Sono molto dure e molto specifiche le accuse che il Comitato Onu per i diritti del fanciullo muove alla Santa Sede. Si torna a parlare, per esempio, delle Case Magdleine, in Irlanda, che fino al 1996 sono state teatro di abusi e violenze contro le ragazze che vi erano rinchiuse. O della pratica di spostare i preti pedofili di parrocchia in parrocchia o di Stato in Stato per insabbiarne i crimini “come è stato documentato da molte corti di giustizia”.
Le Osservazioni del Comitato, che giungono alla fine della 65ma sessione, spaziano, in 16 pagine, dagli abusi sessuali contro i minori all’aborto, all’omosessualità, ai figli dei sacerdoti “che hanno il diritto a essere riconosciuti e curati dai loro padri”. Su molti punti critici la Santa Sede aveva già preso da tempo posizione e contromisure. Avviando già con Benedetto XVI, la tolleranza zero. Un lavoro di pulizia e di rinnovamento che papa Francesco vuole continuare con forza con l’istituzione della Commissione per la tutela dei fanciulli. Ancora da cardinale, nella sua diocesi, papa Bergoglio aveva affrontato molto duramente i casi di abuso e oggi continua a raccomandare vigilanza e impegno per la prevenzione.
Appena il 31 gennaio scorso, incontrando i membri della Congregazione per la dottrina della fede, li aveva ammoniti a rafforzare l’impegno “nel trattare le problematiche delicate circa i cosiddetti delitti più gravi, in particolare i casi di abuso sessuale di minori da parte di chierici”. È indubbio che c’è voluto del tempo perché in Vaticano si affermasse la linea della fermezza. Alla fine si è imposta la determinazione di Ratzinger, che da Papa, tra il 2011 e il 2012 ha ridotto allo stato laicale circa 400 sacerdoti al termine dei processi canonici per pedofilia. Le direttive del Vaticano sono chiare, come ha spiegato a Ginevra, lo scorso gennaio, la delegazione guidata da monsignor Tomasi.
Il Comitato però, analizzati i Rapporti della Santa Sede chiede ancora più chiarezza soprattutto sugli anni passati. In particolare l’impegno a identificare chi ha commesso gli abusi e a rimuoverli immediatamente dai loro incarichi. Sull’aborto, invece, il Comitato ha esortato la Santa sede a rivedere le proprie posizioni quando è a rischio la salute della donna incinta. In particolare le Nazioni unite fanno riferimento al caso della condanna da parte della Chiesa contro una madre e un medico che aveva praticato l’aborto, per salvarle la vita, a una bimba di 9 anni rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.
Le Osservazioni, comunque, non incrinano il rapporto tra Santa Sede e Nazioni Unite, anzi. Il Vaticano è pronto a collaborare anche se la Santa sede si sente rammaricata per alcune considerazioni. “Alla Santa Sede rincresce”, si legge nel comunicato diffuso in sala stampa vaticana, “di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. Nonostante questo, però, “la Santa Sede reitera il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”.