Guerre, dittature, violazioni dei diritti umani. Ecco perché milioni di uomini e donne fuggono dai loro Paesi di origine, come la
Siria, la Somalia, l'Eritrea. A ricordarlo è l'associazione
Pax Christi, in occasione della
Giornata mondiale del Rifugiato (20 giugno), in un appello rivolto al Governo italiano, al presidente della Commissione europea, all'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini. L'appello contiene una serie di richieste per far fronte in modo concreto all'emergenza migratoria. A partire da un punto fondamentale: se davvero si vuole fermare l'esodo disperato dei migranti verso l'Europa
è necessario smettere di vendere armi ai governanti dei Paesi dai quali i profughi scappano. Perché commerciando in armi con i Paesi in guerra non si fa che alimentare i conflitti, le violenze, la morte, le ragioni fondamentali dell'esodo.
Ecco, di seguito, il testo delle richieste avanzate da Pax Christi:
1) sospendere l'invio regolare di armi nel Medioriente e in tutti i Paesi dell'Africa dove sono in corso guerre e conflitti di ogni tipo, e adoperarsi in ogni modo per fermarne le esportazioni clandestine.
2) avviare con le Nazioni Unite un lavoro serio con lo scopo di istituire una "Polizia Internazionale" nello spirito della carta dell’ ONU e sotto la sua guida;
3) avviare la progettazione di un piano efficace per la ripresa economica dell'Africa, (sul modello del “piano Marshall”);
4) favorire l'attuazione tempestiva di iniziative diplomatiche con lo scopo di ricomporre sul sorgere le tensioni;
5) non abbandonare mai la via diplomatica, anche nelle situazioni in cui il conflitto si è protratto più a lungo;
6) riprendere in mano "Un'agenda per la pace" pubblicata nel 1992 da Boutros-Ghali e diminuire le spese militari, aumentate in questi ultimi anni in tutto il mondo.
Come Pax Christi in quanto membri non Governativi delle Nazioni Unite faremo tutte le pressioni e daremo tutta la nostra collaborazione per costruire un mondo di pace, richiamandoci anche al "Manifesto sul disarmo" presentato all'ONU nel 1982, in alcune parti ancora molto attuale.
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foto Reuters)