Ora racconta i successi delle ragazze italiane ai Mondiali. Le stesse per le quali lei è un mito. A 44 anni, è commissario tecnico della Under-15 maschile. Detiene il record del titolo di capocannoniere della Serie A, vinto in 14 occasioni, oltre a quello di presenze in Nazionale, con cui ha disputato 204 gare realizzando 110 gol. Ha giocato con le maglie di Lazio CF, Torino, Modena, ACF Milan, Bardolino Verona/AGSM Verona, Torres e Fiorentina. In carriera ha conquistato 10 scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe italiane. Entrata nel 2015 a far parte della Hall of Fame del Calcio italiano, nel marzo 2017 è diventata la prima donna ad allenare una Nazionale maschile.
«Patrizia è una persona che non pensa di aver fatto cose straordinarie, i suoi numeri nemmeno li conosce e non per falsa modestia», dice la giornalista palermitana de Il Corriere dello Sport Valeria Ancione, 53 anni, che in Volevo essere Maradona romanza la vita della calciatrice a partire dalla sua adolescenza nella periferia romana, a Tor Bella Monaca. «Di Patrizia mi hanno colpito la determinazione, il senso di giustizia, l’altruismo, l’amore profondo per la sorella, l’appartenenza alla famiglia e alla città, l’assenza totale di invidia, gelosia e retropensieri. La sincerità e la capacità di lottare per un ideale, per le donne, per i deboli, per un sogno. La capacità di trovare una soluzione agli inciampi della vita e la forza di non arrendersi ai “lascia perdere, sei una femmina”, trasformandoli in “non lascio perdere proprio perché sono una femmina”», dice Ancione. Nel romanzo, destinato a ragazzi e adolescenti, viene fuori il carattere di una donna che parla del calcio come di un grande amore: «Il calcio per me è amicizie che durano nel tempo, amori, città, viaggi, sfide, impegno, solidarietà, condivisione, partecipazione, priorità, uguaglianza. Non ha confini. È un istinto primario. Ma essenzialmente è la mia vita». E da bambina che a suon di dribbling si è conquistata il rispetto dei maschi compagni di partite nei piazzali di Tor Bella Monaca, aggiunge: «La periferia mi ha insegnato a reagire alle difficoltà, a volte con la solidarietà degli amici, altre con le mie uniche forze e a capire che l’importante non è non cadere ma riuscire sempre a rialzarsi».
Oggi, a 44 anni, Patrizia alle ragazze innamorate come lei di un pallone Super Santos rosso consiglia di «credere nei sogni, di impegnarsi con tutte le proprie forze per raggiungere gli obiettivi, perché chi non prova fallisce in partenza». La sua forza «è legata all’idea di affrontare le difficoltà come vengono, senza fuggirle: come un dribbling a un avversario, lo superi senza scaricare la palla, così ti assumi le responsabilità».
Il romanzo è uscito pochi giorni prima dell’inizio dei Mondiali di calcio femminile, disciplina che ancora fatica a trovare un’attenzione di pubblico, sponsor e media (ma forse i successi di questi giorni, sportivi e presso il pubblico televisivo, potrebbero essere un buon punto di partenza per cambiare le cose). «La nostra Nazionale maschile ha titoli di apertura sui giornali, anche se gioca un’amichevole tra scapoli e ammogliati. Le donne, come in tutte le loro cose, devono sempre dimostrare di essere all’altezza, capaci e meritevoli di spazi. Io credo che le giovani generazioni vadano educate a una vera uguaglianza di genere», continua Ancione.
Al di là del calcio, il romanzo è un classico percorso di formazione. «Sono madre di tre adolescenti e il mio romanzo è per me un’occasione di comunicazione con questa nuova generazione, difficile da stanare, catalogata come “sdraiata” e distratta da un nulla apparente, che noi adulti fatichiamo a comprendere», spiega l’autrice. «Ho grande rispetto per i giovani, incastrati nella rete dei social, precari, sconfitti in partenza, ma che dentro hanno un mondo che solo la nostra fiducia può far venire fuori. Nessuna strada è facile da intraprendere, ma devono trovare il coraggio di affrontare queste salite. Come ha fatto Patrizia. E il risultato finale non è il successo, o i numeri e i record, che sono cose effimere, ma la realizzazione di sé stessi, dei propri sogni e la cura del proprio talento».
(immagine in alto: Patrizia Panico in azione duranti gli Europei di calcio femminile del 2013. Foto ANSA)