Il cuore sanguina. Dal 1950 a oggi 216,000 bambini sono stati abusati da membri del clero francese. Un numero altissimo, anche se una sola vittima già sarebbe insopportabile. Una vergogna immensa. Il primo, affettuoso pensiero va alle vittime, ai loro animi sferzati, dilaniati, alle botti di lacrime amarissime ingoiate, alle loro paure di non essere credute. Il desiderio di correre e prenderle in braccio come fece Gesù nel vangelo di domenica scorsa, è immenso. « Parlate, adesso, parlate… Raccontate. Piangete… gridate… singhiozzate. Noi rimarremo a testa bassa, con gli occhi chiusi e la morte nel cuore».
Com’ è stato possibile? Eppure è accaduto. No, non si tratta del solito peccato che il Signore di certo perdonerà. Lo stupro dei bambini e delle bambine è orribile. È violenza allo stato puro. È la prepotenza del forte sul più debole. È libidine esercitata su chi non ha le armi per difendersi. È una vigliaccata. Se sempre orribile è la violenza sui minori, quando viene perpetuata tra le navate della chiesa o nel santuario della propria casa è tragicamente orribile. Siamo rimasti senza fiato. « Lasciate che i bambini vengano a me. Non glielo impedite». Domenica, a Messa, gliel’ ho fatto ripetere decine di volte ai nostri piccoli in chiesa. Rivolti verso gli adulti che sedevano alle loro spalle, gridarono: « Non impediteci di andare da Gesù». Tutti – ma in particolare i preti – dovremmo tremare nell’ascoltare queste parole. Gesù è la vita che dona vita.
E’ vero, nel ristretto gruppo dei primi Apostoli, troviamo Giuda che l’ ha tradito, Pietro che l’ ha rinnegato, Giacomo e Giovanni che agognavano i primi posti. E’ vero, il male è più che un’ingenua ipotesi, è qualcosa di terribilmente reale. Si fa toccare con mano, ti sfiora, ti ferisce, a volte ti uccide. È accasciato alla porta, non vede l’ora di entrare e prendere possesso della tua libertà, della tua dignità; dei tuoi istinti, della tua libidine, della tua sciocca bramosia di possedere, accumulare, comandare. Occorre diventare sentinelle attente, custodi implacabili, innanzitutto di noi stessi, delle anime nostre, dei nostri sentimenti, della nostra solitudine. I bambini non si toccano. Non sia detto mai abbastanza: i bambini non si toccano. Puoi abbracciarli e accarezzarli solo per accrescere la loro autostima, farli sentire amati da Dio e dagli uomini. Deve essere stato terribilmente triste e deprimente per un bambino non essere creduto quando ha raccontato a chi lo amava quel che gli era accaduto. Deve essere stato angosciante sentirsi tradito da chi avrebbe dovuto tutelare la sua innocenza e la sua vita.
Il presidente della Conferenza dei vescovi, monsignor Eric De Moulins- Beaufort ha dichiarato: « Abbiamo sentito la voce delle vittime, abbiamo conosciuto il loro numero, sono più di quanto potessimo supporre. È insopportabile. Esprimo la mia vergogna, il mio terrore, la mia determinazione ad agire. Conosco il nome di qualcuna delle vittime: in questo momento il mio desiderio è di chiedervi perdono». Ma perché mai si è arrivati a tanto? Perché non si è sradicata la mala pianta nel momento stesso in cui si veniva a conoscenza delle sue malefatte? Il motivo principale è stato certamente quello di evitare lo scandalo. Forse – dico forse - per tutelare la fede dei deboli. Per farlo, però, i vescovi rensponsabili si sono resi colpevoli di un’ ingiustizia somma. Hanno abbandonate a se stesse le vittime e le loro famiglie; hanno chiuso gli occhi sui traumi immensi causati da quei preti. Hanno permesso al carnefice di colpire ancora e ancora. Nascosto dietro l’abito che lo metteva al riparo, il prete responsabile dello scempio, si sentiva in diritto di reiterare il reato e azzannare ancora.
“Le ferite non si prescrivono” ha detto papa Francesco. Se le vittime della pedofilia nel clero francese negli ultimi 70 anni sono 216,000, i loro carnefici sono da 2,900 a 3,200. Il che vuol dire che ognuno di loro ha consumato il reato – peccato che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini, più di 50 volta. Il “malato” quindi avrebbe potuto essere bloccato prima, punito e messo nelle condizioni di non nuocere, se non fossimo rimasti prigionieri della paura dello scandalo. Se avessimo avuto a cuore innanzitutto la vita e il benessere dei bambini. E l’amore sviscerato alla Verità. Non è successo. Occorre prenderne atto. E adesso siamo qua, tutti, preti e vescovi di tutta la Chiesa cattolica a fare mea culpa. Ad attraversare insieme “ la valle dell’ombra della morte”. A scendere con Gesù nell’abisso del sepolcro nell’attesa della resurrezione. A gridare insieme: « Mai più! Mai più! Mai più!»