Non c’è bisogno di evocare il diritto internazionale per spiegare che i 47 profughi stremati della Sea-Watch, l’ultima nave civile di salvataggio di naufraghi nel Mediterraneo, alla fonda al largo di Siracusa, deve essere lasciata attraccare al porto dela città siciliana per mettere in salvo questi disgraziati: basterebbe un minimo di umanità. E’ un dovere morale, prima ancora che politico. Lo stesso dovere morale che ha spinto tre parlamentari della repubblica, Stefania, Prestigiacomo (Forza Italia) Riccardo Magi (più Europa) e Nicola Frattoianni (sinistra italiana), insieme con il sindaco di Siracusa Francesco Italia, una mediatrice culturale, un avvocato e uno psichiatra a salire a raggiungere la nave con un gommone. Una missione che restituisce la sua dimensione morale (e costituzionale) al loro mandato. I deputati hanno raccontato le condizioni drammatiche in cui versa questa povera gente, torturata nei campi di concentramento libici tra mille soprusi e privazioni, ammassati in uno stanzone sottocoperta in balia delle onde.
Eppure il ministro degli Interni Matteo Salvini si ostina a mostrare la linea dura e a tenere i porti italiani chiusi, invocando divieti inesistenti persino per i tre parlamentari e soprattutto mostrando a tutto il mondo l’immagine di un Paese che non ha nessuna pietà, nemmeno di fronte alla vita umana (ci sono 13 minori non accompagnati su quella imbarcazione), pur di alzare steccati contro chi bussa alle nostre porte per disperazione, anche se l’Italia a cavallo del Novecento e nel Dopoguerra ha vissuto i più grandi flussi di emigrazione della storia (e oggi 200 mila laureati all'anno continuano a emigrare).
“Se il ministro Salvini ha elementi che indicano che la ong ha violato le norme sul contrasto all'immigrazione clandestina, li denunci alla procura di Siracusa. Ma se anche emergessero rilievi in tal senso, non c'è alcun concorso da parte dei parlamentari, che sono saliti sulla nave solo per verificare le condizioni dei migranti", ha osservato il professor Pasquale De Sena, docente di Diritto Internazionale alla Cattolica di Milano.
La Sea-Watch è una organizzazione non governativa senza scopo di lucro che svolge attività di salvataggio nel Mediterraneo. Non è un'organizzazione di trafficanti, come la dipingono gli xenofobi italiani. Ha raccolto i naufraghi il 19 gennaio scorso, mentre nel Canale di Sicilia morivano almeno 100 esseri umani lasciati annegare dalla chiusura dell’Europa intera. Una chiusura di cui noi italiani siamo i capofila.