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giovedì 10 ottobre 2024
 
 

Per essere tra "iSempreVivi"

13/07/2012  L’associazione “iSempreVivi” raccoglie una sfida difficile e urgente: favorire un'autentica esperienza di riabilitazione sociale dei malati psichiatrici.

Nata da un piccolo gruppo appassionato di “montagna”, l’associazione “iSempreVivi” raccoglie una sfida difficile e urgente. Attraverso le variegate relazioni presenti nella vita di una parrocchia milanese, cerca di favorire una autentica esperienza di riabilitazione sociale dei malati psichiatrici. Sempre in crescita, il gruppo associativo ha potenziato l’offerta dei servizi: dai laboratori ai gruppi appartamento.

La malattia psichiatrica è un mondo a sé. Parlare di disagio mentale è come parlare di una galassia composta da migliaia di pianeti e di stelle. La galassia è la diagnosi primaria come la schizofrenia, il disturbo bipolare o il borderline, mentre i pianeti e le stelle sono le modalità diverse attraverso le quali ogni persona vive la sua diagnosi psichiatrica. Da questo semplicissimo paragone si comprende come parlare di riabilitazione del disagio mentale significhi essenzialmente porre l’accento sulla “creatività” degli operatori, allo scopo di mettere in campo una pluralità di strategie in grado di aiutare la persona nel suo specifico disagio. L’idea de “iSempreVivi” è nata dall’inventiva di un gruppo di quattro persone che ha fatto della passione di andare in montagna, della ricchezza relazionale di una comunità parrocchiale e della constatazione che alcuni sintomi compulsivi variano al cambiare del contesto sociale, il suo punto di forza.

L’originalità di questo gruppetto stava anche nella sua composizione: un neo-laureato in ingegneria, un prete psicologo e due giovani psicotici. Ed è così che questo quartetto di amici, nel maggio 2004, recatosi al rifugio Zamboni (Macugnaga), matura l’idea di organizzarsi come associazione che fa della montagna un punto di aggregazione. Oggi l’associazione “iSempreVivi” è costituita da circa cinquanta persone, comprese tra i ventidue e i sessant’anni, affette da diversi disturbi psichiatrici, e da una trentina di volontari. Il suo scopo è quello di fare riabilitazione sociale attraverso la realtà parrocchiale. L’aspetto di assoluta novità consiste proprio nel rendere la comunità ecclesiale soggetto attivo della riabilitazione mettendo in campo le sue ricchezze fatte di relazioni. Spesso gli interventi riabilitativi sostenuti da alcune associazioni, pubbliche o private, pur nella validità delle competenze professionali e degli strumenti messi in gioco, pagano lo scotto di essere troppo relegati entro un contesto protetto che, invece di favorire l’integrazione sociale ne ostacola di fatto la realizzazione. Una struttura protetta, infatti, può correre il rischio di creare una socializzazione solo fittizia perché troppo controllata e da variabili eccessivamente prevedibili. L’associazione “iSempreVivi” ha preferito beneficiare della realtà parrocchiale, quale insieme di relazioni autentiche, più spontanee e variegate. Le persone affette da disagio psichico de “iSempreVivi” vivono infatti la dimensione parrocchiale, specie quella dell’oratorio, in tutti i suoi aspetti: prestano servizio al bar, al cinema e al grest estivo con i ragazzi, partecipano alle diverse riunioni di gruppo, alla Messa domenicale e si incontrano sul sagrato a chiacchierare senza difficoltà.


In che modo la realtà parrocchiale è diventata così attenta e disponibile alla malattia mentale? Attraverso una costante e precisa azione di formazione e informazione. Parallelamente alla nascita dell’associazione, avvenuta ufficialmente nel gennaio 2005, sul nostro “Informatore Parrocchiale” sono stati pubblicati diversi articoli sul disagio mentale e sulla riabilitazione psichiatrica allo scopo di scalfire i pregiudizi che avvolgono questa malattia, accanto ai dettagliati resoconti delle iniziative de “iSempreVivi”, in modo particolare delle gite in montagna. Di grande ricaduta positiva sull’immaginario collettivo sono stati i convegni che l’associazione organizza due volte l’anno con lo scopo di far cultura intorno alla malattia psichiatrica, e che hanno visto la partecipazione diretta delle persone disagiate e dei loro genitori: sentire un giovane che spiega cosa significhi per lui essere un malato mentale o ascoltare un genitore che racconta il suo dolore nel vivere insieme a un figlio con diagnosi psichiatrica, non lascia indifferenti. Sta di fatto che oggi la presenza di malati mentali all’interno della parrocchia non desta alcuna preoccupazione, né tra i genitori né tra i ragazzi che frequentano l’oratorio. Certo le cose non sono lasciate al caso o all’improvvisazione: la presenza di psicologi o volontari dell’associazione è sempre garantita.


Un altro aspetto molto importante ai fini della riabilitazione sociale, è la settimana bianca in montagna: da cinque anni “iSempreVivi” partecipano a questa iniziativa oratoriana. Circa una trentina di malati mentali condivide l’esperienza della neve, degli sci e delle ciaspole, con ragazzini della scuola elementare e media e con adolescenti e genitori. Che cosa sorprende di queste giornate? Le riunioni serali, dove l’intero gruppo eterogeneo interagisce, discute e si confronta su tematiche esistenziali e dove i ragazzi, ascoltando con attenzione i racconti di sofferenze e paure, ma anche di essenzialità e di coraggio dei cosiddetti “matti”, stemperano ogni pregiudizio.


Nel corso di questi anni il numero dei partecipanti è aumentato notevolmente e l’associazione ha dovuto strutturarsi in modo diverso. Nel 2009 si è costituita Onlus, diversificandosi in tre grossi rami.


A -  “iSempreVivi lab”. È la sezione coordinata prevalentemente da volontari che offrono il loro tempo affinché le persone disagiate trovino un valido spazio sociale, unico propulsore di riabilitazione. È necessario, infatti, che i nostri pazienti sperimentino un luogo dove allenarsi al gusto della relazione gratuita, alla fatica di elaborare un pensiero socialmente condivisibile e alla gestione delle proprie emozioni non solo all’interno di un setting terapeutico. Compito dei volontari, debitamente formati, è quello di creare una zona cuscinetto tra il momento terapeutico propriamente detto e la società, con le sue ricchezze e i suoi limiti. Gli incontri tra volontari e pazienti avvengono per lo più nei locali e negli spazi parrocchiali per non colludere con il sintomo. Ne “iSempreVivi lab” sono previsti anche momenti canonici costituiti da dieci laboratori (cucina, cucito, arte pittorica, giornalismo, letteratura, informatica, cartonaggio, giardinaggio, educazione fisica, manualità) ai quali si può accedere liberamente, e da un momento settimanale obbligatorio di terapia di gruppo condotto da psicoterapeuti e da psichiatri; quest’ultimo si conclude con un momento conviviale organizzato dai volontari. Per ogni partecipante viene redatta una scheda di valutazione sulla quale si elabora un progetto individuale e si prendono contatti con i Cps di competenza. Nella strategia de “iSempreVivi lab” assumono poi molta importanza le uscite: gite in montagna a scadenza mensile o periodi di vacanza autogestiti. Per poter accedere all’associazione occorre essere preferibilmente già in cura presso un Cps o al Dipartimento di Salute Mentale e rendersi disponibili a un paio di incontri conoscitivi.


B - “iSempreVivi Équipe”. Il numero sempre più alto di pazienti psichiatrici partecipanti all’iniziativa “lab” ha reso necessario anche interventi di psicoterapia individuale. Inoltre, la sempre maggior credibilità della proposta psicologica che l’associazione offre durante la “Scuola dei Genitori” (incontri a carattere psicopedagogico sulla genitorialità tenuti una domenica al mese) ha visto poi incrementare la richiesta sia di consulenze brevi su problematiche educative sia di interventi di psicoterapia a lungo termine. Per far fronte a tutte le domande, “iSempreVivi” ha costituito un’équipe di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri (composta da dieci unità) con l’intento di prendere in carico le diverse problematiche. Dopo un primo colloquio obbligatorio, fatto con il responsabile dell’associazione, anch’egli psicoterapeuta, la persona viene inviata a uno dei professionisti competenti. L’équipe si riunisce ogni venti giorni per un momento di supervisione sui casi presi in carico e per organizzare gli incontri mensili di supporto psicologico con i familiari dei pazienti psichiatrici.


C - “iSempreVivi casa”. In un appartamento preso in affitto e situato a pochi metri dalla parrocchia, alcuni pazienti dell’associazione (massimo cinque) si educano all’autonomia personale e sociale. Per ogni ospite è richiesta una relazione di consenso da parte dei Cps di competenza. Il modulo abitativo viene interamente gestito dagli ospiti sotto la supervisione di un’educatrice professionale e di un gruppo di volontari. Ai pazienti spetta l’onere di riordinare l’appartamento, fare la spesa, pagare le bollette, cucinare e organizzarsi la giornata. Gli ospiti, che provengono per lo più da modelli familiari invischianti, iperprotettivi o svalutanti, devono educarsi a riconquistare l’autostima e la capacità di pianificare la loro giornata. Le attività lavorative o creative che ogni ospite seguiva prima dell’ingresso in “casa” vengono mantenute, mentre i momenti vuoti sono coperti dalle attività de “iSempreVivi lab”. Ogni fine settimana si tiene un incontro di verifica e viene redatto il “giornale di bordo” riportante difficoltà, conflitti, paure, desideri e obiettivi raggiunti dalle singole persone. Una delle maggiori preoccupazioni dei genitori è: «Quando non ci saremo più, cosa faranno i nostri figli?».


Un sogno nel cassetto de “iSempreVivi” è trovare degli appartamenti per creare dei moduli abitativi permanenti dove le persone, con disagio psichico medio, potrebbero vivere (in numero di tre o quattro) sotto la discreta supervisione dell’associazione. La realtà de “iSempre- Vivi Onlus” è la risultante di un bellissimo intreccio tra competenza psicologica, volontariato e fede. La comunità parrocchiale di San Pietro in Sala pare aver preso seriamente questa sfida.

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