Ha applicato il nuovo codice penale che prevede il reato di pedofilia e lo ha fatto con il massimo rigore. L’arresto dell’ex nunzio a Santo Domingo, monsignor Jozef Wesolowski, polacco, 66 anni, è stato sollecitato espressamente dal Papa, come ha confermato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, dopo la diffusione della notizie martedì sera 23 settembre. Il nunzio era stato già stato condannato a giugno dopo un processo canonico. La pena era stata la “dismissione dello stato clericale”, cioè non era più prete, e ava perso anche lo status diplomatico.
Nella mattinata del 23 settembre, l’ex nunzio è stato convocato dal Promotore di giustizia, la massima autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano, il quale gli ha notificato l’apertura di un procedimento penale, il rinvio a giudizio e la custodia cautelare, eseguita nel pomeriggio dagli agenti della Gendarmeria vaticana. Il nunzio, viste le sue condizioni di salute certificate da documento medico, è stato posto agli arresti domiciliari nel palazzo della Penitenzieria dove ha sede anche il Tribunale vaticano.
E’ la prima volta che un alto prelato viene arrestato sul territorio vaticano. Ma papa Francesco aveva promesso rigore e tolleranza zero e la decisione di arrestare l’ex nunzio significa che essa vale anche dal punti di vista giudiziario. Wesolowski era stato richiamato a Roma circa un anno fa dopo che il cardinale di Santo Domingo, Nicolás de Jesús López Rodríguez, aveva inviato in Vaticano un impressionante rapporto sul comportamento del nunzio,accusato di pedofilia dalle autorità dell’isola dei Caraibi, sulla base di inoppugnabili testimonianze. A Roma risiedeva in Vaticano, ma aveva una certa libertà di movimento. E proprio questa circostanza era stata sottolineata come negativa da molte parti, soprattutto dalle associazioni delle vittime dei pedofili. Prima dell’estate papa Francesco ha incontrato per un’intera mattina alcune vittime di preti pedofili e proprio queste avevano sottolineato il fatto che spesso dopo la condanna canonica i responsabili degli atti di pedofilia restano in libertà.
Nel mese di agosto negli Stati Uniti sono state pubblicate le testimonianze delle vittime del nunzio. Racconti raccapriccianti e spaventosi. Il nunzio adescava i bambini sulle spiagge e fuori dai locali della capitale costringendoli a rapporti sessuali in cambio di cibo e di medicine. Anche a Santo Domingo è stato aperto un fascicolo dalla Procura generale e il 2 settembre sono stati ascoltati alcuni testimoni.
Il Papa ha seguito in prima persona tutta la vicenda, sempre più impressionato dai racconti delle violenze. La nota di Padre Lombardi con la conferma dell’arresto conferma che il Papa ha sollecitato “le istituzioni che fanno capo alla Santa Sede” ad una “assunzione di piena responsabilità”. Ecco dunque l’arresto. Ma già alcuni mesi fa Lombardi parlando ai giornalisti accreditati in Vaticano aveva sottolineato la competenza penale del Vaticano sul caso, essendo l’ex-nunzio comunque cittadino vaticano. Ma anche la magistratura polacca si era interessata al caso e da Santo Domingo era stati trasmessi a Varsavia gli atti giudiziari in possesso degli inquirenti caraibici. E Lombardi non aveva escluso il fatto che anche altre magistrature competenti potessero interessarsi all’ex nunzio.
Ma papa Francesco ha deciso di accelerare. Il segnale è fortissimo. Tornando dalla Terra Santa Bergoglio nella conferenza stampa in volo aveva paragonato gli atti di pedofilia del clero ad una “messa nera”, cioè ad un atto sacrilego. Ma non si è fermato al risvolto religioso e quindi canonico della questione. Il Papa ha chiesto che con rigore ci si occupasse anche del risvolto penale visto che le nuove norme prevedono il reato anche nella legislazione vaticana e si può procedere senza querela di parte, cioè in modo automatico a differenza di quanto avviene per esempio in Italia. Ecco la ragione dell’arresto.
Ora i procedimenti a cui sarà sottoposto Wesoloswski saranno due. Ad ottobre dovrebbe esserci l’appello contro la condanna canonica, a cui l’ex nunzio ha fatto ricorso entro i termini previsti di due mesi, e il dibattimento penale. Il processo a Wesolowski sarà il secondo processo penale intentato in Vaticano in tempi recenti dopo quello all’ex maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, per il furto delle carte segrete del Papa. Papa Francesco, che lo scorso 7 luglio ha incontrato alcune vittime della pedofilia del clero a Santa Marta, ha istituito anche una Commissione d’inchiesta presieduta dal cardinale di Boston Sean O’Malley e di cui fa parte una donna irlandese, Marie Collins, abusata da bambina da un sacerdote, che si riunirà per la seconda volta in Vaticano all’inizio di ottobre, mentre sono i corso i lavori del Sinodo sulla famiglia.