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lunedì 14 luglio 2025
 
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Pedofilia, il mea culpa del Papa: «Chiedo perdono»

07/07/2014  Gli abusi del clero sui bimbi, e in particolare i suicidi di chi non ha retto allo strazio, «pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza, e su quella di tutta la Chiesa», ha detto Bergoglio nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta: «La vostra presenza qui - ha detto rivolgendosi alle sei vittime di abusi - parla del miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla più profonda oscurità»

Mea culpa di papa Francesco per i preti pedofili nella messa che ha celebrato lunedì mattina con sei vittime di abusi. Jorge Mario Bergoglio ha riconosciuto le cicatrici che gli abusi sessuali lasciano «per tutta la vita» ed ha definito la pedofilia un «culto sacrilego», nonché un «peccato grave» e un «crimine».

Il Pontefice argentino, che si è poi intrattenuto con le sei vittime in incontri personali durati in tutto oltre tre ore, ha chiesto perdono anche per «i peccati di omissione» da parte dei vertici ecclesiali. «Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti – ha detto Bergoglio – e umilmente chiedo perdono. Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso. Questo, inoltre, ha recato una sofferenza ulteriore a quanti erano stati abusati e ha messo in pericolo altri minori che si trovavano in situazione di rischio».

Il Papa è partito dalla lettura del giorno (Pietro piange incrociando lo sguardo di Gesù dopo l’interrogatorio che lo porta sulla croce) per chiedere «la grazia che la Chiesa pianga e ripari per i suoi figli e figlie che hanno tradito la loro missione, che hanno abusato persone innocenti con i loro abusi. Questa è la mia angustia e dolore per il fatto che alcuni sacerdoti e vescovi hanno violato l’innocenza di minori e la loro propria vocazione sacerdotale abusandoli sessualmente. Si tratta di qualcosa di più che di atti deprecabili. È come – ha sottolineato Bergoglio – un culto sacrilego perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza. Hanno profanato la stessa immagine di Dio alla cui immagine siamo stati creati».

Gli abusi «hanno lasciato cicatrici per tutta la vita», ha detto ancora il Papa: «Molti di coloro che hanno patito questa esperienza hanno cercato compensazioni nella dipendenza. Altri hanno sperimentato seri disturbi nelle relazioni con genitori, coniugi e figli. La sofferenza delle famiglie è stata particolarmente grave dal momento che il danno provocato dall’abuso colpisce queste relazioni vitali. Alcuni hanno anche sofferto la terribile tragedia del suicidio di una persona cara. La morte di questi amati figli di Dio pesa sul cuore e sulla mia coscienza e di quella di tutta la Chiesa». Alcuni, ha detto il Papa, «si sono aggrappati alla fede, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio», ha detto il Papa. «La vostra presenza qui parla del miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla più profonda oscurità».

Il Papa ha elogiato il “coraggio” delle vittime a fare «emergere la verità» definendolo un «servizio di amore» capace di dare «luce su una terribile oscurità nella vita della Chiesa». In questo senso, più operativamente, «non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali», ha detto Bergoglio, impegnandosi a «non tollerare il danno recato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale», a richiamare la responsabilità di tutti i vescovi, a «vigilare sulla preparazione al sacerdozio» e a «disporre delle migliori politiche e procedimenti nella Chiesa universale» per la protezione dei minori.

«Ringrazio per questo incontro e, per favore, pregate per me, perché gli occhi del mio cuore – ha concluso il Papa – vedano sempre con chiarezza la strada dell’amore misericordioso e Dio mi conceda il coraggio di seguire questa strada per il bene dei minori».  Le sei vittime oggi sono tutte adulte.

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in un briefing ad hoc non ha voluto riferire i loro dettagli anagrafici a causa della voluta riservatezza dell’incontro, e si è limitato a confermare che sono tre uomini e tre donne provenienti, due a due, da Irlanda, Germania e Regno Unito, paesi «in cui esiste una struttura della Chiesa che si occupa delle vittime». I sei hanno incontrato il Papa una prima volta ieri sera, quando Jorge Mario Bergoglio è passato a salutarli dopo cena al refettorio di Casa Santa Marta, e poi, dopo messa, il Papa ha voluto intrattenersi con loro (e un accompagnatore o un traduttore) uno ad uno. Ogni colloquio è durato mezz’ora e le sei vittime sono uscite, ha riferito Lombardi, «con profonda gratitudine e commozione per la possibilità di aver un incontro così approfondito, ampio e personale con il Santo Padre».

Il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e membro del consiglio dei cardinali che coadiuvano il Papa, il cosiddetto C9, citato da Lombardi, ha sottolineato che «il fatto che erano poche le persone è stato essenziale perché l'incontro potesse essere così ampio e approfondito».

Nel pomeriggio di ieri si è riunita la commissione pontificia per la tutela dei minori, creata da papa Bergoglio a dicembre e coordinata proprio da O’Malley. Tornerà a riunirsi nel corso del mese di ottobre prossimo e per allora «si spera – ha spiegato Lombardi – che possano essere presenti anche i nuovi membri», che integreranno la commissione dove, attualmente non siedono rappresentanti di Africa e Asia.    

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