Il cardinale O'Malley con Mary Collins (Reuters).
"Le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno il diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura”. Lo scrive papa Francesco in una lettera inviata ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo alla vigilia della prima riunione in Vaticano della Pontificia commissione per la tutela dei minori, istituita l’anno scorso e presieduta dal cardinale di Boston, Sean O’Malley.
Bergoglio ribadisce che “non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori” e che la questione deve essere trattata come una priorità assoluta mettendo da parte ogni considerazione di prudenza, come “ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo”. Il Papa conferma la linea della tolleranza zero inaugurata da Benedetto XVI, il quale ha cambiato le norme per la lotta alla pedofilia alla Chiesa, rendendole più efficaci. E ribadisce i contenuti della circolare della Congregazione della dottrina delle fede del 2 maggio 2011, che obbliga le Conferenze episcopali a scrivere linee-guida per proteggere i minori e per contrastare gli abusi.
Bergoglio nella lettera aggiunge che le linee-guida devono essere sottoposte a “revisione periodica” e a verifiche “del loro adempimento”. Poi il Papa chiede aiuto ai vescovi locali perché aiutino la Commissione vaticana nel suo lavoro. Domani venerdì 6 febbraio si riunisce per la prima volta. L’idea di una commissione speciale era stata annunciata dal Papa nel dicembre 2013. Poi erano stati nominati sette membri e a cui l’anno scorso ne sono stati aggiunti altri otto, provenienti da tutti i continenti. Tra loro vi sono anche due vittime degli abusi. Si tratta di Mary Collins, irlandese, abusata da un sacerdote quando aveva 13 anni. L’altra vittima è Peter Saunders, inglese,che è stato abusato quando era bambino, e ha fondato la NAPAC – l’Associazione Nazionale delle persone abusate da bambini, per aiutare tutte le vittime e per sviluppare maggiori risorse nella risposta agli abusi di minori.
L’idea di una Commissione speciale era stata sollecitata alla fine di un Simposio organizzato esattamente tre anni fa dalla Pontificia università gregoriana retta dai Gesuiti, alla quale avevano partecipato 110 presidenti di Conferenze episcopali e 35 superiori generali di altrettante Congregazioni religiose. Era stato un evento straordinario, il primo Simposio internazionale sugli abusi sessuali a danno dei minori della Chiesa cattolica, organizzato per dare un contributo di idee e proposte alla linea di Benedetto XVI. Bergoglio ha ripreso le sollecitazioni di quell’incontro e così ha preso forma definitiva la Pontificia Commissione per i Minori.
Dal Simposio era nato anche il Centro per la Protezione dei Minori della Università Gregoriana a Monaco di Baviera, diocesi del cardinale Reinhard Marx, che recentemente ha spostato la sua sede a Roma. Bergoglio nella lettera ai presidenti della Conferenze episcopali precisa il compito della Commissione: raccogliere e coordinare le esperienze di tutti i continenti. E intanto rassicura le famiglie, spiegando che con tutte le iniziative messe in campo la Chiesa è “una casa sicura” e a cui possono rivolgersi con serenità e fiducia.
La commissione, come si è detto, è guidata dal cardinale di Boston, ma il regista è monsignor Robert W. Oliver, segretario della Commissione, già Promotore di Giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, che gestì la risposta della Chiesa agli abusi a Boston, con una presenza costante sui giornali e una capacità di affrontare il problema che colpì il cardinal O’Malley. Ed è stato proprio O’Malley a volerlo come suo braccio destro in questa commissione che finora è la prima iniziativa concreta scaturita dal Consiglio dei Cardinali, il famoso C8, che ne aveva chiesto l’istituzione già in una delle prime riunioni.