia. Nelle forme più avanzate si può intervenire con un’infiltrazione radioguidata, cioè effettuata controllando su un monitor radiologico l’esatto posizionamento della sonda. Oppure con l’utilizzo delle cellule staminali, prelevate dallo stesso paziente attraverso una procedura mini invasiva. Anche la terapia con applicazione cutanea di un gel veicolato con un laser può essere molto effi cace e con risultati molto duraturi nel tempo. Nelle forme più gravi si ricorre invece alla chirurgia».

- Quali gli alimenti ideali da consumare per combattere l’artrosi?

«Il regime alimentare va personalizzato, ma, in generale è corretto evitare carne, zuccheri, farine raffinate, alcuni vegetali e grassi in eccesso. Esistono anche integratori alimentari naturali che aumentano la resistenza all’usura e al carico delle articolazioni. Alcune sostanze hanno dimostrato effetti benefici anche a lungo termine, ma resta valido il principio che qualunque tipo di assunzione deve essere concordata con il proprio chirurgo della mano».

- Parliamo ora di sindrome del tunnel carpale, quali i sintomi e le terapie?
«Inizialmente compare un formicolio alle dita, intorpidimento e gonfi ore. Poi il fastidio diventa dolore e sale fino all’avambraccio. Nella fase avanzata, la compressione del nervo mediano al polso fa perdere sensibilità e forza alla mano rendendo difficile afferrare degli oggetti. La terapia varia a seconda della gravità del disturbo. Se la sindrome è lieve si dovranno prendere degli antinfi ammatori naturali ed eseguire degli esercizi di riabilitazione. È molto effi cace indossare un tutore personalizzato durante la notte. Se moderata, si possono eseguire delle infi ltrazioni locali con cortisone, se invece è grave si ricorre alla chirurgia».

- E il dito a scatto?


«È una malattia dovuta a un intrappolamento dei tendini flessori (che piegano le dita) all’interno di uno spazio che sta alla base del dito, sul versante del palmo. Il dito si gonfia, fa molto male alla flessione, che avviene spesso con uno scatto. Si cura con un successo di oltre il 90 per cento con un’infiltrazione di cortisone solo nelle fasi iniziali. In seguito bisogna procedere a un piccolo intervento».

- Parliamo ora della cosiddetta tendinite di De Quervain.

«È dovuta a un difficile scorrimento dei tendini che deviano il polso verso l’interno per un’infiammazione. È tipica delle mamme e delle nonne che portano un bambino piccolo in braccio e di parrucchiere, cassiere, insegnanti di asili nido. Si cura con una serie di azioni contemporanee: un’infiltrazione, un periodo di riposo e un tutore. Se non è trattata tempestivamente, può diventare cronica e a quel punto non resta che l’intervento, che però risolve il problema completamente».

- Quale la giusta prevenzione?


«Non sottoporre le mani a sforzi estremi e ripetitivi, non sottovalutare i primi sintomi, e poi pensare all’alimentazione con più attenzione: anche così si può prevenire l’insorgenza o la progressione rapida di alcuni disturbi, in primis l’artrosi, per non parlare delle altre malattie».

 
 
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