Un mese fa la tempesta che ha scosso la Chiesa cattolica francese con la pubblicazione del rapporto choc della Ciase, la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica di Francia. Dall’inchiesta, che è stata presentata anche in Assemblea nazionale, è emerso che dal 1950, sono state 216 mila le vittime di violenze sessuali quando erano minorenni da parte di religiosi. Cifra che raggiunge quota 330 mila se si aggiungono le vittime di abusi commessi da operatori laici della Chiesa. Il rapporto stima intorno a 3.000 il numero di abusatori coinvolti in questi fatti negli ultimi 70 anni. Nei giorni scorsi i vescovi francesi si sono riuniti in assemblea plenaria a Lourdes e hanno preso alcune decisioni molto importanti. La prima è la richiesta rivolta a papa Francesco di inviare una equipe di “visitatori” per verificare l’operato della Chiesa in Francia in materia di protezione dei minori e, se necessario, «dare seguito» a quanto emerge dalla visita. La seconda è la decisione di prendere dalle «riserve» della Chiesa, beni immobiliari e mobiliari, e non dai fondi dei fedeli che sono per la missione, per coprire i costi dei risarcimenti alle vittime.
Sono queste le due misure più forti, non le uniche, contenute nel pacchetto delle decisioni prese e votate dalla «grande maggioranza, superiore ai due terzi» dai vescovi francesi. A presentarle in conferenza stampa sono stati il presidente e i due-vice presidenti della Conferenza episcopale, mons. Éric de Moulins-Beaufort, mons. Dominique Blanchet e mons. Olivier Leborgne. «Tutte le risoluzioni che abbiamo votato costituiscono un vasto programma di rinnovamento delle nostre pratiche di governo a livello di diocesi e a livello di Chiesa in Francia», ha detto a chiusura di plenaria mons. de Moulins-Beaufort. «Trasmetteremo al Santo Padre, dopo averle rielaborate, le raccomandazioni della Ciase che riguardano la Chiesa universale. Abbiamo deciso insieme di chiedere al Papa, poiché siamo stati nominati da lui, di venire in nostro aiuto, mandando qualcuno di sua fiducia a discutere con noi il modo in cui abbiamo trattato e trattiamo le vittime e i loro aggressori».
La plenaria di Lourdes si è svolta in un clima molto cupo per la gravità della situazione e l’enormità dello scandalo. Mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente dei vescovi ha detto chiaramente ai giornalisti: «Siamo stati obbligati a riconoscere che la nostra Chiesa è un luogo di gravi crimini, di attacchi spaventosi alla vita e all’integrità di bambini e adulti. Questo non può essere». I vescovi hanno fra l'altro deciso la creazione di un organismo nazionale incaricato dei risarcimenti «caso per caso». L'istanza sarà presieduta da una giurista, ha spiegato l'alto prelato, Marie Derain de Vaucresson, ex difensore dei bambini, che creerà una sua squadra sul modello di quella indipendente della Commissione Sauvè. Derain de Vaucresson ha spiegato al giornale La Croix che la «riparazione finanziaria farà parte della risposta» alle vittime «ma non in modo sistematico».
Per lei, «questo dipenderà davvero da ogni vittima», visto che «alcuni hanno espresso il semplice bisogno di sapere se il loro aggressore è ancora in vita, altri di incontrare una persona coinvolta nella loro situazione, il molestatore stesso o il vescovo dell'epoca». Tra le altre misure, i vescovi francesi hanno deciso di chiedere una verifica «sistematica» dei precedenti giudiziari di ogni incaricato della diocesi che lavora a contatto con i minori e di creare una “Istanza nazionale indipendente di riconoscimento e riparazione” che sarà guidata da una donna, e tra le misure particolari, figura la richiesta da parte dei vescovi che ci sia sempre e almeno una donna nel “consiglio” di ogni seminario e casa di formazione e che venga istituito un “Tribunale penale canonico nazionale” che prenderà funzione a partire dal 1° aprile 2022. Altre misure di diritto canonico, di competenza del Vaticano, saranno trasmesse a papa Francesco.
I membri della commissione Sauvè, Eric de Moulins-Beaufort e la presidente della Corref (ordini religiosi) Vèronique Margron, hanno appuntamento con il Pontefice a Roma il prossimo 9 dicembre. Sui fondi per i risarcimenti alle vittime «abbiamo deciso di prendere dalle nostre riserve di sicurezza», ha spiegato mons. Dominique Blanchet, vescovo di Créteil, «per evitare di toccare i fondi che vengono dati dai donatori e sono riservati esclusivamente alla missione. Prendere i fondi dalle riserve della Chiesa ci sembra un modo per implicarci come istituzione nella riparazione».
«Ciò che la Commissione Ciase ha descritto nel suo Rapporto non è la nostra Chiesa», ha detto ancora mons. Éric de Moulins-Beaufort, «non siamo diventati sacerdoti per prendere parte, anche nostro malgrado, ad atti omicidi. Non siamo cristiani per mantenere in vita un organismo pericoloso per gli altri. La nostra reazione come vescovi è stata dunque: questo male commesso, questo male esistente, dobbiamo assumerlo. Dobbiamo assumerlo per liberare chi ne ha sofferto e per liberarne la Chiesa perché possa essere quella di Gesù di Nazareth».
Venerdì scorso, era stata annunciata la decisione di riconoscere la «responsabilità istituzionale» della Chiesa per gli abusi commessi dai preti e «la dimensione sistemica» in cui sono avvenute queste violenze. Una decisione che è stata definita necessaria per «intraprendere un percorso di riconoscimento e riparazione. Lo abbiamo fatto», ha precisato ancora de Moulins-Beaufort, «pensando a ciascuno di quei bambini, ragazzini, bambine, adolescenti, che piangono in segreto nel profondo della loro anima e fino all’ultimo giorno della loro vita». Ed è stata proprio l’immagine in scultura di un bimbo in lacrime il simbolo che ha caratterizzato sabato il gesto penitenziale dei vescovi che in memoria e in preghiera per tutte le vittime si sono inginocchiati sul sagrato della Basilica di Lourdes. Sono seguiti a Lourdes giorni di fitto e intenso lavoro e confronto al quale si sono aggiunti fedeli laici, membri di associazioni e movimenti, persone vittime di abuso. «Ci sembra provvidenziale», ha detto mons. de Moulins-Beaufort, «la misericordia di Dio mette a nudo quella che è la nostra vergogna ma ci permette anche di essere liberati, forse un giorno guariti, indicandosi un percorso di guarigione».
Papa Francesco nell’udienza generale del 6 ottobre aveva commentato con parole durissime lo scandalo: «Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera», aveva detto Bergoglio, «e prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare, e invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti».