Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq, Pakistan. Sono questi i paesi nei quali, nel 2016, sono state eseguite più condanne a morte. Il boia, a seconda delle leggi locali, decapita, fucila, impicca, oppure esegue un’iniezione letale.
Il dato è reso noto da Amnesty International, che ha pubblicato il Rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2016. Amnesty può documentare 1.032 esecuzioni in 23 paesi, ma i dati reali sono certamente superiori. La Cina, si sa, resta il maggior esecutore mondiale, tuttavia la reale entità dell’uso della pena di morte nel paese asiatico è sconosciuto, infatti i dati sono classificati come segreto di stato. Si ritiene che in Cina le condanne eseguite siano migliaia.
Per quanto riguarda le condanne a morte, sono state 3.117, mentre nel mondo sono 18.848 le persone rinchiuse nel “braccio della morte”, la sezione del carcere in cui vengono isolati i condannati alla pena capitale.
Una buona notizia arriva dagli Stati Uniti, che per la prima volta dal 2006 non sono nella lista dei primi cinque paesi al mondo per numero di esecuzioni. Nel 2016 sono state eseguite 20 condanne a morte, il numero più basso dal 1991. Diminuisce anche il numero delle condanne a morte. Sono 32, mai così poche dal 1973. Gli stati americani che hanno eseguito condanne cinque: Alabama, Florida, Georgia, Missouri e Texas.
Dati preoccupanti, invece, arrivano da altri paesi asiatici come il Vietnam, la Malesia e le Filippine. Le Filippine del presidente Duterte, dopo aver abolito al pena di morte nel 2006, stanno cercando di reintrodurla. Anche le Maldive, minacciano di riprendere le esecuzioni dopo 60 anni.