Si chiama Noemi. È una bellissima bambina di sei anni; ne aveva appena quattro quando, passeggiando con la mamma e con la nonna, a Napoli, venne colpita da un colpo di pistola alla schiena. In ospedale le salvarono la vita. Non morì, Noemi, ma resterà segnata per sempre nel corpo e nello spirito. Per rimanere in piedi, infatti, è costretta a vivere in una sorta di corazza che le comprime il torace. Era finita, Noemi, suo malgrado, al centro di un regolamento di conti tra bande rivali della camorra. Era il 3 maggio del 2019 quando due fratelli camorristi, Armando e Antonio Del Re, decretarono la condanna a morte di Salvatore Nurcaro, loro nemico. Volevano ammazzarlo, ovunque si trovasse, correndo qualsiasi rischio, fosse anche quello di mandare al camposanto chi si trovasse sul loro nefasto cammino. Eccoli, allora, intenti a studiare le mosse, le abitudini, gli orari del Nurcaro. Sembra di vederli, mentre si camuffano, si appostano, per portare a termine la loro missione di morte. Eccoli che, avvistata la preda, fanno fuoco. Ed è il panico. La gente, terrorizzata, come impazzita, urla, scappa, prega, si dispera.
Si getta tra le auto in sosta, dietro i cassonetti delle immondizie, si rifugia negli androni dei palazzi. Loro, i sicari, come belve inferocite, non guardano in faccia a nessuno. Sanno tutto, hanno messo in conto tutto, anche il ferimento o la morte di un innocente. “Può accadere”, dicono. I capi, addirittura, in privato, attraverso “amici” e conoscenti, sono disposti a chiedere scusa ai familiari e a pagare le spese degli eventuali funerali del malcapitato. “Può accadere”, li senti ripetere con un becero cinismo che rasenta la demenza. E succede. Successe anche quel giorno in piazza Nazionale. E la vita della piccola Noemi, cambiò all’istante. Accompagnata dai genitori, è venuta a farci visita in parrocchia il mese scorso. È diventata amica dei nostri bambini, ancora terrorizzati dalla “stesa” dell’ 8 luglio, seguita dalla scomparsa prima e dal ritrovamento del cadavere poi del giovane Antonio Natale. Armando, il sicario che colpì Noemi, per due anni, ha sempre negato le sue responsabilità. Ha tentato in tutti i modi di farla franca, gridando la sua innocenza. Condannato a 18 anni, messo alle strette, finalmente, ha confessato di essere stato proprio lui a sparare quel pomeriggio del 3 maggio di due anni fa. Per questa tardiva confessione, la sua pena è scesa da 18 a 16 anni e otto mesi. Con comprensibile sconcerto, abbiamo appreso la notizia e ingoiato l’amaro boccone.
Certo, non saranno un paio di anni in più in gattabuia a ridare a Noemi il diritto a un’infanzia rubata, a una vita normale, né a risolvere il dramma della camorra che tiene in ostaggio milioni di onesti cittadini. Noemi combatterà la sua battaglia. Gli anni che verranno, per lei e la sua famiglia, saranno tutti in salita. Intanto, mercoledì sera, ad Arzano – cittadina alle porte di Napoli - un commando armato è entrato in azione in un bar. Solito, terrificante, copione. Si spara all’impazzata. Adrenalina alle stelle. Cinque persone vengono ferite, almeno due di esse non erano camorriste. Poteva essere una strage. Solo il caso ha voluto che non ci scappasse il morto o i morti. Basta! Basta! Non si può vivere così. Non si può rischiare la vita mentre si sorseggia un caffè al bar. Questo criminale modo di fare, per noi, è autentico terrorismo. E come il terrorismo deve essere combattuto e annientato. Non si tratta si essere garantisti o giustizialisti, minimalisti o massimalisti, di destra o di sinistra, si tratta di liberare milioni di persone perbene che vivono a Napoli e dintorni dalla presenza asfissiante di gente senza cervello e senza scrupoli. Di ridare loro dignità e serenità. In questi giorni decine di associazioni, movimenti, gruppi si sono ritrovati in parrocchia per dare vita al “ Comitato di liberazione della camorra a nord di Napoli”. Sono persone di buona volontà che rischiano la vita. Lo Stato non li lasci soli, ma se ne serva per riguadagnare la fiducia dei nostri ragazzi, dei nostri bambini, dei nostri giovani. Per convincere le persone perbene, impaurite, rassegnate e stanche, a rimanere sempre di dalla parte dello Stato perchè lo Stato sta sempre dalla parte loro, dalla parte degli onesti, dalla parte dei cittadini. Maurizio Patriciello.
(nella foto in alto, l'incontro di Noemi con papa Francesco in Vaticano, il 7 giugno scorso)