Napoli è un pò come la Chiesa: “ sempre santa e peccatrice”. Di volta in volta ci si sofferma, amplificandolo, ora sul primo ora sul secondo aspetto. In questo modo non si rende un buon servizio né ai cittadini nè ai turisti e nemmeno alla verità. La trasmissione di Alberto Angela “ Stanotte a Napoli “ andata in onda la sera di Natale, si è guadagnata - giustamente - gli apprezzamenti e i ringraziamenti di tanta gente. Finalmente di Napoli si parla bene. Anche noi gli siamo riconoscenti. Che Napoli custodisca tesori di inestimabile valore artistico, storico, culturale, religioso è un fatto. Un dono, che senza merito alcuno, la città ha ricevuto da coloro che vennero prima. Qualcuno ha voluto paragonare, in modo polemico, la trasmissione di Angela con serie televisiva Gomorra. Non sono tra gli entusiasti della serie, va detto, però, a onor del vero, che alcune scene sembrano essere state registrate dal vivo. Pochi giorni fa, il nuovo prefetto di Napoli, ha ricevuto in udienza i rappresentanti del “Comitato di liberazione dalla camorra delle aree est e nord di Napoli”, una dozzina di persone. Due preti, don Ciro Cozzolino e il sottoscritto prendevano parte all’incontro. Al prefetto abbiamo raccontato quel che accade, quotidianamente, lontano dalle telecamere, nei nostri quartieri.
Don Ciro aveva appena fatto visita alla famiglia di Antonio Morione, il pescivendolo ucciso a Boscoreale, alla vigila di Natale, durante una delle tante rapine che commercianti e cittadini sono costretti a subire. Per portarci in prefettura, abbiamo attraversato la galleria Umberto I, costruita alla fine dell’ Ottocento. Dopo tanti anni la galleria – imponente, solida, comoda, bella - è ancora là, a differenza, ad esempio, delle “vele di Scampia”, brutti palazzoni, demoliti a pochi decenni dalla loro costruzione. Edilizia popolare, si dirà. A vedere i costi, non si direbbe. Attraversando gli ampi e luminosi spazi della galleria, però, non abbiamo potuto non notare tanti fratelli e sorelle senzatetto, sporchi, affamati, infreddoliti, con accanto gli avanzi del cibo della sera prima, avvolti in squallidi giacigli. Il nostro cuore di cittadini e cristiani ha fatto un balzo. Chi ama l’ordine più delle persone ha la soluzione pronta: sgombrare la galleria e punire i barboni; chi ha a cuore la dignità della persona umana, naturalmente, avrà difficoltà a sottoscrivere. Lo scempio, però, è sotto gli occhi di tutti: gli angoli degli edifici sono diventati orinatoi. Non va bene. A Napoli sono custodite opere antiche e preziose, è vero. Di rendita, però, non si vive. Ci chiediamo: quanti ragazzi e ragazze dei nostri quartieri a rischio, hanno avuto modo di vederle e gustarle, queste bellezze?
Al prefetto abbiamo raccontato, ancora una volta, le varie anime di questa città bella e complessa che fanno fatica a entrare in relazione. Non sono mai entrato al teatro San Carlo e come me migliaia di napoletani lo hanno visto solo dall’esterno. Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, in occasione del trentesimo anniversario del documento scritto da don Giuseppe Diana contro la camorra “ Per amore del mio popolo non tacerò” ha detto, tra l’altro, che “ i preti devono uscire dalle sacrestie”. Giusto, il Vangelo va calato nella realtà. Le soluzioni pratiche dei problemi, però, sono e restano politiche. Come don Peppino, noi non ci tiriamo e non ci tireremo indietro. Da soli, però, possiamo fare ben poco. Spetta allo Stato liberare Napoli e i napoletani - del centro e delle periferie – dall’ asfissiante tirannia della camorra e dei camorristi che non se ne stanno con le mani in mano. Alle prime ore dell’alba dell’anno nuovo, a Fuorigrotta, è stato ucciso un pregiudicato, si pensa in risposta a un altro omicidio avvenuto nel marzo scorso. A Pomigliano d’Arco, il paese del ministro Luigi Di Maio, è stato dato fuoco alle auto della Polizia locale. Tutte distrutte. Al Parco Verde, in Caivano, a pochi passi dalla parrocchia, la sede dell’associazione “Un’ infanzia da vivere” è stata, ancora una volta, vandalizzata. Perché il male non abbia il sopravvento occorre che tutti facciano la loro parte, senza paura e senza ipocrisie.