Sabato sera si è conclusa con una lunga diretta televisiva andata in onda in prima serata su Rai 1 la 62esima edizione dello Zecchino d’Oro. Si è trattato di un’edizione in grade stile, con Carlo Conti che per il secondo anno consecutivo ha fatto da direttore artistico e si è cimentato anche nella conduzione della puntata finale insieme ad Antonella Clerici. Due “pezzi da 90” per una manifestazione canora che non invecchia mai e nonostante i suoi 62 anni, mantiene una freschezza e una vitalità che non ha uguali.
Quest’anno la vera sorpresa sono stati i bambini protagonisti, che nella serata del sabato non solo hanno cantato, ma hanno anche creato, con le loro risposte alle domande dei due conduttori, dei momenti di inimitabile comicità. C’è chi ha raccontato che tutte le mattine si modella un incredibile ciuffo sulla testa così da diventare irresistibile e chi invece ha rivelato che nella vita di mestiere si preoccupa di “giocare” oppure “colorare”. C’è chi ha detto che da grande farà il paleontologo, scegliendo a modello Piero Angela (che tra l’altro ha inviato al suo piccolo fan un videomessaggio di buon augurio) e chi ha candidamente dichiarato che da grande sarà una superstar.
Lo Zecchino d’Oro quest’anno ha messo in scena una nuova generazione di piccoli cantanti, tutti simpatici, tutti un po' stralunati, tutti piccolissimi (la grande maggioranza era in età da scuola dell’infanzia). I piccoli solisti si sono esibiti sul palco dell’Unipol Arena di Casalecchio sul Reno, da cui Rai 1 ha ripreso la diretta, con il coinvolgimento di un grande pubblico di 8.000 persone. Sono bambini del tutto identici a quelli che giocano con i nostri figli nel parco cittadino, ma allo stesso tempo sono già allenati a macinare esperienze di messa alla prova sul palco, iscritti a corsi di canto, recitazione, danza, come hanno più volte ribadito nel corso delle interviste fatte con delicatezza da Carlo Conti e Antonella Clerici.
Quest’anno la canzone che si è classificata al primo posto è stata “Acca” cantata da Rita Longordo, un brano che celebra la lettera apparentemente più invisibile dell’alfabeto, per decantare le virtù e l’importanza di chi, pur non avendo ruoli appariscenti e non rivestendo un valore considerato prominente, si rivela però indispensabile. Che ne sarebbe dell’alfabeto e della lingua italiana se scomparisse l’Acca? E davvero potremmo fare a meno di una lettera che addirittura non viene nemmeno pronunciata? Partendo da queste due domande, gli autori del brano hanno sviluppato una canzone che è una splendida metafora di come va il mondo: nessuno potrebbe vivere la propria vita se non ci fossero tante persone, apparentemente invisibili, che pur non venendo celebrate e a volte neppure riconosciute nel proprio valore, svolgono, in realtà, ruoli insostituibili.
E mentre la televisione archivia l’edizione del 2019, il Piccolo Coro dell’Antoniano si prepara a portare in giro per l’Italia le nuove canzoni del suo repertorio in molti recital che permettono di comprendere, nella versione live, la competenza e la cura con cui le loro voci vengono educate e formate dall’abile direzione della Maestra Sabrina Simoni, che ha preso in mano con bravura e competenza la non facile eredita lasciatale dall’indimenticabile Mariele Ventre.