Niente più segreto pontificio e inclusione della pedopornografia tra i delitti più gravi anche quando il materiale riguarda minori sopra i 14 anni. Papa Francesco si è fatto – e ha fatto a tutta la Chiesa – un bel regalo di compleanno: un altro deciso passo in avanti nella lotta alla pedofilia. Il 17 dicembre diventano pubbliche queste due storiche decisioni del Pontefice, salutate con gratitudine dalle vittime di abusi. Tutto diventa trasparente, nella Chiesa, e l’unico segreto rimane quello della confessione. Per il resto il rescritto firmato dal segretario di Stato Pietro Parolin informa che il 4 dicembre Francesco ha stabilito, con l’Istruzione “Sulla riservatezza delle cause” che viene abolito il segreto pontificio su denunce, processi e decisioni riguardanti i delitti citati nel primo articolo del recente motu proprio "Vos estis lux mundi", ossia i casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedopornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori generali degli istituti religiosi. L’esclusione del segreto pontificio sussiste, si legge, «anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti». Resta il segreto di ufficio, che però «non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo alle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili». In pratica, spiega Giuseppe Dalla Torre, già presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. «la piena collaborazione con le autorità civili ed evitando illegittime incursioni dell’autorità civile nella sfera canonica».
Si sottolinea, ancora, che «a chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa».
Il secondo rescritto, a firma dello stesso Parolin e del prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria Ferrer, modifica, invece, alcune norme del motu proprio di Giovanni Paolo II "Sacramentorum sanctitatis tutela". Tra i delitti più gravi, riservati al giudizio della Congregazione per la dottrina della fede ricadrà anche «l’acquisizione o la detenzione o la divulgazione, a fine di libidine, di immagini pornografiche di minori di diciotto anni da parte di un chierico, in qualunque modo e con qualunque strumento». L’età delle vittime viene elevata a 18 anni e si stabilisce che il ruolo di avvocato e procuratore – finora ricoperto soltanto da un sacerdote provvisto di dottorato in diritto canonico – potrà essere svolto anche da un laico.
Le decisioni di papa Francesco sono state definite «epocali» sia dall’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede che da Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero vaticano per la Comunicazione.
Sempre nell’ambito del problema pedofilia, nella stessa giornata del 17 dicembre, papa Francesco ha accettato la rinuncia all’incarico sottopostagli dal nunzio apostolico in Francia, monsignor Luigi Ventura, arcivescovo titolare di Equilio. Il prelato, 74 anni, era stato denunciato per molestie sessuali da quattro uomini, tra i quali il responsabile delle relazioni internazionali presso il sindaco di Parigi, Mathieu de la Souchere che lo ha accusato di averlo palpeggiato durante un evento organizzato dal Comune di Parigi nello scorso gennaio.