«Perplessità, sconcerto e dissenso. È il minimo che possiamo dire dopo aver ascoltato i discorsi pronunciati dal nostro Presidente del Consiglio, a nostro nome, in Israele».
È un duro atto d'accusa quello lanciato dal movimento Pax Christi. In un momento di forte tensione, a un anno dal tragico conflitto nella striscia di Gaza che ha causato più di 2.000 morti e proprio mentre a Gerusalemme riesplodono gli scontri tra esercito e manifestanti palestinesi, il movimento punta il dito contro il nostro Governo e dà un giudizio fortemente critico sulla recente visita del premier Renzi in Israele. «I commentatori», si legge in un comunicato, «non ricordano un Capo di Stato che negli ultimi anni si sia recato in Israele e Palestina senza far riferimento all'occupazione militare».
A Renzi viene rimproverato un atteggiamento politico pesantemente sbilanciato verso gli interessi dello Stato ebraico e indifferente alle sofferenze del popolo palestinese. Ad accendere la polemica è, in particolare, la presa di posizione del Premier sul boicottaggio dei prodotti israeliani, una campagna internazionale che punta a colpire economicamente le aziende ritenute più o meno direttamente collegate con l'occupazione dei territori palestinesi.
In Italia come all'estero la campagna, lanciata nel 2005 prendendo a modello il movimento contro l'apartheid sudafricano, ha suscitato reazioni contrastanti: «Chi pensa di boicottare Israele», queste le parole pronunciate da Renzi, «non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro. L'Italia sarà sempre in prima linea nel forum europeo e internazionale contro ogni forma di boicottaggio sterile e stupido».
Ben diversa la linea di Pax Christi, secondo cui il cosiddetto Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) è invece un'azione da sostenere, poiché non si tratta di vendetta, ma di uno strumento pacifico. A sostegno di questa tesi viene citato un appello dei Capi delle chiese cristiane a Gerusalemme Kairos Palestina: «Il Bds è un’azione seria per raggiungere la pace giusta e definitiva, la fine del male esistente, la liberazione sia degli oppressori che delle vittime dell’ingiustizia».
L'Italia è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele
Non è certo la prima volta che il movimento, da sempre impegnato per la pace e portatore di un pensiero controcorrente, si scaglia contro gli enormi interessi economici in gioco e l'atteggiamento contraddittorio dei nostri Governi. Già nel luglio 2014, all'inizio della guerra a Gaza, Pax Christi, insieme con le altre realtà aderenti alla Rete Disarmo, aveva chiesto all'Italia di sospendere immediatamente le esportazioni di armi verso Israele, visto che la nostra legislazione proibisce la cessioni di materiali bellici a Paesi in stato di conflitto armato o che si siano resi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
A distanza di un anno, tristemente, la situazione non sembra essere mutata: «Forse gli italiani comprenderebbero meglio il perché di questo squilibrato e astratto abbraccio allo Stato responsabile dell'attuale apartheid, se qualche media avesse rivelato che il nostro Paese è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele».
Per questo «vorremmo che il premier Renzi spiegasse in Parlamento come mai, nonostante la recente condanna da parte della Commissione Onu per possibili crimini di guerra a Gaza, l’Italia continui a inviare materiale bellico, come gli aerei M346, a Israele».