Una recente veduta del Santuario della Vergine di Guadalupe (Messico). Foto Reuters. In alto e in copertina: un momento dell'assemblea della Chiesa latinoamericana. Foto Celam.
Con una Messa nella Basilica di Guadalupe a Città del Messico, ai piedi della Patrona di quelle terre affascinanti e tribolate, si è conclusa l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi. Ripartire da Aparecida, è il punto chiave. In una terra, struggente e suggestiva, sporcata dalla violenza, dove i preti non sono risparmiati dai killer della droga, in tanti sono arrivati in presenza, ma un buon numero, causa covid, ha seguito gli incontri dal web.
“Per restare fedeli bisogna uscire”. Con un invito alla missionarietà della Chiesa, dalla conferenza nel santuario di Aparecida in Brasile, il cardinal Bergoglio nel 2007 invitava i vescovi dell’America Latina ad aprirsi al mondo. Ecco perché da quel momento è possibile leggere il percorso che ha portato questa medesima idea sino a oggi.
“Non si può tornare indietro. Quello che il Santo Padre ha lanciato, del resto, è il sentimento della Chiesa”. Lo ha detto il presidente del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), monsignor Miguel Cabrejos, concludendo i lavori che hanno visto per la prima volta anche i laici presenziare attivamente all’incontro. Assieme ai 200 vescovi, 400 sacerdoti e religiosi, c’erano 400 laici: un legame con il popolo di Dio, presieduto dal vescovo di Roma, in una concezione universale e quindi cattolica, nel senso più pieno.
“La sinodalità non è uno slogan, è l’essenza della Chiesa. In parole semplici significa camminare insieme e dobbiamo imparare a farlo perché nei documenti la sinodalità è meravigliosa, ma nella pratica presenta difficoltà”, ha detto l’arcivescovo peruviano monsignor Miguel Cabrejos, presidente del Celam. Affermando: “Per vivere questa dimensione dobbiamo convertirci, cambiare il chip che abbiamo in testa, come dicono i giovani, per un chip che includa camminare insieme, convertirsi, essere attenti agli altri”.
Al termine sono scaturite molteplici sfide per la Chiesa Latinoamericana tra le quali primeggiano: Riconoscere e valorizzare il protagonismo dei giovani nella comunità ecclesiale e nella società come agenti di trasformazione. Accompagnare le vittime di ingiustizie sociali ed ecclesiali con processi di riconoscimento e riparazione. Promuovere la partecipazione attiva delle donne nei ministeri, nel governo e nel processo decisionale e di discernimento ecclesiale. Promuovere e difendere la dignità della vita e della persona umana dal concepimento alla morte naturale. Aumentare la formazione nella sinodalità per sradicare il clericalismo.
Le giornate
Invocando la protezione della Morenita, la Vergine indigena, così come si presentò in Messico Maria a Juan Diego, il papa, nel messaggio per l’apertura dell’Assemblea ecclesiale, invitava ad aprirsi al popolo di Dio. E, dopo aver accettato l’invito, monsignor Cabrejos, ha definito la conferenza, un’assemblea storica. “Invece di aver tenuto la VI conferenza generale dei vescovi, Papa Francesco ha proposto questa assemblea ecclesiale, composta da rappresentanti dell’intero Popolo di Dio”.
Monsignor Jorge Lozano, segretario generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam) ha sottolineato l’invito del papa. Le parole chiave erano ascolto, dialogo e discernimento. “In un’Assemblea, lo scambio rende più facile ‘ascoltare’ la voce di Dio fino ad ascoltare assieme a Lui il grido del popolo, e ascoltare la gente fino a respirare con essa la volontà alla quale Dio ci chiama”, scrive papa Francesco ai partecipanti.
L’altro termine era il “traboccamento”, in spagnolo, il “desborde” dello Spirito Santo: cioè “straripamento”, effusione dello Spirito. “Il discernimento comunitario – ha osservato papa Francesco – richiede molta preghiera e dialogo, per poter trovare insieme la volontà di Dio, e richiede anche di trovare percorsi di superamento che evitino che le differenze si trasformino in divisioni e polarizzazioni”.
Rodrigo Guerra, segretario della Pontificia Commissione per l'America Latina, ha spiegato che "moralismo e clericalismo sono due delle cause che più inibiscono il senso missionario e che rafforzano la nascita di piccoli gruppi, atteggiamenti settari ed ecclesiologie gnostiche all'interno della Chiesa". Da un lato, “il clericalismo è un vizio profondo che appare e riappare nei gesti, negli atteggiamenti e nei piccoli o grandi dettagli di sacerdoti e laici”. Per lo studioso messicano, Aparecida ed Evangelii Gaudium “sono come la Magna Charta dell'autentica evangelizzazione, consapevole del cambiamento dei tempi per affermare con coraggio che la fede prima del combattimento è l'annuncio di una misericordia infinita che esalta la dignità di ogni persona e apre nuove strade al ripensamento”.
Il presidente del Celam, monsignor Cabrejos, ha denunciato la rottura della comunione “nell’iniquità; nella violenza diffusa; nelle false testimonianze di leader che abbandonano il senso del servizio delle proprie responsabilità; nella crisi senza precedenti della nostra casa comune, dove i prediletti del Signore sono i più colpiti”. L’assemblea è interpellata dal dolore delle donne, “che hanno subito abusi o sistematica esclusione”, dai migranti spesso respinti.
Dalla sua realtà quotidiana del Guatemala il cardinale Alvaro Ramazzini ha parlato del problema del narcotraffico, della guerra dei cartelli. In merito all’incontro di questi giorni Ramazzini sottolinea che siamo di fronte a un'esperienza senza precedenti. Secondo il porporato guatemalteco, le radici sono nella presenza del cardinale Bergoglio ad Aparecida, dove era coordinatore del comitato di redazione. Da qui, secondo Ramazzini, è nata l’idea di tenere un'assemblea ecclesiale con la partecipazione di tutti i membri del Popolo di Dio.
Un filo rosso lega Aparecida al Tepeyac, due santuari mariani dell’America Latina, punti essenziali che papa Francesco ha invitato a osservare, ma anche a saper invocare in un mandato missionario che prende vigore dal santuario di Guadalupe e che si lega al cammino di rinnovamento sinodale, con tutto il popolo di Dio, sognato dal papa, per l’Italia e per la Chiesa universale.