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venerdì 08 novembre 2024
 
 

Pax Christi: è l'ora della nonviolenza

28/04/2013  Sotto il segno di don Tonino Bello, il Movimento si rinnova per essere ancora di più a servizio dell’impegno per i beni comuni e per una politica che parta dai diritti sociali

Nella "bisaccia" (come hanno chiamato le tesi di lavoro) hanno messo documenti, video, iniziative, esperienze. A Roma, dal 26 al 28 aprile, circa 200 partecipanti sono arrivati per discutere del corso nuovo da dare al movimento a 50 anni dalla Pacem in terris e a 20 dalla morte di don Tonino Bello, presidente di Pax Christi dal 1985 al 1993, anno della sua scomparsa. Con il titolo È l'ora della nonviolenza!, guidati dal presdiente nazionale monsignor Giovanni Giudici e dal coordinatore don Nandino Capovilla, gli aderenti al movimento sono partiti dall'invito di monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, che li ha esortati a fare memoria «del radicamento nel Vangelo e nella Chiesa», a testimoniare la propria fede, a essere profeti. «A tutto il movimento cattolico per la pace, a ciascuno di voi l’augurio di incontrare sempre più in profondità l’amore che educa e forma al dono della propria vita. E di pace sarete davvero costruttori». All’Istituto Seraphicum, che ha accolto i congressisti, si è discusso di come «farsi carico di coloro che vivono nelle periferie esistenziali», continuando ad attingere alla Dottrina sociale della Chiesa, «di come continuare a parlare di dignità della persona umana; di carattere sacro della vita; del ruolo centrale della famiglia; dell’importanza dell’istruzione; della libertà di pensiero, di parola, di professione religiosa». Va sempre ricordato, è una delle conclusioni del congresso, che «la pace è frutto di quella giustizia che consente lo sviluppo di ogni persona e della cultura di ogni popolo». Un impegno che riguarda tutti da vicino. Di fronte a ciò che accade e all'impegno che serve per custodire il creato, costruire giustizia, abolire la guerra, non possiamo tirarci indietro. Ciascuno di noi, è stato il monito del vicepresidente Sergio Paronetto «deve porsi tre domande: se non ora, quando? Se non qui, dove? Se non io, chi? E poi rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare».

Una lavagna nera e poi la scritta chiara, in bianco e in rosso: «La scuola ripudia la guerra». Pax Christi non ci sta a una presenza sempre più capillare delle Forze Armate all'interno della scuola. Iniziative spesso presentate come orientamento scolastico e gestite direttamente dall'Esercito italiano, dalla Marina e dall'Aeronautica militare. Pax Christi, con la campagna «Scuole smilitarizzate», chiede ai docenti di formare gli studenti alla pace e alla cittadinanza attiva. «Ciò che proponiamo come futuro ai ragazzi segna non solo la loro crescita ma anche la società intera», ha detto monsignor Giovanni Giudici presentando il progetto, «per questo ci sembra particolarmente importante vigilare oggi che nelle scuole non entri questo tema bellicista. Pensiamo sia possibile, su argomenti che hanno a che fare con la violenza giovanile, far fare esperienze diverse di servizio ai più piccoli e poveri».



In concreto il movimento chiede, tra le altre cose, di non esporre manifesti pubblicitari delle Forze Armate, di non organizzare visite a caserme, poligoni di tiro, portaerei e ogni altra struttura riferibile ad attività di guerra, di intensificare i progetti di cittadinanza attiva che stimolano l'approfondimento di temi legati alla pace e alla nonviolenza.



«Vigiliamo», ha sottolineato monsignor Giudici, «sulla possibilità che nelle scuole si insegni la nonviolenza e la pace attraverso l’amore e la giustizia, anche a coloro che sono pur diversi da noi ma con i quali siamo in dialogo continuo». Per informazioni sulla campagna docenti e dirigenti scolastici possono scrivere a scuolesmilitarizzate@gmail.com

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